Mondo

Il saccheggio di menem

Film. Un documentario di Solanas sulla crisi dell’Argentina

di Maurizio Regosa

Sono drammatiche e forti le immagini con cui Fernando Solanas dà avvio a questo suo Diario del saccheggio, documentario che fa parte di una più ampia trilogia sul pesantissimo crollo economico che travolse l?Argentina nel 2001. Mostrano, da una parte, una popolazione disperata, sfiduciata, duramente combattuta e oppressa dalla polizia. Dall?altra mettono in scena i rituali del potere che si arrocca e tenta di difendere la posizione pur conoscendo le proprie colpe.
Uno schema classico, direte, e a ragione. Direi però di più: un autentico paradigma che può servire ad alimentare qualche dubbio nei cultori del liberismo a tutti i costi, nei riformatori dell?ultima ora, nei faciloni della politica. Personaggi ambigui di cui evidentemente non è pieno solo il nostro paese, dato che nella sua meritoria opera di ricostruzione storica Solanas con intelligenza parte da molto lontano. Dalle scelte della seconda parte del secolo scorso alle più recenti privatizzazioni che hanno consentito a gruppi di politici, funzionari e multinazionali di arricchirsi incassando tangenti o comperando a prezzi più che stracciati l?ingente patrimonio statale.
Avvalendosi di materiali d?archivio, riannodando i fili della memoria, Solanas (che a suo tempo è stato gambizzato da ignoti a causa delle posizioni critiche assunte nei confronti della svendita della compagnia petrolifera, poi realizzata) svela intrecci impressionanti e connivenze mafiose. Corruzione, avidità, disinteresse nei confronti del bene comune: sono gli ingredienti velenosi che hanno portato l?Argentina sull?orlo del baratro.
Quel che più colpisce però è la compatta scelleratezza (accompagnata da sfacciata improntitudine) dei presidenti che si sono succeduti. Tutti impegnati a dare spiegazioni ipocrite e menzognere a operazioni speculative che hanno impoverito la nazione in maniera sistematica e continuata. Tutti impegnati a chiamare in un modo cose che avrebbero dovuto essere chiamate in un altro. Che sia questo uno dei più classici strumenti del populismo? Menem poi in questo è stato davvero un maestro: sorriso a 40 denti, gambe corte, petto asciutto fasciato dal doppiopetto rilasciava interviste a giornaliste compiaciute e compiacenti, facendo affermazioni rassicuranti e chiamando il popolo ad appoggiare le sue riforme. Poco prima magari aveva firmato l?ennesimo atto di favoritismo?
Vi ricorda qualcuno? Sarà forse per queste rassomiglianze che Diario del saccheggio è poco visibile (a Roma è proiettato in una sola sala) e ha ricevuto una minima attenzione dai giornali? Chissà…

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