Cultura

Congo: giornalisti in sciopero

Una ''giornata senza informazione'' e' stata indetta oggi dalle organizzazioni professionali dei giornalisti del Congo per protestare contro l'insicurezza

di Carmen Morrone

L’iniziativa cada a pochi giorni dalle elezioni legislative e presidenziali che si terranno domenica 30 luglio. Solo dieci giorni fa l’ultimo crudele episodio: l’assassinio di Bapuwa Mwamba, giornalista congolese indipendente ucciso nella sua abitazione a Kinshasa da tre uomini armati non identificati, i cui funerali si terranno oggi. ”E’ il secondo assassinio di un giornalista in otto mesi” dice alla Misna Kabeya Pindi Pasi, presidente dell’Unione nazionale della stampa del Congo (Unpc), ricordando l’omicidio del giornalista Franck Ngyke e della moglie Helene Paka nel novembre scorso, poco prima del referendum costituzionale. ”Questi crimini macchiano di sangue il processo elettorale. Protestiamo perche’ queste violenze e queste intimidazioni cessino” prosegue Pindi Pasi da Kinshasa; il giornalista e’ rientrato da poco nella capitale congolese dopo un mese di esilio forzato in seguito alle minacce di morte subite dopo aver condotto un’inchiesta a Bangui, nella Repubblica centrafricana, sui massacri perpetrati dagli allora ribelli del Movimento di liberazione del Congo (Mlc) guidato dall’attuale vice-capo di Stato e candidato alla presidenza Jean-Pierre Bemba. ”Ieri sera, dopo una manifestazione che ha coinvolto molti professionisti dei media, abbiamo inviato un memorandum al segretario generale dell’Onu Kofi Annan: la comunita’ internazionale impegnata nel processo elettorale dovra’ garantire la sicurezza di tutti durante le elezioni” aggiunge alla Misna il presidente dell’Unpc, osservando poi il paradosso del paesaggio mediatico congolese. ”Il panorama congolese – spiega – e’ uno dei piu’ diversificati e dei piu’ pluralisti in Africa, con circa 250 radio, 200 pubblicazioni, 70 canali televisivi di cui una quarantina nella sola capitale: il che testimonia un’apparente liberta’ e gran voglia di esprimersi, mentre sul terreno, i giornalisti fanno fatica a lavorare serenamente”.


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