Cultura

Amato, Bindi, Ferrero: stop alla restituzione del bonus beb

L'apprezzamento delle Acli: soluzione giusta e di buon senso

di Redazione

I ministri dell’Interno, Giuliano Amato, delle politiche per la Famiglia, Rosy Bindi e della Solidarieta’ sociale, Paolo Ferrero hanno chiesto al ministro dell’Economia di adoperarsi per bloccare le procedure, avviate dal precedente governo, per la restituzione del bonus bebe’ da parte delle famiglie di immigrati extracomunitari. ”Si tratta – spiegano in una nota congiunta i tre ministri – di sanare una palese ingiustizia, frutto dell’imperizia con cui e’ stato gestito il provvedimento previsto nella Finanziaria 2006. Non vanno fatti pagare alle famiglie dei bambini immigrati, nati in Italia, gli errori e le scelte discriminanti provocati dalla demagogia del governo precedente. Queste famiglie, molte delle quali vivono in condizioni economiche difficili, non avevano chiesto nulla e non avevano avanzato pretese”. ”Non si puo’ pretendere -proseguono- che restituiscano i 1000 euro che hanno potuto incassare grazie a una formale comunicazione del ministero delle Finanze, con i complimenti dello stesso ex Presidente del Consiglio. Siamo convinti -concludono- che il governo debba dare un segnale di equita’ e dimostrare che il sostegno alla maternita’ e la tutela dei diritti dei bambini hanno carattere universalistico e costituiscono un banco di prova della serieta’ e della coerenza del nostro programma”. Apprezzano le Acli. ”Una soluzione -sottolinea in una nota il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero- giusta e di buon senso. Il segnale, cui dovranno certo seguire altri fatti, che finalmente si scommette sull’integrazione delle persone e delle famiglie immigrate”. ”Le famiglie immigrate che nei mesi scorsi avevano impropriamente incassato i mille euro del Governo per i figli nati nel 2005- prosegue la nota- avrebbero dovuto restituire l’assegno ricevuto al ministero dell’Economia, con il rischio di compromettere la loro permanenza in Italia a seguito di eventuali conseguenze giudiziarie. Per questo le Acli, che avevano giudicato discriminatoria la norma che assegnava il bonus ai soli figli di italiani, avevano subito offerto la difesa legale del proprio Patronato agli immigrati coinvolti che ne avessero fatto richiesta”

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