Politica

Congo: Caritas, “il paese ad una svolta?”

A pochi giorni delle elezioni congolesi, la Caritas italiana vuole riporre l'attenzione su appuntamento decisivo per il futuro dell'Africa centrale

di Redazione

Quattro milioni di morti e, ancora oggi, 1.200 vittime al giorno, di cui la metà bambini. Numeri impressionanti che danno un?idea del dramma del Congo. Domenica 30 luglio 2006 il paese africano è chiamato alle prime elezioni libere dopo quelle del 1960, tenute in occasione dell?indipendenza dalla dominazione coloniale belga. Sono previste elezioni presidenziali e legislative che possono segnare la fine di un lungo periodo di instabilità e di guerre. In decenni di potere di Mobutu Sese Seko, mantenuto grazie all?appoggio ed alla complicità di molti governi ed imprese occidentali, il Congo è stato spogliato delle sue enormi ricchezze (oro, diamanti, coltan, rame, legname, cassiterite,?). Il popolo congolese ora vuole la pace ed il ritorno alla normalità, ma l?organizzazione delle elezioni, in un paese grande 8 volte l?Italia, con una popolazione di 52 milioni di abitanti, ha richiesto uno sforzo enorme. Nel corso del 2005 più di 25 milioni di persone si sono registrate per il voto. Il positivo andamento del referendum del 18 dicembre 2005, attraverso il quale è stata approvata la nuova costituzione, ha confermato la possibilità di realizzare anche i successivi appuntamenti elettorali. Tuttavia la chiesa congolese, che si è impegnata moltissimo in questi due anni per sensibilizzare e formare i cittadini, il 24 giugno, con un messaggio della Conferenza Episcopale, ha lanciato un allarme. Vi sono infatti ancora grandi ostacoli: ritardo nella formazione di un esercito integrato, insicurezza persistente nell?est del paese, intimidazione di cui sono stati oggetto giornalisti e politici, tentativi di interruzione del processo elettorale e soprattutto la mancanza di un dialogo positivo di concertazione nazionale. Il 20 luglio ha ribadito i timori di manipolazione e di frodi elettorali e di conseguenza ha ipotizzato la possibilità di non riconoscere la validità delle elezioni. Per scongiurare questi pericoli la chiesa congolese ha preparato 5.000 osservatori elettorali che saranno attivi in tutto il paese. La speranza è che le elezioni siano regolari, ma queste però sono solo un primo passo. Solo un governo stabile ed efficace potrà far sì che vengano raggiunti risultati tangibili per le condizioni di vita delle famiglie congolesi. Quasi la metà dei paesi che escono da una guerra vi ricadono nei 5 anni successivi e, secondo un recente studio della Banca Mondiale, è molto stretto il legame fra la ripresa di un conflitto ed il fallimento delle istituzioni statali. È dunque importante che anche dall?Italia venga sostenuta l?azione delle chiese e della società civile organizzata, particolarmente attiva in Congo, affinché il processo democratico non porti a risultati di facciata, ma a reali e duraturi cambiamenti. Caritas Italiana è presente in modo sistematico nel paese dal 1995 ed ha portato avanti, in collaborazione con le realtà ecclesiali locali, numerose microrealizzazioni e progetti di urgenza e sviluppo in ambito sociale, sanitario, di riconciliazione e tutela dei diritti, di promozione economica e di rafforzamento delle capacità locali, per oltre 2,5 milioni di Euro. Continua a sostenere progetti di emergenza e sviluppo, soprattutto nelle diocesi di Goma, Kindu e Popokabaka, ed ha aderito alla campagna promossa da Caritas Internationalis, su richiesta della chiesa congolese, che ha portato alla preparazione di un video testimonianza sulla situazione del Congo e sull?importanza di un regolare svolgimento delle elezioni. Vai sul sito della Caritas italiana


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