Volontariato

MIM: Manifesto delle Associazioni Immigrate

Il documento verrà presentato oggi al "Tavolo delle Regioni"

di Giuseppe Lanzi

Loreto (AN) Nell?ambito della IX edizione del Meeting Internazionale sulle Migrazioni organizzato a Loreto da Missionari e Laici Scalabriniani, ASCS, Fondazione Agnelli e Fondazione ISMU, si è tenuto domenica 9 luglio il Convegno delle Associazioni degli immigrati nelle Marche curato da Alessia Giglio del MIM. Al convegno hanno preso parte: Catherine Iheme – Presidentessa Consulta Regione Marche Spagliccia T. – Anolf Ayres Marques Pinto – Brasile Marche Gigliola Capodoglio – Brasile Marche Nsima Udo-Umoren – AIMM Renan Galapon – Filippine Marche Harrach Abdelfattah – Forum immigrati di Pesaro Maura Morato – Fanon-Balint Durucatethan – Fratelli per sempre Nhely ? L?impronta Elmestan Abdellatif – Assim Marche Al termine dei lavori è stato approvato il seguente documento che verrà presentato oggi, 10 luglio, al Tavolo delle Regioni che si terrà presso la Sala Consiliare del Comune di Loreto, al quale parteciperanno i rappresentati istituzionali di 5 regioni Italiane. ?Manifesto? delle Associazioni dei Migranti della Regione Marche Nelle politiche regionali si dovrebbe perseguire l?obiettivo di una ?integrazione dignitosa? dei migranti nel tessuto culturale, civico, sociale e politico del territorio: gli stranieri, che si stanno stabilizzando, devono essere percepiti non come corpo estraneo e come un elemento provvisorio e variabile, ma come parte integrante della società locale. Una funzione particolare in questo processo di integrazione territoriale può e deve essere svolto dalle Associazioni dei migranti, che man mano si sono venute costituendo e diramando nel territorio. Le Associazioni degli immigrati hanno svolto negli scorsi anni e stanno svolgendo un?opera preziosa ed insostituibile di aggregazione degli immigrati stessi a livello etnico culturale, di aiuto ai migranti nelle situazioni di disagio abitativo, lavorativo, giuridico, di appoggio e sostegno nell?inserimento dei minori e delle loro famiglie nelle istituzioni e nel tessuto scolastico. Hanno aiutato le istituzioni locali nel loro servizio ai bisogni degli immigrati, non ultimo con apporti positivi in convegni e riunioni sui problemi dei migranti ed intervenendo anche nei gremii amministrativi locali, provinciali e regionali, contribuendo tra l?altro al miglioramento delle legislazioni e delle delibere amministrative stesse a vari livelli (ad esempio sulla Legge Regionale del 1998 e con l?introduzione dei consiglieri aggiunti già dal 1996). Da parte sua, la Regione Marche ha saputo mettere in atto strumenti legislativi che erano d?avanguardia (quali la Consulta regionale) e ancora oggi sta cercando di elaborare strumenti che siano adeguati alle nuove situazioni. Dopo gli entusiasmi iniziali, la situazione attuale dell?Associazionismo degli immigrati sembra presentare un momento di stasi e di ripensamento e sembra aver bisogno di un rilancio. Le Associazioni di immigrati che erano iscritte all?albo regionale erano 27, recentemente si sono ridotte a 13, anche perché molte Associazioni non sono riuscite ad adempiere agli obblighi giuridici, organizzativi ed amministrativi necessari. Vista l?importanza dell?Associazionismo per la crescita democratica e partecipativa degli immigrati, diventa urgente recuperare la partecipazione delle associazioni degli immigrati alla Consulta regionale, ripensando eventualmente i criteri iniziali per l?iscrizione delle Associazioni ed il loro mantenimento all?albo regionale (ad esempio le ?firme? degli iscritti), senza tuttavia favorire la creazione di associazioni fasulle. Forse si potrebbe valutare l?ipotesi di un?iscrizione all?albo provinciale. Comunque diventa importante, accanto al lavoro svolto finora dagli addetti amministrativi, dotare le Associazioni di ulteriori aiuti organizzativi ed informativi. L?Associazionismo degli immigrati ha, da parte sua, alcune responsabilità in questo deterioramento della situazione: esiste una concreta difficoltà di dialogo tra le associazioni stesse, che a volte entrano in concorrenza tra di loro (ad esempio per la spartizione degli esigui fondi che la regione mette a disposizione) e non riescono a diventare propositivi di