Welfare

La lobby del samaritano

La cooperativa sociale Don Luigi di Liegro si occupa di facilitare l’ammissione alle misure alternative di quei detenuti che ne hanno diritto

di Redazione

ell?ottobre del 1997, don Luigi Di Liegro, direttore della Caritas romana, nel letto dell?ospedale San Raffaele della capitale, a pochi giorni dalla morte, chiamò a sé il suo braccio destro Benito Ciucci e gli consegnò un breve appunto scritto di suo pugno: «La cooperativa si ispira, seppur laicamente, all?antica storia del buon Samaritano, definito da Paolo VI il ?paradigma del cristianesimo?, ma anche di ogni società che intende porre al centro del suo progresso l?essere umano, soprattutto il povero, consapevoli che la città, il suo habitat di vita, sarà di tutti solo se si impegna ad essere città visibile degli esclusi». Queste parole negli ultimi nove anni sono state la stella cometa dell?impegno di Ciucci e della sua cooperativa sociale ?Don Luigi di Liegro, il Samaritano? dentro il carcere di Rebibbia. Un ponte fra il dentro e il fuori. È questo il ruolo che si è data l?équipe di Ciucci (19 persone, volontari esclusi). «Attraverso i contatti con l?amministrazione, i giudici di sorveglianza e le aziende esterne cerchiamo di facilitare l?ammissione alle misure alternative di quei detenuti che ne hanno diritto». Un meccanismo allo stesso tempo di lobbying e accompagnamento che, dice Ciucci, «ha dato la possibilità a 72 detenuti di costruirsi un futuro». Eccetto due persone, tutti gli altri ce l?hanno fatta, «ma se ci fosse stato don Luigi, invece di settanta ne sarebbero usciti 700», chiosa il presidente. Ci lavora da una vita, ma a Ciucci il carcere non piace proprio: «Oggi è solamente un luogo di vendetta. Per questo un provvedimento di clemenza è più urgente che mai». Info: www.caritasroma.it


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