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Così i consumatori sono andati al governo

Come sono nati i provvedimenti di Bersani: mai le associazioni di categoria hanno avuto un ruolo tanto cruciale

di Redazione

Si chiama Bersani, ma il decreto anti rendite in realtà è lavoro di gruppo. Dietro la svolta varata dal governo si celano infatti le mani sapienti delle associazioni dei consumatori. «Fin dalla scorsa legislatura, quando l?Unione era all?opposizione, si è aperto un proficuo dialogo con l?attuale ministro dello Sviluppo economico», rivela Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento consumatori. «Al contrario del centrodestra, che ha sempre fatto spallucce», gli fa eco Paolo Landi, segretario generale dell?Adiconsum, «l?esponente dei Ds ha preso sul serio le nostre osservazioni». Un?inversione a 360 gradi, tanto nel merito quanto nel metodo. «Nonostante non sia stato ancora rinnovato il Consiglio nazionale dei consumatori ed utenti», osserva Miozzi, «Bersani ha già convocato le associazioni in due occasioni: il 21 giugno e il 3 luglio». Non a caso a cavallo dell?approvazione del decreto. Due summit che hanno stabilito una comunione di vedute, consolidata da anni di confronto a fari spenti. Basta, del resto, riprendere in mano il programma di governo dell?Unione per contare per 13 volte il termine ?consumatori? e per altre 6 la voce ?consumi?. Non sorprenda poi che la ricorrenza si intensifichi proprio in coincidenza con il capitolo intitolato «Fuori dalla crisi». «Si tratta di una manovra di sviluppo, che per la prima volta mette al centro il cittadino», insiste Miozzi. «Colpiscono l?organicità e la determinatezza», ribadisce Landi. Qualcuno però potrebbe temere effetti collaterali indesiderati. Per esempio, che la vendita di farmaci da banco nei supermercati possa aprire la porta a un?ondata di promozioni con conseguente impennata dei consumi. «Non accadrà niente di simile. Il provvedimento assicura la presenza dei farmacisti nei supermercati», osserva Miozzi che aggiunge: «Sarebbe comunque opportuno promuovere una campagna informativa contro l?abuso di medicinali, ma questo a prescindere dal provvedimento Bersani». Il punto di vista dei consumatori ha pesato non solo nella redazione preelettorale del piano di governo, ma anche nella stesura del decreto Bersani. Qualche esempio? «In tema di tariffe assicurative la lobby degli avvocati aveva voluto inserire un passaggio che avrebbe svuotato la riforma. Lo abbiamo fatto notare al ministro e lui ha provveduto a sanare la situazione», racconta Landi. «E siamo solo all?inizio», assicurano dal Movimento dei consumatori. In rampa di lancio stanno scaldando i motori provvedimenti anti rendita nel campo dell?energia e degli ordini professionali. Enrico Letta è l?altro referente politico a cui si appoggia l?azione delle associazioni, mai come questa volta unite in un fronte comune (Miozzi: «L?occasione è troppo grande per chiamarsi fuori»). E proprio dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio sono arrivate rassicurazioni su una riforma considerata decisiva: un disegno di legge sulla class action, «ovvero», spiega ancora Miozzi, «la possibilità per più soggetti di unirsi in un?azione legale unica. Con questo strumento contenziosi di massa, come per Parmalat e Cirio, potranno essere affrontati una sola volta con effetti positivi per tutti i cittadini interessati». Nei prossimi mesi l?asse consumatori – ministero dello Sviluppo economico si intensificherà ulteriormente. Fin dalla prossima discussione sul Dpef, il documento di programmazione economico finanziaria. Sarà quella la prima occasione per Miozzi e i suoi per aprire il dibattito su un altro cavallo di battaglia del Movimento consumatori: l?apertura alla concorrenza del settore food dei pubblici esercizi: «Bar, ristoranti, pizzerie ci fanno scontare licenze che valgono centinaia di migliaia di euro, che quindi si traducono in ricche e costose rendite di posizione».


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