Salute

Bill-anthropy

Il caso gates. Nel 2008 lascerà il timone di Microsoft per dedicarsi a tempo pieno all’aiuto dei paesi poveri attraverso la sua Fondazione. Segreti della svolta filantropica

di Carlotta Jesi

Gee-whiz philanthropy. Gee come geek, i programmatori occhialuti di Silicon Valley maghi del computer e goffi nella vita. Whiz come guizzo, o lampo di genio. Philanthropy come l?arte di risolvere problemi con investimenti pianificati sul lungo periodo. Tenete ben a mente questa formula, è la password per decodificare la filantropia di Bill Gates. Attività a cui il fondatore della Microsoft ha deciso di dedicarsi full time a partire dal 2008, come ha annunciato lo scorso 15 giugno. Decodificare, già. Perché l?approccio con cui dona l?uomo più generoso della storia – i 31 miliardi di dollari che ha stanziato finora sono quasi cinque volte più di quelli che John D. Rockfeller ha dato in beneficienza in tutta la vita – è molto più simile all?arte di scrivere software di quanto si pensi. Considerate una delle priorità della Bill and Melinda Gates Foundation nel campo della salute pubblica: concentrarsi sulla produzione di vaccini, piuttosto che di cure, contro l?Aids e le malattie dimenticate che funestano il Sud del mondo. La logica dietro a questa decisione è da vero geek: i costi economici della prevenzione delle malattie sono simili a quelli della produzione di software, i vaccini richiedono grandi investimenti iniziali ma, una volta sviluppati, sono facili e poco costosi da distribuire. Lo spiega bene il caso del Gavi Vaccine Fund, considerato da Bill e sua moglie Melinda uno dei migliori investimenti filantropici fatti finora: partendo dall?assunto che un bimbo può essere vaccinato al costo di massimo 30 dollari, e che curarlo da una qualsiasi malattia richiederebbe almeno il doppio di quesa cifra, dal 2000 ad oggi con i finanziamenti dei Gates sono stati vaccinati contro le malattie più comuni nel Sud del mondo oltre 150 milioni di bambini. I 23 problemi Per comprendere il whiz, e in generale il ruolo che il guizzo di genio gioca nella filantropia di Gates, bisogna tornare indietro al 2003. Anno in cui la fondazione di Bill e Melinda, che ha un patrimonio di 29,1 miliardi di dollari, lancia il Grand Challenges in Global Health. Un concorso, finanziato con 450 milioni di dollari, per scienziati interessati a individuare le cause che ostacolano la risoluzione dei principali problemi medici e a trovare soluzioni pratiche per ovviarle. La sfida di Gates, lanciata ispirandosi al matematico tedesco David Hilbert che nel 1900 aveva riassunto i 23 principali problemi che ostacolavano il progresso, consisteva nel forzare gli scienziati a pensare in maniera totalmente diversa dal solito: a risolvere problemi invece che limitarsi a espandere la conoscenza e a fare grandi salti qualitativi in avanti invece di muoversi a piccoli passi. Il tutto, eliminando la scusa più usata per giustificare la mancanza di progresso in campo sanitario, la scarsità di fondi: in progetti sulla salute pubblica, uno dei cinque settori di intervento della sua fondazione, Gates ha speso in sei anni oltre cinque miliardi di dollari su un totale di 10,5 miliardi stanziati. Il risultato del concorso lanciato nel 2003? Quarantaquattro progetti ad alto tasso di guizzo e di impatto sociale: dal laboratorio portatile grande quanto un palmare che consente di diagnosticare una malattia infettiva esaminando una sola goccia di sangue, premiato con 15.4 milioni di dollari, alla proposta presentata dal Premio Nobel David Baltimore del California Institute of Technology che ha vinto 13.9 milioni di dollari per lavorare su un anticorpo killer dell?Aids e per studiare le modalità con cui il corpo umano può produrlo. Copyright e copyleft Al gee-whiz di Bill Gates, e soprattutto a quello dei collaboratori e dei ricercatori di cui si circonda spiegando che «vedere i migliori cervelli del mondo riuniti intorno a un tavolo per risolvere una malattia dimenticata è eccitante come le prime riunioni di Microsoft», si deve anche il ruolo di primo piano che la Fondazione di Bill e