fronte alle istanze politico amministrative anche per mancanza di coordinamento e di collegamento; il peggioramento delle situazioni dei migranti, dopo la legge Bossi-Fini e la loro precarizzazione giuridica ha, da una parte, caricato di responsabilità e di lavoro le associazioni e, dall?altra, ha portato i migranti a disertare alcune manifestazioni ed iniziative delle Associazioni, preoccupati per i loro problemi esistenziali; la vicinanza delle singole associazioni a questo o a quel movimento politico o sindacale non sembra sempre facilitare la collaborazione e la ricerca dell?effettivo vantaggio degli immigrati; la centralità dell?aspetto etnico culturale, che caratterizza le Associazioni degli immigrati, rischia di limitare la loro azione e, quindi, di impoverire l?impatto culturale e sociale nel territorio, con il pericolo di favorire la costituzioni di ghetti culturali e sociali; stanno anche nascendo associazioni, magari dello stesso gruppo etnico, che entrano in contrasto tra di loro e non favoriscono il dialogo. La legge regionale sull?immigrazione ha promosso l?istituzione della Consulta, come organo di partecipazione delle Associazioni degli immigrati alla politica regionale, che ha svolto un eccellente lavoro di raccordo con le Associazioni, elaborando delle proposte all?amministrazione regionale. Bisogna notare, tuttavia, che il carattere puramente consultivo di questo organismo a lungo andare sembra aver svuotato l?entusiasmo iniziale, peraltro già intaccato dalle difficoltà interne alla Consulta stessa: la burocrazia organizzativa, spesso incomprensibile ed ingestibile per le Associazioni, ha contribuito di fatto a ridurre il numero delle Associazioni; la mancanza di ?peso? della Consulta, ha spesso favorito un clima di litigiosità e di contrapposizione; non sempre si è prodotta una informazione sul significato della Consulta e, successivamente un collegamento costante tra Consulta ed Associazioni. La recente costituzione del ?tavolo regionale di partecipazione?, che include anche altre Associazioni ed organismi non etnici, impegnati nel campo della emigrazione, teoricamente può costituire la base per un dibattito ed un discorso più articolato ed ampio: una ?agorà? propositiva, che deve essere maggiormente utilizzata alle Associazioni e dai singoli immigrati. Per affrontare in modo organico e coerente la situazione attuale e rilanciare la politica regionale sull?immigrazione, si possono ipotizzare alcuni passaggi qualitativi. A. Da parte delle strutture amministrative e politiche locali si deve superare la fase dell?assistenzialismo, che ha caratterizzato il primo approccio al fenomeno dell?immigrazione e che, anche se in gran parte superato, rimane spesso nell?immaginario collettivo e nell?impostazione degli interventi politico-amministrativi. In effetti, lo straniero, sia a livello individuale che di gruppo veniva e spesso viene ancora oggi percepito principalmente come individuo o gruppo ?debole?, oggetto della solidarietà pubblica e, quindi, di un sistema di assistenza. Ne è derivato spesso il binomio politico-amministrativo ?immigrazione – politiche sociali?, quasi che l?immigrazione fosse sinonimo di problematiche abitative, lavorative, di devianza o, comunque, di problematiche e patologie sociali. Senza escludere che l?immigrato singolo e determinati gruppi di immigrati, soprattutto delle recenti e ricorrenti ondate migratorie, hanno bisogno di interventi di solidarietà, la popolazione immigrata stabilizzata necessita di una politica e di interventi che promuovano e codifichino una sua promozione a livello di partecipazione e di ?cittadinanza?. Sono necessarie modifiche legislative a livello regionale, provinciale e comunale, che permettano agli stranieri residenti di poter esercitare il proprio ruolo di cittadini residenti sul territorio, al di là della cittadinanza, finora univoca, legata alla nazionalità. B. Da parte dell?opinione pubblica si deve procedere ad un salto culturale nei confronti dell?immigrazione, che non viene ancora percepita come ?strutturale? per la nostra società. Nell?immaginario collettivo l?immigrato è percepito come provvisorio, come un lavoratore, che non deve diventare ?visibile?, oltre al mercato del lavoro, nella quotidianità sociale: si tratta di