Famiglia

Armi: al via la conferenza Onu

Fino al 7 luglio la seconda fase della Conferenza Onu sul commercio delle armi leggere. Al centro l'approvazione di un trattato che impegnerebbe i paesi a controllare il commercio d'armi

di Riccardo Bagnato

Italia saldamente ancorata al settimo posto nella classifica dei paesi che spendono di più in armi. A dirlo è il Sipri, l’Istituto di ricerca sulla pace di Stoccolma che ha presentato il 12 giugno scorso l’annuale relazione sulle spese militari. Rapporto che però cade in un momento particolarmente delicato. In questi giorni, infatti, e precisamente dal 26 giugno al 7 luglio, si sta tenendo a New-York la seconda fase della Conferenza della Nazioni Unite sul commercio delle armi leggere. Al centro del dibattito, proprio l’adozione di un Trattato (Att – Arms Trade Treaty) secondo il quale gli Stati membri si impegnerebbero a costituire un registro internazionale delle armi prodotte e vendute. Undici scarni articoletti capaci di deflagrare da un momento all’altro nelle mani dello stesso portavoce Kofi Annan, sponsor ufficiale della Conferenza, che dovrà vedersela con l’Assemblea generale, ma ancor più con il Consiglio di sicurezza dove siedono i maggiori produttori di armi al mondo. Situazione incandescente, quindi, e pronostici al ribasso. Controlarms, la campagna promossa da Amnesty International, Oxfam e Iansa in favore dell’Att, ha portato a New York l’adesione di oltre 50 governi e di un milione di cittadini, «ma il Trattato», fanno sapere da Iansa, «non è l’unica carta che la società civile ha lanciato sul tavolo della Conferenza». E precisano: «Sarebbe già un successo se nel documento finale ci fosse un richiamo esplicito alla regolamentazione del mercato mondiale delle armi. Ciò infatti ci permetterebbe di presentarci più forti alla riunione del Dipartimento delle Nazioni Unite sul disarmo prevista a ottobre». Dello stesso parere Siemon T. Wezeman, fra gli autori del Rapporto Sipri 2006 e responsabile del Sipri Arms Transfers Project, il più grande database al mondo sui trasferimenti di armi convenzionali dal 1950 al 2005. Vita: Nessuna speranza concreta per il Trattato? Siemon T. Wezeman: Non direi così, solo non porrei molte speranze sulla possibilità che il Trattato possa essere accettato in occasione di questa Conferenza. Vita: E perché? Wezeman: Troppi gli interessi in gioco. Siamo solo all’inizio di una lunga battaglia per la costruzione di un sistema di monitoraggio mondiale del mercato delle armi. La Conferenza delle Nazioni Unite sarà l’occasione per testare se e come poter andare avanti. Non dimentichiamoci che si tratta di un appuntamento previsto dal Piano d’azione deciso nella prima fase della Conferenza sulle armi leggere del 2001. E poi, il problema principale è che se anche venisse accettato il documento così com’è, fosse anche ratificato da un buon numero di governi, bisognerebbe capire però chi decide quando una vendita di armi viola una norma sancita dal Trattato. Quale organismo può dare una corretta interpretazione del documento, per esempio, e bloccare o sanzionare chi non lo rispetta? Vita: L’Onu? Wezeman: In teoria. Ma in pratica, per come funzionano le Nazioni Unite, ci sarebbe sempre un governo che si può opporre. […]

  • L’articolo completo online per i soli abbonati e su VITA Magazine in edicola fino a giovedì Inoltre su Vita.it: … E per saperne di più

  • Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
    fondamentale per supportare il lavoro di VITA