Melinda gioca nella lotta alla malaria. I due oggi stanziano più di un terzo dei fondi mondiali destinati alla malattia. Tra questi, ci sono i 43milioni di dollari donati lo scorso mese di marzo al ricercatore Jay Keasling che ha inventato il modo di produrre sinteticamente l?artemisina, la pianta in via di estinzione considerata il miglior rimedio contro la malaria. In cinque anni, grazie alla scoperta di Keasling e ai fondi dei Gates, il costo di una dose salvavita di artemisina potrebbe scendere dai 2.40 dollari di oggi a 25 cents. L?unica grande differenza tra il Bill Gates uomo d?affari e il Bill Gates filantropo è il ricorso a patenti e copyright. Mentre il primo non ha esitato a brevettare ogni singola riga di codice programmata alla Microsoft ? assicurandosi super guadagni ma anche parecchie cause davanti all?Antitrust per concorrenza sleale ? il secondo sembra muoversi in un mondo copyleft. Di più: sembra inventarlo, e incentivarlo. Chi avrebbe scomesso che, un anno fa, fra trutti i filantropi, proprio l?uomo-monopolio Bill Gates si sarebbe precipitato per primo nella sede di Ginevra dell?alleanza Drugs for Neglected Disease Initiative (Dndi) offrendosi di lanciare sul mercato il suo primo farmaco anti malarico non proft e non protetto da brevetto? Medici Senza Frontiere, l?Istituto Pasteur di Parigi e gli altri partner della Dndi rifiutarono l?offerta, ma Gates non ha perso l?interesse per il mondo open source. Cliccate, per credere, sul sito della Global Hiv Vaccine Enterprise (www. hivvaccineenterprise.org): l?alleanza tra organizzazioni indipendenti impegnate nello sviluppo di un vaccino anti Hiv che la Fondazione Bill e Melinda Gates ha finanziato con 300 milioni di dollari per i primi cinque anni e che coordina in qualità di Interim Segretariat. Lanciata nel 2003 su invito di un gruppo di ricercatori impegnati nella lotta all?Aids che sulle pagine della prestigiosa rivista Science lamentavano la mancanza di coordinamento e di scambio di informazioni sul virus, la Global Hiv Vaccine è stata creata sul modello dello Human Genome Project, l?alleanza tra organizzazioni non profit ed equipe accademiche che è riuscita a mappare con successo i 3 miliardi di particelle del nostro codice genetico. Il segreto del successo dello Human Genome Project è stato far circolare, invece che brevettare, informazioni, fondi e scoperte sul Dna. La Global Hiv Vaccine Enterprise spera di seguirne i passi, spronata da un Bill Gates che sembra aver cambiato strategia di business: nella lotta alle malattie, è il fare rete, senza scopo di lucro, a garantire il successo. A provarlo, sono i molti progetti nel campo della salute pubblica che la Fondazione di Bill e Melinda ha finanziato in questi anni senza pretendere il monopolio in nessun campo. E senza schiacciare gli altri attori sociali impegnati sulle stesse emergenze. Un rischio più che probabile per un colosso filantropico che ha un Pil maggiore di molti degli Stati che aiuta e che, operando in 100 Paesi del mondo, avrebbe facilmente potuto lavorare da solo. Ma Gates punta alla massimizzazione dei risultati, e le partnership sono il modo migliore per ottenerla. Partnership con enti non profit e aziende farmaceutiche, allo stesso tempo: parte dei fondi che spende nei progetti di salute pubblica servono a incentivare Big Pharma a lavorare anche per i poveri. Fra tutti, forse questo ruolo di mediatore tra profit e non profit è il più innovativo tocco di gee-whiz philanthropy avuto da Gates. IL LIBRO Chi è il nuovo filantropo Si intitola L’economia del bene, è uscito in Italia proprio nei giorni dell’annuncio di Bill Gates, ed è il manuale più in voga della filantropia Usa. Il libro di Claire Gaudiani è un’occasione per concoscere la storia, la lettera e lo spirito della filantropia americana. La filantropia, avverte la Gaudiani, negli Usa, è questione seria, ed ha a che fare con la regola che i padri fondatori della Federazione degli Stati Uniti d’America avevano codificato così: «La felicità della società è la prima legge di ogni governo».


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