Sostenibilità

Uno sciopero di troppo

E se di punto in bianco e tra il lusco e il brusco revisionassimo il santissimo diritto allo sciopero?

di Claudio Camarca

E se di punto in bianco e tra il lusco e il brusco revisionassimo il santissimo diritto allo sciopero? Se negassimo per un intero anno solare la possibilità di bloccare le strade e serrare le saracinesche. Se lo vedessimo come un sopruso. Una violenza. Una ritorsione verso una legge dello Stato di diritto. Se decidessimo una volta e per tutte di diventare europei togliendoci di dosso questa patina di levantinità, questa indolenza, questo perenne tirare a fregare che comincia a non andar più di moda. Perché una cosa bisogna dirla. Chiara e netta. Queste agitazioni, questi farmacisti e questi tassisti e questi avvocati, questo casino che paralizza un intero paese è dettato unicamente dagli interessi di pochi. Corporazioni abituate negli anni a far di conto con il proprio egoismo e con le prebende di Stato. Professionisti divenuti cartello monopolista. In grado di dettare regole e costi. Lor signori vogliono semplicemente restarsene assisi sui propri privilegi. Menandosi vanto in faccia al cittadino che non può farne a meno di prendere un taxi e acquistare l?aspirina e attendere la firma notarile sul rogito per la casa. Quindi proviamo a precettare la categoria ultras. E tentiamo, noialtri fieri di pagare le tasse, a convincerli che il bene comune ha un valore più alto rispetto all?ombelico incastonato nella panza. Proviamo con le buone a farli sentire fuori legge. E per una volta, a sentirci italiani non perché Cannavaro alza la Coppa, ma perché la patria è un?idea forte e il senso di appartenenza verso una comunità è l?unico collante che ci innalza di una spanna dal bruto che eravamo. E che non ha diritto allo sciopero.


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