Welfare

Minori: il problema degli “abusi legalizzati”

Riceviamo e pubblichiamo una denuncia del Centro di Documentazione Falsi Abusi sui Minori che riapre la discussione sul ruolo dei mass-media su casi analoghi

di Paolo Manzo

Gli abusi sui minori sono universalmente riconosciuti come eventi aberranti, tragici e da perseguire con durezza, a prescindere dai soggetti che li commettono o dalle loro eventuali motivazioni. Ogni società civile respinge in modo netto e chiaro qualsiasi tipo di abuso sui minori e coloro che si preoccupano di combatterli godono della stima, del rispetto e della considerazione di tutta la comunità. Ma le cose stanno veramente così? Gli abusi sui minori, ove scoperti, vengono comunque e dovunque stigmatizzati e sanzionati? Purtroppo no: esiste un territorio, una zona franca fatta di abusi legalizzati, all?interno della quale si muovono, incontrollati e impuniti, numerosi professionisti del settore (i cosiddetti ?abusologi?). Si tratta di alcuni operatori del diritto che, partendo da una labile segnalazione di un possibile abuso e mancando loro della necessaria competenza e capacità in materia, si autoconvincono già in primissima battuta della assoluta realtà degli abusi denunciati e della relativa colpevolezza degli adulti indicati come responsabili. Costoro vengono regolarmente coadiuvati da una serie di psicologi o neuropsichiatri, altrettanto inadeguati a questo compito, ma pronti a certificare con le loro perizie commissionate (e retribuite) dagli inquirenti le convinzioni degli inquirenti stessi. La conseguenza di questo torbido intreccio si risolve spesso per i minori presunti vittime di abusi in una serie di veri e propri abusi legalizzati, fatti di interrogatori continui e pressanti, di induzioni, di promesse di premi o punizioni, di visite mediche invadenti e traumatizzanti, di una serie di pratiche opprimenti e invasive che finiscono per turbare pesantemente la psiche del minore. Possono poi passare anni prima che una sentenza di un tribunale stabilisca (ammesso ma non concesso) che i presunti abusi non si sono in realtà mai verificati. Anni durante i quali questi minori verranno sottoposti a terapie non dovute, per curare disturbi causati dall?azione sconnessa ed errata di coloro i quali dovrebbero per primi garantire la sicurezza dei bambini. Questi abusi legalizzati vengono in qualche modo riconosciuti e sanzionati? Vengono individuate le cause e i responsabili? Vengono messe in atto le dovute correzioni al sistema inquisitorio per limitare al massimo i termini e gli effetti del problema? Ancora una volta, purtroppo, no. Ed è proprio partendo da questa amara considerazione che oggi, a Milano, è stato presentato presso la Procura un esposto nei confronti del pubblico ministero, del GIP, di una psicologa e di tutti coloro che ebbero un ruolo attivo nel creare e sostenere un inesistente caso di abuso sui minori in quel di Torino, a partire dall?anno 2001 (www.falsiabusi.it/torino/home_to.htm). L?esposto cita minuziosamente tutte le pratiche usate nei confronti dei bambini coinvolti, da parte dei soggetti contro i quali esso si rivolge. In particolare, si chiede alla Procura di esprimersi a proposito di un episodio grave e drammatico: nel corso di un?audizione protetta e videoregistrata, una bambina venne costretta dalla madre e dalla psicologa a denudarsi completamente davanti a loro, e ad assumere, nuda, posizioni scabrose e fortemente sessualizzate. Il tutto venne compiuto nonostante i reiterati e purtroppo vani dinieghi della piccola, che non voleva affatto sottostare a un simile obbligo. Chi ha avuto modo di vedere la videocassetta (che è agli atti processuali), non ha potuto nascondere il profondo disgusto e lo sbigottimento. È superfluo ricordare quanto questo tipo di pratica fosse, tra l?altro, assolutamente sconsigliata da tutta la letteratura riguardante l?ascolto dei minori, letteratura che i soggetti in causa forse nemmeno conoscevano. È pure superfluo ricordare come questi atti, già di per sé aberranti, furono messi in pratica da un pubblico ufficiale, dietro incarico della Procura di Torino, che mai si preoccupò di stigmatizzare, a posteriori, un simile comportamento. Da tutto ciò, quindi, nasce un gesto coraggioso e un atto concreto: un esposto volto a capire se in Italia, a dispetto delle leggi in tutela dei minori, delle convenzioni internazionali, ma anche del semplice buon senso e buon gusto, sia legittimo violare la libera autodeterminazione sessuale di un bambino. Esclusivamente una battaglia di principio, per la verità e la giustizia, contro lo status quo e contro alcune pratiche troppo a lungo tollerate. Un gesto che probabilmente è il primo in Italia, ma che vorremmo non restasse l?unico. Di situazioni analoghe, purtroppo, abbiamo notizie da altre parti d?Italia e dall?estero. Abusi legalizzati che avvengono all?interno di casi di falsi abusi, nei quali la mancanza di un?adeguata normativa e di un?adeguata professionalità permette la perpretazione di violenze sui minori. Con buona pace di chi si augura, come noi, un?autentica tutela dei bambini, sempre e comunque.


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