Sostenibilità
Cara bologna, sei bella
Una requisitoria che smantella il mito della città. Cibo incluso
Da isola felice a «città di merda»: ormai Sarti Antonio, il protagonista di tanti romanzi di Loriano Macchiavelli, Bologna la chiama così. Da poco è tornato in libreria Cos?è accaduto alla signora perbene: la ?nobildonna decaduta?, manco a dirlo, è il capoluogo emiliano e Macchiavelli, che lo conosce come pochi, mette in guardia dagli stereotipi che lo descrivono come una città (ancora) a ?misura d?uomo?, in cui scorazzare liberi e felici.
Vita: Macchiavelli, allora cos?è successo alla ?signora perbene??
Loriano Macchiavelli: Io non so cosa sia successo, perché a dire la verità secondo me Bologna è sempre stata una città violenta, non è mai stata quell?isola felice che tutti andavano sbandierando. Ad eccezione del periodo che va dalla Liberazione agli anni 60, in cui Bologna ha avuto davvero una marcia in più grazie soprattutto al nostro sindaco Giuseppe Dozza. Poi è tornata ad essere quel che era sempre stata, una città violenta.
Vita: Cosa intende per città violenta?
Macchiavelli: Una città è violenta quando non permette ai suoi cittadini di vivere in pace. Per cause molteplici: dallo scippo per strada ai ladri di bicicletta, ai grandi trafficanti di legalità.
Vita: E per città perbene?
Macchiavelli: Dal 1945 alla fine degli anni 60 Bologna è stata davvero un?isola felice, dove c?è stata una ricostruzione straordinaria, venivano da tutto il mondo ad ammirare gli asili nido e le scuole elementari di Bologna, il tempo pieno è nato qui, l?edilizia popolare ha avuto uno sviluppo incredibile, i trasporti urbani funzionavano alla perfezione.
Vita: Cos?è che ha dato il via al declino?
Macchiavelli: È la società che va in quella direzione. Una società dove solo l?economia ha valore non può che andare lì.
Vita: Negli anni 90 l?allora arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi, tuonò dicendo che Bologna era diventata una città «sazia e disperata«. Condivide quel giudizio?
Macchiavelli: In pieno. Ma non è vero che è disperata, è solo sazia. è disperata solo se la guardi con l?ottica cattolica. Ma questi non sono disperati, questi vivono bene, eccome. Perché se uno è disperato cambia, qui invece tutto procede come prima.
Vita: Perché Bologna è impermeabile alle critiche?
Macchiavelli: In realtà adesso è il contrario, tutti la criticano, è diventato un elemento di comodo. Il vero problema è quello di una città che ha rinunciato ad avere la vita come punto di partenza della sua vita. La cosa più drammatica è che gli artefici di questa situazione non pensano che hanno figli che dovranno vivere qui: per loro il futuro non esiste.
Vita: Che cosa salva della città?
Macchiavelli: L?attività culturale è ancora straordinaria, peraltro ignorata dall?assessorato alla Cultura. La città ha teatri di avanguardia, ha un?attività letteraria fittissima, ha la musica, il fumetto.
Vita: Che itinerario proporrebbe?
Macchiavelli: La Bologna ?sotterranea?. Innanzitutto il ghetto ebraico, sotto le due torri. E poi il complesso delle sette chiese di Santo Stefano, da guardare con occhi socchiusi, per guardare e godere. Il quartiere universitario è tutto da visitare, per non parlare di San Luca: bisognerebbe fare una passeggiata da via Farini e arrivare fino a San Luca, percorrendo chilometri e chilometri sotto i portici.
Vita: Dove mangiare e dormire?
Macchiavelli: Mangiare da nessuna parte. Mi sposterei verso la provincia di Modena, a Guiglia, per esempio al ristorante La Lanterna. Per dormire, purché si abbiano i soldi, suggerirei l?Hotel Roma.
Vita: Per ritrovare la Bologna che oggi non c?è, da dove ripartirebbe?
Macchiavelli: Dai colli, sono la protezione e il completamento di questa città. Io vi ho abitato per molti anni e ogni mattina che mi alzavo e dalla finestra di casa vedevo la vallata e il fiume Ravone, era una gioia, una bellezza. Francesco Maggio
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