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Volontari, volete leggi o libertà?

L’attenzione dei giornali? «Troppe lodi, io mi preoccuperei». Il volontariato di Stato? «Non mi tenta. Voglio veri antagonisti». La legge 266 “pesa”? ...

di Gabriella Meroni

«Volontari attenti, vi vogliono troppo bene». Questo il commento a caldo della ministra Livia Turco dopo aver appreso i risultati dell?indagine di ?Vita? sui quotidiani italiani. Risultati che – confessa – non la sorprendono troppo: che il volontariato italiano in questi periodo se lo coccolano tutti, i giornali in primis, se n?era già accorta. Per questo Livia Turco, alla vigilia dell?appuntamento di Foligno, lancia l?allarme: c?è troppa enfasi, attenzione allo scaricabarile. «Se fossi nei panni dei responsabili del volontariato mi preoccuperei», ci dice la ministra. «Quando si è troppo lodati e si prendono troppe medaglie dovrebbe scattare immediatamente un senso di diffidenza: ma non sarà che questo pur giusto riconoscimento di funzioni importanti nasconde invece la voglia di scaricare quelle che spettano ad altri, cioè allo Stato? Non mi stupisco quindi dell?attenzione e della stima, ci mancherebbe altro, ma prendiamola con le pinze. Stiamo a vedere che succede». Signora ministra, i giornali coccolano il volontariato, ma anche il governo non scherza. Prima la conferenza di Firenze, adesso Foligno, il presidente D?Alema che va a tutti e due…. Ma non è che tra mass media e ministri stiamo andando verso un ?volontariato di stato?, inglobato nel sistema? «Ma non scherziamo», sbotta la ministra. «Il volontariato di stato è un concetto fuori dal mondo, non voglio nemmeno pensare che possa esistere. Potrebbe essere una tentazione, lo riconosco, ma non di questo governo, e sicuramente non del mio ministero. Anzi, sono la prima a dire che il volontariato dovrebbe recuperare la sua funzione profetica, di indirizzo della grande politica, che ha tutto da imparare della dimensione gratuita che gli è propria. Invece di un tentativo di inglobare il volontariato semmai parlerei di un desiderio della politica di imparare dalla radice della gratuità del volontariato, che è l?attenzione all?altro, al più debole. È la cultura del volontariato che le istituzioni dovrebbero assimilare, non il contrario. Io a Foligno vado in punta di piedi, per ascoltare, non certo per dirigere». Questa è una vecchia storia, il volontariato come interlocutore del governo. Ma intanto nelle scelte importanti per il Paese non è stato ancora interpellato, al tavolo della concertazione c?è sempre un posto vuoto. «Rispondo ricordando il titolo della conferenza di Foligno: il volontariato per la riforma del welfare. Io voglio un interlocutore politico, voglio indicazioni utili per affrontare la riforma del welfare, il problema delle risorse in questo Paese. Vado a Foligno perché scommetto sul volontariato, e non da oggi, quindi ho molte attese, mi aspetto molto e spero di ricevere dei suggerimenti su come orientarmi nelle prossime scelte che mi toccano. Tante volte il volontariato ha detto e ribadito di essere un soggetto politico: bene è il momento di dimostrarlo. Dimostrate che non sapete solo ?fare? (e bene) ma anche ?pensare?, magari ponendo dei problemi. Lo so, quando il volontariato pone problemi diventa ingombrante. Ma io vi dico: siate ingombranti». Qualche problema in effetti c?è. Prendiamo la legge sul volontariato, la 266. In tutta Italia si moltiplicano le lamentele delle associazioni sui centri di servizio, che si stanno rivelando delle strutture troppo rigide e burocratizzate, con burocrati ben stipendiati ma poco utili, che soffocano le associazioni. È d?accordo? «I centri di servizio sono un punto qualificante della legge, su cui ci siamo impegnati proprio per favorire il sostegno alle associazioni sul territorio. Poi è vero, i burocratismi e gli impacci purtroppo ci sono, ma francamente dobbiamo deciderci: o scegliamo di legiferare su tutto, oppure promuoviamo l?autonomia e la responsabilità. È un nodo che il volontariato deve sciogliere, sapendo che le leggi hanno un dritto – il riconoscimento – e un rovescio, il bavaglio che l?autoregolamentazione non dà. Mi sembra però che fino ad oggi i volontari abbiano continuato a chiedere leggi e regolamenti. Io, dico la verità, sarei per norme leggere, leggi-quadro di indirizzo e nulla più, e invece già mi si chiede di modificare la 266 perché il concetto di volontariato che esprime non è corretto! A me tremano le vene ai polsi all?idea di cambiare una legge così recente, ma tant?è… le anime dei volontari sono molteplici. E spesso, purtroppo, prevale quella che si lamenta di più».


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