Non profit

Guarda com’è ricco il nuovo mutualismo

C’erano tutte le grandi realtà dell’economia sociale al convegno milanese. Richiamate da un'idea che sembrava d’altri tempi. E che invece si dimostra di sorprendente attualità

di Riccardo Bonacina

Cooperatori sociali, amministratori di banche di credito cooperativo, artigiani, piccoli agricoltori, ricercatori sociali, dirigenti di associazioni di rappresentanza, ecco il pubblico che ha affollato il Salone d?onore della Triennale di Milano lo scorso 30 giugno. A tema una parola antica: mutualismo. Una parola antica preceduta, però, nel titolo del convegno (e del numero di Communitas presentato nell?occasione), da un sostantivo femminile ?voglia?, che significa desiderio intenso, volontà di fare. «Abbiamo cercato di introdurre nel dibattito sulla modernità una parola antica: mutualismo»: ha aperto così l?incontro Aldo Bonomi, direttore di Communitas. Che ha spiegato: «Si tratta di un insieme di esperienze e pratiche che affonda le radici in tutte quella pratiche di auto-organizzazione sociale e di creazione di spazi pubblici di prossimità portate avanti da soggetti altrettanto antichi: artigiani, agricoltori, movimento cooperativo, casse rurali che nel corso del ?900 sono state marginalizzate dalla costruzione di sistemi di welfare che hanno avocato alla statualità il monopolio della socialità. Scopo di questo incontro è chiedere ad una serie di soggetti che hanno, a vario titolo e con diversa intensità, operato dentro il solco della tradizione mutualistica del cristianesimo sociale e del movimento operaio, quanto sia attuale l?inattualità del mutualismo, chiedere quanto sia necessaria all?oggi». Ragionare sulle pratiche mutualistiche, quindi, non come esercizio della memoria ma per capire che società stiamo costruendo. Motore di successo I percorsi del mutualismo, hanno sottolineato tutti i relatori, non solo sono sopravvissuti, ma, in questi anni, si sono incrementati. Lo hanno sottolineato Savino Pezzotta, Cesare Fumagalli (Confartigianato), Franco Pasquali (Coldiretti), Johnny Dotti (Cgm), Riccardo Terzi (Spi-Cgil), Raffaello Vignali (Compagnia delle opere). Alessandro Azzi, presidente di Federcasse-Bcc, ha addirittura rivendicato il mutualismo come motore di successo economico: «L?economia mutualistica non è un?invenzione lessicale, ma un modo specifico di fare impresa. Che funziona, genera valore economico e sociale, risulta efficiente e competitivo al pari di altre formule. Unire le forze, rischiare in proprio, seguire la logica dell?intrapresa invece per costruire mutui benefici, reciproci vantaggi, convenienze diffuse, sia per chi è associato nell?impresa sia per chi abita il territorio in cui quell?impresa opera… tutto questo ha rivoluzionato il nostro modo di fare banca e l?ha fatto crescere». Un quadro, quello delineato dal convegno, che ha fatto emergere come le organizzazioni di rappresentanza dei cittadini, delle imprese e dei lavoratori svolgano con efficacia il ruolo di facilitatori – se non di veri e propri risolutori – dei bisogni sia personali che di impresa. Basti pensare alle nuove mutue che nascono dentro la cooperazione sociale o al ruolo dei consorzi fidi con la loro logica di prossimità e accompagnamento nel rapporto tra imprese e banche. Per questo, è stato sottolineato, diventa determinante il ruolo dell?associazionismo, non solo per la sua peculiare capacità di mobilitare energie solidali e produrre servizi, ma come rete attiva, articolata e differenziata, che promuove diritti, organizza bisogni, eroga servizi e crea lavoro attorno al principio della condivisione delle responsabilità. Non un associazionismo supplente dello Stato e votato a un?assistenzialismo marginale quindi, bensì soggetto autonomo della rappresentanza sociale che assume responsabilità pubbliche. Vilma Mazzocco, presidente di Federsolidarietà e portavoce del Forum del terzo settore, intervenendo al convegno ha rilanciato: «Vi ringrazio perché avete messo a confronto mondi diversi che provano a mettersi insieme per proporre un modello di sviluppo. Tutti i soggetti che qui hanno preso parola non sono qui a dialogare per necessità o perché chiamati a gestire l?indigenza dello Stato sociale, ma siamo qui perché, finalmente insieme, ci stiamo interrogando su che società e su che economia vogliamo contribuire a costruire. La nostra è una proposta persino politica». E ora un?associazione Ragionare di mutualismo, quindi, per ragionare di sviluppo, di nuovo welfare e di libertà sociali. Perciò i soggetti che hanno dato vita al convegno hanno lanciato la proposta di un?associazione culturale che promuova ciò che i soggetti sociali già fanno e contribuisca a far crescere i loro pensieri e i loro progetti. Un?associazione che, attorno al mensile Communitas, promuova e renda visibili tutti quei percorsi che per fortuna ancora affollano lo spazio intermedio tra Stato e mercato. Il debutto dell?associazione sarà a settembre, ma di fatto è già nata in Triennale il 30 giugno scorso.


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