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La legge? È quasi fatta

Gian Guido Folloni, primo firmatario della proposta, non ha dubbi: il volontariato è l’anima della cooperazione. E su Verona dice: «Una grande lezione per i politici»

di Paolo Giovannelli

Il senatore Gian Guido Folloni, ministro ai Rapporti con il Parlamento del governo D?Alema, è il primo firmatario, insieme all?onorevole Tino Bedin, di una proposta di legge per tutelare i volontari internazionali. A Verona, nella grande chiesa che accoglie i partecipanti all?incontro organizzato dalla Focsiv, parla senza mezzi termini: «Questa è una giornata straordinaria. Mi aspettavo di ascoltare la testimonianza forte di chi ha fatto volontariato internazionale. Ma, a mio parere, si è trattato di una giornata importantissima soprattutto perché è stata di grande stimolo per noi politici, e questa è la cosa più importante». Allora ci sarà presto una normativa che sostenga i volontari internazionali, magari nell?ambito della riforma della cooperazione italiana allo sviluppo? Sì, perché questo volontariato è alle origini della cooperazione internazionale di cui costituisce e rimarrà per sempre l?anima. Solo difendendo quest?anima, impregnata nel valore della gratuità, la cooperazione allo sviluppo potrà non diventare un mero strumento di una politica estera di potenza. Lo ribadisco: per venire incontro alle legittime aspirazioni dei volontari occorre aumentare la percentuale del Pil da destinare alla cooperazione e inserire la cooperazione a pieno titolo nella politica estera, accrescendo l?interscambio extra Ue e farlo aumentare in particolare ai nostri Paesi parteners nell?Unione. E la legge di riforma della cooperazione? Credo di poter dire con una certa sicurezza che la nuove legge quadro vedrà la luce nel 1999, anche se ritengo fermamente che l?Italia abbia immediato bisogno di anticipare la ripresa della cooperazione internazionale e dare, al tempo stesso, maggiore sicurezza ai volontari internazionali. In che modo? Mentre si attende la nuova legge di riforma della cooperazione, si devono immediatamente utilizzare gli strumenti già esistenti, come le vigente legge 49/87 e alcune procedure snellite che oggi il ministero degli Esteri è in grado di assicurare. In modo tale che riprendano i progetti e i volontari internazionali possano sentirsi realmente tutelati.


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