Non profit

Aiuti, il primo ostacolo è l’isolamento

La priorità: soccorrere gli sfollati e creare corridoi sicuri per le ong. Molti interventi convergono su Caritas Libano. Ecco come interviene l’Italia. E il resto d’Europa

di Emanuela Citterio

Il primo ostacolo da superare è l?isolamento. In Libano la distruzione delle infrastrutture (aeroporti, strade, ponti, centrali elettriche e stazioni di carburante) rende difficile far arrivare gli aiuti alla popolazione colpita dai bombardamenti. A fare i conti con questo problema sono le organizzazioni italiane, laiche e religiose, che si sono già attivate per l?emergenza Libano. Ma preferisce parlare di «emergenza Medio Oriente» Emilio Maiandi di Avsi: «A noi interessa dare soccorso a chi è colpito dalla guerra, che sia in territorio libanese o israeliano», spiega. L?ong si sta attivando per mandare aiuti alla popolazione libanese che ha dovuto abbandonare la propria casa a causa dei bombardamenti. Ma anche in Israele, nell?area di Nazareth, fornirà generi di prima necessità ai più bisognosi in collaborazione con la Custodia di Terrasanta dei frati minori. Secondo l?Unicef sono circa 500mila gli sfollati interni in Libano: i primi interventi consistono nel soccorso agli sfollati, con il rifornimento di generi di prima necessità, di materassi e di kit per l?igiene e la sanità di base. L?intervento di molte organizzazioni italiane converge su Caritas Libano, che già prima del conflitto gestiva 38 centri sociali su tutto il territorio nazionale. «è la più grande organizzazione privata nel paese mediorientale. Sotto i bombardamenti le sedi sparse sul territorio si sono trasformate in centri di accoglienza, e hanno formato una rete di assistenza che finora ha raggiunto circa 75mila persone» racconta Silvio Tessari di Caritas italiana. «I centri sono dotati inoltre di ambulanze mobili che girano per le città per assistere i feriti». Tessari, che dall?Italia coordina gli aiuti in Medio Oriente, fa sapere che la rete internazionale delle Caritas punta a realizzare interventi di emergenza per 2,5 milioni di euro. Dalla Lombardia all?Ue Sostenere Caritas Libano è anche la via scelta dal comitato Italia Aiuta, fondato dalle quattro ong italiane Cesvi, Cosv, Intersos e Coopi (www.italiaiuta.org). Si sono inoltre attivati i canali della cooperazione decentrata: la Regione Lombardia ha annunciato un primo finanziamento di 150mila euro a favore di due interventi umanitari, uno in Libano (affidato a Cosv e Avsi) e uno in Israele (attraverso il progetto Associazione di Terra Santa ong, promosso dalla Custodia di Terra Santa). Per quanto riguarda gli aiuti dei governi, a coordinare quelli provenienti dall?Italia e dagli altri 24 paesi europei sarà il Mic, il meccanismo di protezione civile creato dalla Commissione europea, in stretta consultazione con Echo, la Direzione generale per gli aiuti umanitari dell?Ue , le Nazioni Unite e il Comitato internazionale della Croce Rossa. La priorità resta quella di rompere l?isolamento, che riguarda soprattutto il Sud del paese. «Abbiamo bisogno innanzitutto di corridoi umanitari sicuri per permettere l?invio di aiuti ai civili che sono al momento raggiungibili», afferma il rappresentante dell?Unicef in Libano, Roberto Laurenti.


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