Formazione

Benigni, un peccato per troppo amore

Recensione del film Pinocchio di Roberto Benigni

di Giuseppe Frangi

Manca Fellini in questo Pinocchio di Roberto Benigni. E quanto manca! Intendiamoci, è un film al quale possiamo ascrivere una quantità infinita di meriti, dalla simpatia umana del suo protagonista, all?italianità integrale del prodotto, alla fedeltà pressoché assoluta alla storia. Possiamo ascrivergli il merito più grande: quello di aver affrontato Pinocchio senza mai perdere il filo della sua solidissima semplicità: non lascia spazio a nessuna dietrologia né psicologica, né psicoanalitica, né religiosa, né culturale. E con i tempi che corrono è già una gran cosa. Ma, detto questo, come non descrivere (con dispiacere) quel sapore d?incompiuto che resta alla fine della visione? Pinocchio di Benigni è un film forse troppo dichiarato, troppo già saputo. Gli manca quel tocco di magia capace di fare scintillare un film e dargli l?amalgama che la somma delle intenzioni, anche le più strepitose, non possono garantirgli. Per questo manca Fellini: la magia giusta a questo Pinocchio poteva darla solo lui.Invece ci resta un film pieno di meriti, forse con qualche sciatteria di troppo (la fatina, decisamente sottotono), aperto e chiuso da due trovate che da sole valgono il biglietto: la corsa impazzita del tronco da cui nascerà Pinocchio e l?ombra che alla fine fa vivere per sempre il burattino. Fosse stato capace di correre come quel tronco o di sognare come quell?ombra, il film sarebbe diventato un capolavoro.


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