Formazione

Dispersione, voti pessimi all’italia

Scuola. I dati Ue sull’abbandono / Troppi ragazzi non completano neanche gli anni dell’obbligo. Ed emerge il problema stranieri

di Daniele Biella

Lasciamo perdere la scuola. Diciamocelo, è inutile e c?è di meglio da fare. Alla fine, dopo tanto bighellonare, qualcuno un lavoro te lo offre, e a questi non interessa che tu sappia la Divina Commedia o calcolare il pi greco. Ad anno scolastico terminato, non solo l?immaginario, ma anche i numeri dei ragazzi che lasciano la scuola parlano chiaro. Nel nostro paese la piaga dell?abbandono è una vera emergenza.
Nel 2004 l?Italia era la maglia nera d?Europa per numero di ragazzi che abbandonano gli studi dopo le medie inferiori: il 23,5%, quasi uno su quattro, di quelli che oggi hanno tra i 18 e i 24 anni. Ben lontani dalla media europea del 18%, e irrimediabilmente distanti dall?obiettivo Ue di scendere al 10% entro il 2010. Nonostante la decrescita (nel 2000 la dispersione in Italia era al 25,3%), le percentuali italiane raccolte dalla Commissione europea sono da brividi. Molti abbandoni avvengono in piena scuola dell?obbligo.
La dispersione scolastica non è una questione di genere, né di posizione geografica: al Nord non va meglio che al Sud. L?ultimo rapporto dell?Ufficio scolastico della ?produttiva? Lombardia parla chiaro: la regione è quart?ultima in Italia per iscritti alle superiori, con l?87% dei ragazzi che proseguono gli studi. In coda, il Trentino con il 73%. Gli esperti parlano di «dispersione per ricchezza»: dove non c?è ritardo nello sviluppo, c?è un sistema produttivo che esige un continuo apporto di manodopera non qualificata.
E nuovi scenari, se non affrontati, rischiano di far esplodere il problema. Primo fra tutti l?integrazione dei figli degli immigrati. Secondo fonti Usr-Ismu, nella scuola superiore lombarda appena il 34% dei ragazzi stranieri ha l?età giusta per la sua classe, e solo il 68% di loro viene promosso, di fronte all?84% di italiani. Docenti e funzionari sono d?accordo sulla necessità di politiche di integrazione adeguate, a partire dai primi anni scolastici. Un primo passo? Aumentare la spesa sulla scuola, in Italia ferma oggi al 4,7% del Pil, contro la media Ue del 5,22%. Recenti convegni a Milano e Roma hanno promosso il dialogo e messo in luce esperienze già in atto, alcune più estreme di altre. Ma per il prossimo anno scolastico serve molto di più. Daniele Biella

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