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Una riforma calata dall’alto

Intervista a Vilma Mazzocco di Federsolidarietà / «Non si cambia la Costituzione senza confrontarsi con i corpi intermedi e con le sue proposte»

di Giuseppe Frangi

Vilma Mazzocco è presidente di Federsolidarietà, la rete che riunisce le cooperative sociali di Confcooperative. La sua è una posizione ragionata per il No. Spiega: «I cambiamenti possono avvenire solo salvaguardando il quadro di valori di fondo della vita collettiva». Vita: La scelta per il No quindi è una scelta per la conservazione contro il cambiamento? Vilma Mazzocco: La riforma investe parti essenziali della Costituzione. L?equilibrio di pesi e contrappesi tra i diversi poteri dello Stato che si bilancia nel suo complesso nella forma di governo e nei valori costituzionali è un delicato meccanismo che tocca la liberta, la solidarietà, la coesione del Paese. Si tratta del nostro Patto fondamentale, il cui ruolo è di fissare e di garantire ciò che è destinato a restare stabile, proprio per consentire che i cambiamenti e le evoluzioni avvengano salvaguardando i valori di fondo della vita collettiva. Una revisione così ampia della Costituzione deve avvenire con un largo consenso politico e parlamentare. Deve avere un?alta rappresentatività, deve essere la sintesi di un percorso di confronto, anche di ascolto delle formazioni sociali intermedie, delle proposte della società civile. Una riforma così ampia deve coinvolgere il più possibile tutti gli interlocutori, deve rappresentare un quadro di riferimento valido per tutti. Vita: Quali sono i principali limiti del modello di sussidiarietà attualmente garantito dalla riforma del Titolo V del 2001? Mazzocco: La società civile chiede di avere dei chiari riferimenti per l?esercizio concreto di pratiche di sussidiarietà: riferimenti istituzionali certi nei ruoli e nelle funzioni, efficienti, sostenibili dal punto di vista dei conti pubblici, senza inutili duplicazioni. La sussidiarietà e il decentramento richiedono interlocutori affidabili e nuovi meccanismi di partecipazione. Il principio di sussidiarietà verticale, finora, non è servito a promuovere decentramento di competenze: piuttosto bisogna riflettere su quale sia il livello di regionalizzazione di compiti e di risorse effettivamente sopportabile dal nostro paese, senza compromettere essenziali interessi unitari. Vita: Quanto sarebbe importante approdare a un modello di sussidiarietà fiscale per dare completezza al modello di decentramento di assistenza e sanità? Mazzocco: Oggi, si sta faticosamente costruendo una cultura e una prassi della partecipazione. Una mappa di interlocutori per gli attori del welfare, ad esempio. è un processo che sta proseguendo lentamente, ancora manca in molti casi l?adozione di una legislazione regionale autenticamente basata sul principio di sussidiarietà orizzontale. L?esperienza di questi anni ha messo in luce più le difficoltà e le ambiguità di un riparto di competenze non accompagnato da un?opportuna legislazione di attuazione. Intanto procede più velocemente l?aumento della differenziazione, ad esempio dei sistemi di welfare regionali, a livello sia assistenziale che sanitario. Vita: Con quali rischi? Mazzocco: Si avverte l?aumentare delle differenze nelle possibilità di finanziamento del welfare locale con conseguenze dannose e pericolose. Nell?ambito del federalismo fiscale, poi, l?attribuzione alle Regioni della competenza esclusiva in materia di livelli essenziali delle prestazioni potrebbe rendere impossibile la determinazione di principi generali unitari e di qualunque politica nazionale.


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