Cultura

Malato mentale o paroliere?

Riabilitazione. La ricetta del Pasquariello / 25 testi scritti dai disagiati psichiatrici del centro romano sono finiti in un sorprendente cd. «Lo sviluppo della creatività è uno strumento indispensab

di Redazione

Catturare l?attenzione dell?opinione pubblica e trasmettere un nuova immagine del malato mentale. La sfida di Fabio Massimo Candidi e degli operatori del centro diurno Pasquariello parte da qui, dal superamento del semplice aspetto del disagio per puntare sullo sviluppo della creatività e del talento dell?individuo. In poche parole sulla normalità. Un traguardo per ora raggiunto grazie alla pubblicazione di un disco, ?ma non c?è nessun biondo, che ha visto la partecipazione entusiastica di diverse star dello spettacolo, disposte a lavorare e mettere in musica i diversi testi scritti dai 25 utenti del centro. «È nato tutto come un gioco, che per noi però dura da 11 anni», dice Candidi, responsabile del centro Pasquariello e coordinatore di tutti i centri diurni del Lazio. «Con l?aiuto di una cooperativa stiamo da tempo lavorando su laboratori di scrittura, impaginazione e grafica, finalizzati alla creazione di una rivista. Un progetto che vede il coinvolgimento totale di tutti i nostri utenti, ognuno spinto a scrivere e a mettere su carta pensieri e immagini. Con il tempo ci siamo accorti che molti dei testi che uscivano dai laboratori avevano un forte valore artistico e allora abbiamo provato a presentarli ad attori e musicisti professionisti. Questo è stato il risultato». Un piccolo successo frutto di un modo nuovo di concepire l?intervento. «Ho sempre pensato che la riabilitazione lavorativa dell?individuo da sola non bastasse, se non accompagnata dallo sviluppo della creatività e del contatto diretto con l?esterno», continua. «Per questo mi sono impegnato perché si comunicassero al grande pubblico le cose che facciamo nella nostra struttura». Una strategia comunicativa che è stata l?occasione anche per sensibilizzare sulla difficile situazione attuale dei centri diurni, ancora oggi poco considerati dalle Asl. «Con queste iniziative abbiamo cercato di far capire quale è il valore aggiunto della nostra attività», spiega Candidi. «Il problema vero è che le nostre strutture non sono viste di buon occhio perché non assicurano quella copertura totale, 24 ore su 24, che chiedono le famiglie. Per fortuna a Roma il Comune, con l?assessorato alle Politiche sociali e Promozione della salute, ha sempre svolto un ruolo fondamentale appoggiando economicamente molti progetti delle 24 strutture sparse per il territorio». Così la soluzione per svincolarsi dai soli aiuti pubblici è di nuovo il lavoro in rete. «Sto lavorando a un progetto di collaborazione tra tutti i centri diurni del Lazio», continua. «Si potrebbero programmare insieme i diversi interventi, scambiandosi esperienze e buone pratiche. Ma soprattutto vorrei che, con il coinvolgimento di tutte le strutture, si creasse un grande evento mediatico per portare finalmente all?attenzione di tutti quello che sta cambiando nel modo di affrontare il disagio mentale».

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