una mentalità largamente xenofoba, che tende all?esclusione sociale di fatto e al relegare la popolazione immigrata in una specie di limbo culturale, sociale e politico. Da qui la necessità di una politica regionale per promuovere la convivenza civile in ambito scolastico, abitativo, e sociale in generale, proprio per aiutare la popolazione ?reale? marchigiana (autoctoni ed immigrati) a superare le contrapposizioni e lo ?scontro di culture?, e ad intraprendere il cammino di una società locale interculturale e meticcia. In questo senso, possiamo segnalare alcune proposte concrete, che, pur rimanendo parziali, ci sembrano andare nell?ottica sopra esposta e, nel contempo, per valorizzare al meglio quanto già esiste, cercando strade nuove. 1) La Consulta Regionale, nella sua prossima versione legislativa, dovrebbe essere uno strumento più agile, senza un?eccessiva rappresentatività delle strutture amministrative ed istituzionali. 2) Diventa importante ripensare al recupero delle Associazioni che per vari motivi sono state depennate dall?Albo regionale, nello stesso tempo si potrebbe recuperare una rete di coordinamento delle Associazioni e la creazione di un sito regionale sull?Associazionismo degli immigrati con un servizio on-line. 3)Da una parte, si dovrebbe rivedere il sistema di finanziamento delle Associazioni degli immigrati legato unicamente ai progetti e, dall?altra, aiutare le Associazioni a diventare maggiormente capaci di accedere anche ai finanziamenti europei. Data la situazione di particolare disagio registrata presso le donne immigrate, si dovrebbe avere una particolare attenzione per stimolare la formazione di Associazioni di donne immigrate. In questo settore uno dei problemi più urgenti risulta quello delle sedi delle Associazioni: si potrebbero trovare soluzioni collegate e coordinate tra varie associazioni nei comuni e nelle città dove maggiormente è concentrata la presenza delle stesse. 4) La Regione dovrebbe potenziare una piccola struttura efficiente di appoggio alle Associazioni, al fine di aiutarle ad espletare le complessità burocratiche del rapporto tra Associazioni e realtà amministrative regionali ed anche al fine di sollecitare le Associazioni stesse a superare i limiti dell?assistenzialismo e dell?etnico sollecitando, sostenendo e implementando il processo di partecipazione culturale, sociale e politica sul territorio. 5) Per creare un atteggiamento di comprensione e di accettazione delle differenze, si dovrebbe promuovere un?azione di formazione permanente sistematica ed a vasto raggio sulle problematiche migratorie, sulle diversità culturali dei vari gruppi di immigrati, sulle dinamiche necessarie in una società interculturale. Di tale formazione permanente dovrebbero beneficiare il corpo docente nelle scuole, gli assistenti sociali, gli impiegati nelle amministrazioni, come pure le strutture associative italiane che hanno a che fare on gli immigrati della prima e seconda generazione. Questo programma di formazione permanente dovrebbe entrare nel piano regionale e coinvolgere tutti gli assessorati. 6) Si dovrebbe potenziare il collegamento tra gli enti amministrativi locali a vari livelli (comuni, province e regione) circa le disposizioni, le iniziative ed i progetti in favore degli immigrati, per superare le disinformazioni e lo scollegamento degli interventi, promuovendo un maggiore coordinamento e sollecitando sinergie e collaborazioni. 7) La presenza sul territorio di una popolazione di immigrati stabili comporta l?impegno a trovare le soluzioni politiche per promuovere la loro partecipazione come ?cittadini? residenti sul territorio. La formula del ?consigliere aggiunto?, anche se ha significato nel passato un momento importante di partecipazione, risulta superata in quanto i cittadini immigrati residenti hanno il diritto di una partecipazione diretta alla vita sociale, culturale, civica e politica nel territorio nel quale vivono e del quale sono una parte essenziale. Da qui la messa in atto degli strumenti legislativi possibili per dare, in questa fase, ai cittadini stranieri residenti il diritto di voto amministrativo. Sito ufficiale Gallerie Fotografiche Scarica la broschure del Meeting in formato pdf


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA