Cara Melandri, ora la capitana è lei

Carissima Melandri, è stato un piacere vedere il suo sorriso brillare tra gli eroi della nazionale reduci dalla Germania. Giustamente ha voluto accompagnare i protagonisti di questo trionfo, coccolarseli e farli coccolare dall?immensa folla del Circo Massimo. L?avevamo già vista esultare con uno scatto da ultras allo stadio di Berlino, a fianco del compostissimo presidente Napolitano. Abbiamo capito che di calcio ci capisce e che il calcio l?appassiona: ottima premessa per una politica che da due mesi ha la responsabilità di pilotare lo sport nel nostro paese. Ma proprio di questo volevamo parlarle. Dall?11 luglio gli eroi mondiali si sono dileguati per le meritate vacanze. E a governare l?eredità di questo trionfo è rimasta lei. A lei, quindi tocca la responsabilità grande di far rendere in senso p o s i t i vo q u e s t o trionfo. Il successo di Berlino è un volano formidabile. Ma un volano verso quale direzione? Se si limiterà a incrementare lo sport business, avremo fallito tutti. Ma, ci scusi la franchezza, avrà fallito soprattutto lei. Se invece, come crediamo, questo successo sarà una formidabile motivazione a vivere e a fare sport; a rilanciarne i valori, a educare i ragazzi allo spirito di gruppo, allora avremo vinto tutti e lei per prima. Noi crediamo che lei sia la persona giusta al posto giusto. La vittoria del 1982, così bella e così felice, produsse però l?illusione dell?Italia degli anni 80. Si tradusse in inutile edonismo. Questa vittoria è difficile che produca illusioni, messi come siamo. Ma potrebbe produrre una volontà di cambiare, che è il modo più bello e compiuto di vincere. Lo sport, per come siamo fatti noi italiani, può essere il traino di questa voglia di cambiamento. Ma deve far leva su valori positivi e sulla voglia di giocare insieme. E, lei, ci perdoni l?impertinenza, potrebbe essere un?ottima ?capitana?.