Non profit

Volontari: né supplenti né puri

Un dubbio di una lettrice dopo aver letto il quaderno "Il futuro del volontariato"

di Riccardo Bonacina

Gentilissimo direttore, ho letto con somma attenzione l? articolo ?Cittadini e Volontari? di Maria Guidotti e gli altri interventi raccolti nell?interessantissimo quaderno ?Il futuro del Volontariato? che avete allegato col numero scorso. L?analisi della Guidotti, se pur succinta, mi è precisa, interessante e condivisibile ma avverto la necessità di porLe un mio personale e certamente opinabile dubbio che da tanto tempo mi rivolgo e rivolgo a tutti coloro con i quali dibatto dell?attualissimo argomento del volontariato, senza potermi confortare sulla eventuale inesattezza delle mie osservazioni.
Il volontariato sopperisce alle evidentissime carenze di una struttura, sociale o privata, ma siamo sicuri che questa sia la via maestra da seguire affinchè a queste esigenze si risponda rispettando il concetto di diritto (diritto alla salute o all?assistenza, ad esempio)? Siamo sicuri che non si ledano gli interessi di tanti che operano in tali attività per dare una risposta al disperante senso di inutilità derivato dalla mancanza di un?occupazione? Tutto ciò qualora sia possibile sopperire alle proprie esigenze con il sostentamento fornito dalla famiglia, faccio riferimento ai tanti che in virtù dell?aiuto dei familiari, per la mancanza di un lavoro, si rivolgono generosamente e gratuitamente al volontariato piuttosto che avere davanti a se solo grigie giornate di inattività o di inutili questue? Sono sicura di trovare in voi una sensibile e attenta lettrice delle mie osservazioni e mi vedrà disponbile ad un ulteriore approfondimento nel caso lo ritenesse opportuno. Distinti saluti e grazie.
Graziella Ratti e mail

Carissima Graziella, la tua lettera è tra le più semplici, tra le tante che ho ricevuto all?indomani della Conferenza nazionale del volontariato. è una lettera, semplice, la sua, senza retropensieri. Per questo l?ho privilegiata. Lei pone due questioni elementari. La prima: il volontariato continua ad essere guardato e valorizzato come funzione di supplenza rispetto ai diritti universalistici che lo Stato non riesce, o non vuole, più sostenere. è giusto, ci chiedi? No, Graziella, non è giusto. Il volontariato deve cominciare ad essere guardato per ciò che è e non perciò che fa. Deve essere guardato con la passione con cui si guarda e valorizza la possibilità di esperienze capaci di educano alla gratuità e alla responsabilità sociale il maggior numero possibile di uomini e donne. La seconda domanda: le motivazioni che portano all?impegno sono spesso impure, sbagliate, che fare? Proprio perché penso che il volontariato sia una grande esperienza educativa credo che più delle motivazioni iniziali contino la serietà dei percorsi educativi e di impegno.

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