Volontariato

I paesi emergenti? Danno più dei ricchi

Cooperazione. Una sorpresa nei dati sull’aiuto allo

di Redazione

Gli Aps (aiuti pubblici allo sviluppo concessi dai paesi Osce – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici hanno superato nel 2005 la storica cifra di 100 miliardi di dollari. Un volume enorme che, tuttavia, si spiega con il ruolo crescente dei paesi emergenti in termini di Aps. Da oltre un trentennio, infatti, un terzo degli aiuti internazionali proviene da questi Stati e vi sono sempre più nazioni pronte a coprire contemporaneamente il duplice ruolo sia di donatore che di beneficiario degli Aps. Il fenomeno è di tale proporzione che, nell?aprile scorso, i donatori ?tradizionali? (Usa e Ue su tutti) hanno deciso di organizzare a Mosca la prima conferenza sui donatori ?emergenti?. In realtà molti di questi donatori sono attivi da decenni sul fronte Aps. è il caso dei paesi petroliferi arabi che tra il 1975 e il 1980 finanziavano circa il 30% degli aiuti internazionali. Una cifra crollata sotto la soglia del 4% dopo i contro-shock petroliferi, ma in risalita negli ultimi anni. In Nord Africa, Egitto e Tunisia hanno messo a disposizione dei loro vicini decine di migliaia di esperti di cooperazione. Stesso discorso vale per Israele e per due potenze emergenti dell?Africa subsahariana quali Nigeria e Sudafrica. Sulla stessa scia si sono inseriti alcuni paesi dell?America latina: forte della sua produzione petrolifera, il Venezuela è da decenni un donatore regionale, mentre il Brasile dispone dal 1987 di un?agenzia nazionale di cooperazione molto attiva sia in Sud America che nelle comunità lusofone mondiali. Anche il Cile dispone di un programma di aiuti dal 1990 e stessa cosa ha fatto la Colombia, dieci anni fa. è in Asia che, tuttavia, troviamo gli attori più attivi ed ex beneficiari: la Corea del Sud, Taiwan e Singapore sono diventati dagli anni 70 protagonisti importanti della cooperazione internazionale. Emersa nello stesso periodo, la politica degli Aps della Thailandia mobilita ormai lo 0,9% del proprio Pil, una media assai superiore a quella europea. Ognuno di questi paesi ha poi messo in piedi una propria strategia di sviluppo. L?India, ad esempio, ha speso dal 1964 oltre due miliardi di dollari in aiuti regionali e la nuova ?iniziativa indiana di sviluppo? è decuplicata, attraverso l?intensificazione di prestiti a tassi d?interesse molto bassi. Si calcola che ogni anno gli indiani diano 400 milioni di dollari all?Africa e altri 200 milioni al Nepad, la nuova iniziativa di sviluppo panafricana. Da parte sua la Cina, già molto presente sul continente africano, intende rafforzare il suo ruolo geopolitico concedendo prestiti pari una valore di dieci miliardi di dollari da qui al 2009, formando oltre 30mila esperti e distribuendo farmaci anti malarici. Come spiegare il fenomeno del doppio ruolo ?beneficiario-donatore?? Queste strategie sono in primis la manifestazione di chiare ambizioni politiche ed economiche che nel contempo rivelano molto buon senso economico: gli oceani di povertà che assillano questi paesi emergenti costituiscono infatti un pericolo costante per il loro sviluppo. A dire il vero, l?entrata in scena dei donatori emergenti comporta anche alcuni rischi. Tra questi, la volontà di voler ridimensionare le politiche di buon governo richieste loro dai donatori tradizionali che condizionano gli aiuti al rispetto delle libertà civili e politiche. C?è poi il rischio che i nuovi donatori vincolino le loro politiche agli obiettivi di aziende nazionali poco sensibili agli interessi di sviluppo dei paesi poveri. Per la comunità internazionale è quindi essenziale dialogare con i donors emergenti, anche se nella coscienza occidentale gli Aps restano una prerogativa relazionale tra Nord e Sud del mondo. Ma davanti alla progressiva multipolarità del mondo, la geometria degli aiuti triangolare (Sud-Nord-Sud) è più complessa di quanto si possa immaginare.


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