Famiglia
Unicef/Caritas fotografano i minori stranieri
Al convegno "Uscire dall'invisibilità. La condizione di bambini e adolescenti di origine straniera"
“Aprire una seconda fase dell’impegno comune UNICEF Italia-Caritas Italiana a favore dell’infanzia straniera in Italia, una seconda fase più legata al territorio, aperta ai soggetti istituzionali e non attivi in questo ambito”, è la dichiarazione comune lanciata oggi nell’ambito del convegno ?Uscire dall’invisibilità. La condizione dei bambini e degli adolescenti di origine straniera” dal Presidente dell’UNICEF Italia, Antonio Sclavi, e il Direttore della Caritas Italiana, Vittorio Nozza.
“L’impegno comune tra UNICEF Italia e Caritas Italiana è scaturito dalla constatazione dell’invisibilità che, troppo spesso, avvolge i bambini e gli adolescenti di origine straniera che vivono nel nostro Paese”, prosegue la nota. “Un’invisibilità nei dati e nelle analisi che non riescono ancora a fornire una panoramica globale di come vivono questi bambini e questi ragazzi, di quanto i loro diritti siano rispettati nei diversi ambiti nei quali vivono, famiglie, scuole, servizi sociali, istituti. E’ necessario favorire occasioni di scambio e crescita comune a tutti gli operatori, affinché i diritti sanciti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia vengano attuati per tutti i bambini e gli adolescenti che vivono nel nostro paese?.
?E’ necessario promuovere maggiormente i diritti di questi bambini e adolescenti, superando così, ogni forma di discriminazione – hanno ricordato Sclavi e Nozza – Per questo ci è sembrato importante partire proprio dalle buone pratiche per sviluppare politiche complessive per e con i bambini e gli adolescenti di origine straniera, politiche che non siano più attuate ‘a macchia di leopardo’, ma che anche nella loro realizzazione territoriale riescano a rispettare il principio di non discriminazione che dovrebbe guidare ogni nostro impegno a favore dei bambini e degli adolescenti?.
Nel pomeriggio sono stati organizzati dei gruppi di lavoro, per promuovere lo scambio di buone pratiche e di conoscenze sul tema tra istituzioni e terzo settore. Partendo dai principali ambiti di approfondimento che il Rapporto Caritas-UNICEF propone (famiglia, scuola, salute, devianza), durante il convegno sono stati analizzate le principali problematiche relative all’integrazione dei minori immigrati. Ciò è stato possibile grazie agli interventi di esperti nei vari settori e di rappresentanti di enti locali e associazioni che a vario titolo, conoscono e lavorano con la realtà dell’infanzia e dell’adolescenza straniera.
Il convegno di Roma è il primo di tre a carattere interregionale; dopo Roma (per l’area del centro Italia: Abruzzo, Campania, Lazio, Marche, Toscana, Sardegna, Umbria), verranno organizzati altri due Convegni, a Modena (nel prossimo autunno, per l’area del Nord: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta) e nel Sud (per Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sicilia).
Secondo la stima del Dossier Statistico Immigrazione della Caritas/Migrantes, i minori stranieri presenti in Italia all’inizio del 2005 sono 491.000. Tra questi, si stimano 29.000 nuovi ingressi di minori per motivi familiari e altri 48.000 bambini stranieri nuovi nati in Italia.
I minori stranieri rappresentano il 17,6% della popolazione straniera complessiva.
Salute
I tassi di natimortalità (nati morti) e di mortalità neonatale precoce (immediatamente dopo il parto) sono risultati più elevati tra i figli degli extracomunitari: 3,7 nati morti per 1000 nati rispetto a 2,7 tra i neonati da genitori italiani e 7,9 bambini morti nella prima settimana di vita per 1000 nati vivi tra i neonati extracomunitari e 1,9 tra gli italiani.
Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, i bambini stranieri non frequentano in modo soddisfacente il pediatra di libera scelta. Secondo i dati Ismu (Istituto per gli Studi sulla Multietnicità di Milano), solo il 41% degli immigrati regolari con figli al seguito si rivolge al pediatra di base. Nel caso degli immigrati irregolari la percentuale di fruizione si abbassa all’1,1% nel caso dei padri e al 9,7% nel caso delle madri intervistate (il valore medio di fruizione per ambo i sessi è pari a 5,6%).
A questo riguardo, i bambini stranieri pagano le abitudini culturali dei genitori: molti immigrati sono abituati a rivolgersi ai servizi sanitari solo in caso di emergenza e non conoscono il concetto di prevenzione sanitaria.
Accudimento
Per molte famiglie straniere, i problemi di accudimento nella fascia di età 0-3 anni, difficili da superare per gli stessi italiani, sono spesso insormontabili. Molti immigrati vivono in quartieri periferici, privi di servizi educativi, e non disponendo di un mezzo di trasporto hanno difficoltà ad accompagnare i bambini. Anche dopo i tre anni, non tutte le famiglie straniere riescono a mandare i bambini alla Scuola Materna: i bambini stranieri iscritti alle scuole di’infanzia statali per l’anno scolastico 2001-2002 sono stati 36.823, cifra inferiore di circa 5.900 unità a quella stimata per i possibili fruitori di tale servizio.
Devianza
Nel 2002, sono stati denunciati alla Giustizia Penale Minorile 10.009 minorenni stranieri, pari al 24,6% di tutti i minorenni denunciati. La componente straniera, dopo un paio d’anni di diminuzione, appare di nuovo in aumento: erano il 22% nel 2001 ed il 23% nel 2000.
Al 15 aprile 2005, sono risultati 5.573 i minori stranieri non accompagnati nel nostro Paese, con una diminuzione del 28,7% rispetto al 2001. La regione con il numero più elevato di minori non accompagnati è la Lombardia (1347, pari al 24,2% del totale), seguita dal Lazio (913, 16,4%) e dal Friuli-Venezia Giulia (593, 10,6%). L’80,6% dei minori non accompagnati è di sesso maschile. Secondo un’opinione comune degli operatori del settore, i dati pubblici sottostimano notevolmente l’entità del fenomeno.
Scuola
Nell’anno scolastico 2004/2005, gli alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole del Paese erano 361.576, il 4% della popolazione scolastica complessiva. Erano il 20% in più rispetto all’anno precedente e provenivano da 187 Paesi diversi, praticamente tutto il mondo.
Quasi un alunno straniero su tre arriva dai Paesi dell’Est. Al primo posto l’Albania (60.364 alunni, 16,7%), seguita dal Marocco (52.191, 14,4%), dalla Romania (41.695, 11,5%), dalla Cina (18.683, 5,2%). Molto rilevante l’aumento dei bambini provenienti dalla Romania: nel giro di un anno, le presenze dalla Romania sono aumentate del 51%.
Famiglia
Sono 42.577 le famiglie straniere con un solo genitore, pari al 9,7% di tutti i nuclei familiari stranieri. Le famiglie monogenitoriali straniere sono particolarmente presenti nel centro Italia (11% di tutte le famiglie straniere) e nel nord-ovest (9,8%). L’incidenza più bassa si ha nelle isole, con l’8,5%. La comunità straniera con il numero più elevato di famiglie monogenitoriali è quella del Marocco (4.079), seguita da Albania (3.959) e Romania (2.197) (dati censimento 2001).
Il tasso di natalità degli immigrati è circa il doppio del dato medio della popolazione italiana. Nel 2004, si sono registrate 48.384 nuove nascite da entrambi i genitori stranieri, con un’incidenza sul totale delle nascite dell’8,6%.
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