Famiglia

Pena di morte: nel 2005, 5494 esecuzioni

Lo denuncia il Rapporto 2006 sulla Pena di morte nel mondo redatto dall'associazione 'Nessuno tocchi Caino' e presentato oggi a Roma

di Paolo Manzo

Prosegue anche nel 2005 il trend positivo verso una diminuzione delle esecuzioni capitali e l’abolizione della pena di morte nel mondo. Sono state, infatti, 5.494 le esecuzioni praticate in 24 paesi del mondo nel 2005, contro le 5.530 del 2004. E sono 142, tra paesi e territori, che hanno deciso di abolire la pena di morte per legge o in pratica. Sono solo alcuni dei dati contenuti nel Rapporto 2006 sulla Pena di morte nel mondo redatto dall’associazione ‘Nessuno tocchi Caino’ e presentato oggi a Roma. I paesi totalmente abolizionisti sono 90, e 10 quelli che hanno abolito la pena capitale per reati ordinari; uno, la Russia, e’ impegnato ad abolirla perche’ membro del Consiglio d’Europa e intanto applica una moratoria. E ancora, 5 paesi hanno introdotto una moratoria, 37 sono i paesi abolizionisti di fatto perche’ non eseguono condanne a morte da oltre dieci anni. I paesi che ancora mantengono la pratica della pena capitale sono 54, cifra comunque in diminuzione rispetto al 2004, quando erano 60. Curato da Elisabetta Zamparutti, il rapporto, conferma quindi l’evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte in atto nel mondo da almeno dieci anni. Il volume di oltre 440 pagine, mette, comunque, in evidenza che sul terribile podio dei primi tre paesi che nel 2005 hanno compiuto piu’ esecuzioni nel mondo c’e’ la Cina con oltre 5000 condanne a morte eseguite, seguita dall’Iran con 113 dall’Arabia Saudita con 90. Il continente asiatico, con il triste primato della Cina, si e’ confermato essere l’area del mondo dove si pratica la quasi totalita’ delle esecuzioni con 5.413 condanne eseguite. Mentre l’America (insieme Nord, Centro e Sud) sarebbe un continente libero dalla pena capitale, se non fosse per gli Stati Uniti, unico paese che nel 2005 ha compiuto 60 esecuzioni. In Africa la pena di morte e’ praticamente caduta in disuso: nel 2005 infatti si sono verificate 19 esecuzioni in 4 paesi: Uganda, Libia, Sudan e Somalia. Infine,in Europa vi e’ una sola macchia nera che deturpa l’immagine del continente: la Bielorussia con 2 esecuzioni. Quest’anno, e’ stato assegnato al presidente messicano, Vicente Fox Quesada, il premio ‘Abolizionista dell’anno 2006′ promosso da Nessuno tocchi Caino quale riconoscimento alla personalita’ che piu’ di ogni altra si e’ impegnata sul fronte della moratoria delle esecuzioni capitali e dell’abolizione della pena di morte. Il 9 dicembre 2005, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della riforma costituzionale approvata dal Parlamento federale e dalla maggioranza dei parlamenti degli Stati federati, il Messico ha abolito la pena capitale anche dalla Costituzione. E’ stato il vice ministro degli Esteri messicano, la signora Maria del Refugio Gonzales Dominguez. E proprio il presidente Fox e’ autore della prefazione del rapporto, nella quale evidenzia che ”non c’e’ dubbio che la pena di morte sia la sanzione piu’ grave che si possa infliggere a un essere umano. La storia racconta del mondo in cui, dai tempi piu’ antichi, si siano invocati la legge, l’ordine, la religione o i costumi, per privare della vita una persona. Per fortuna – continua Fox- la storia ci racconta anche dei progressi in materia di diritti umani e del dibattito che si e’ avuto su questa sanzione, e che certamente contionuera’ a svilupparsi, finche’ non sara’ abolita nella totalita’ delle nazioni”. La presentazione del rapporto, che in copertina ha un’immagine di Sadam Hussein, e’ stata anche l’occasione per l’associazione che dal 1993 lotta per l’abolizione della pena di morte attraverso una moratoria delle esecuzioni, di lanciare un appello perche’ l’ex dittatore iracheno, sotto processo, non venga condannto a morte. Inviato al presidente iracheno Jalal Talabani, al premier Nuri al-Maliki, al ministro della Giustizia iracheno, al presidente del parlamento iracheno, nonche’ al presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi e al presidente della Commissione Europea Jose’ Manuel Barroso. Tra i firmatari dell’appello figurano il presidente emerito della Repubblica italiana Francesco Cossiga, il ministro per il Commercio internazionale e le politiche europee, Emma Bonino, il parlamentare europeo della Rosa nel Pugno, Marco Pannella, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Conso, lo scrittore palestinese e giornalista di Al-Jazeera, Khaled Hroub, e tanti altri. Il documento chiede alle autorita’ irachene di reintrodurre la moratoria delle esecuzioni, stabilita in Iraq dopo la caduta di Saddam, e al governo ed al Parlamento del Paese di istituire una Commissione Verita’ per assicurare, nel rispetto del diritto internazionale, l’accertamento delle responsabilita’ dei gravi crimini commessi e fornire la migiore delle opportunita’ per l’instaurazione di uno stato di diritto in Iraq. Infine l’appello chiede al governo italiano ed alla Commissione Europea di sostenere la contrarieta’ italiana ed europea alla pena di morte ed il favore all’attuazione di una moratoria delle esecuzioni. La costante diminuzione delle esecuzioni e del numero dei paesi che applicano la pena capitale, rende piu’ favorevole anche l’opposizione nei confronti della pena di morte in sede internazionale. Nessuno tocchi Caino, nel suo rapporto, evidenzia che dei 190 paesi membri delle nazioni Unite, 140 hanno rinunciato alla pratica della pena capitale. Ricordando che il 20 aprile del 2005, la Commissione di Ginevra ha approvato per la nona volta di seguito una risuluzione contro la pena di morte, il rapporto sottolinea che il numero record di cosponsor ottenuto quest’anno in Commissione testimonia che una risoluzione con gli stessi contenuti potrebbe essere approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu. Anche se un limite a tale possibilita’ e’ dato dalla posizione dell’Ue, diventata sempre piu’ dubbiosa nell’arco degli anni, ed oggi decisamente contraria approvazione in sede Onu di tale risoluzione perche’ dell’avviso che sia necessaria attendere ancora un maggior consenso internazionale.


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