Cultura

Influenza aviaria: l’ultimo bollettino Fao

Confermato il ruolo dei volatili selvatici ma la conferenza scientifica FAO/OIE punta il dito anche sul commercio del pollame

di Redazione

Gli uccelli migratori selvatici hanno avuto, ed è probabile che continueranno ad avere, un ruolo nel trasporto su lunghe distanze del virus dell?influenza aviaria altamente patogena (HPAI). Questa è una delle principali conclusioni a cui è giunta la conferenza scientifica internazionale di due giorni organizzata dalla FAO e dall?OIE (l?Organizzazione Mondiale di Salute Animale).   Ma gli oltre 300 studiosi e ricercatori provenienti da più di 100 paesi che vi hanno partecipato, hanno anche riconosciuto che il virus si è diffuso principalmente attraverso il commercio di pollame, sia legale che illegale.   ?Molte delle relazioni presentate nel corso della conferenza, alcune avvalorate da recenti studi apparsi su autorevoli pubblicazioni scientifiche, hanno coinvolto gli uccelli selvatici nell?introduzione del virus H5N1 a grandi distanze geografiche da dove sono stati riscontrati focolai tra il pollame?, ha stabilito la conferenza in un documento conclusivo.   Serbatoi permanenti del virus? I partecipanti hanno ammesso di non avere ancora una risposta univoca su altre questioni centrali: il ruolo degli uccelli selvatici nella diffusione della malattia in oltre 50 paesi in tre diversi continenti, e se i volatili selvatici debbano o meno considerarsi adesso serbatoi permanenti del virus.   Se lo sono, con tutta probabilità porteranno il virus con sé nelle future migrazioni. Altrimenti il virus H5N1 potrebbe recedere naturalmente, quando gli animali infetti muoiono, o mutare in forme meno aggressive.   ?Questa è una delle questioni aperte allo stato delle conoscenze scientifiche attuali?, ha detto Joseph Domenech, a capo del Servizio Veterinario della FAO.” ?Bisogna perciò intensificare la ricerca?.   La conferenza ha fatto notare che gli attuali focolai in otto paesi africani sembrano connessi con il pollame domestico e principalmente da far risalire al commercio per il consumo umano, incluso quello illegale. Ciononostante, si è giudicato indispensabile continuare il lavoro di analisi per capire appieno come si sia introdotto il virus.   Maggiori investimenti “Occorre mobilitare la comunità internazionale dei donatori per migliorare i servizi veterinari dei paesi in via di sviluppo, specialmente in Africa ed in Asia”, ha detto il Dr.Brückner, Responsabile del Dipartimento Tecnico e Scientifico dell’OIE.   ?Saggi investimenti promuoveranno il rilevamento precoce nei volatili selvatici ed una risposta rapida ai focolai di malattia?, ha aggiunto il Dr.Brückner.   La gestione della malattia dovrebbe basarsi migliori norme igieniche e di biosicurezza a livello di produzione e commercializzazione, in tutti i settori avicoli, per minimizzare, ad esempio, il possibile contatto tra specie domestiche e selvatiche, si raccomanda nelle conclusioni.   Si auspica inoltre l?istituzione di un sistema di monitoraggio a livello mondiale per seguire i movimenti dei volatili selvatici, una struttura aperta a tutte le istituzioni coinvolte, includendo tra esse i centri scientifici, le organizzazioni contadine e venatorie, e le società che si occupano di protezione della fauna selvatica e di bird watching.   I partecipanti hanno bocciato l?idea di cercare di fermare la diffusione del virus mediante l?uccisione degli uccelli selvatici. ?La distruzione degli habitat o attività di caccia degli uccelli selvatici indiscriminate sono una risposta scientificamente non giustificata?, si legge in una delle raccomandazioni finali.   Nel documento infine si raccomanda che la ricerca futura adotti un approccio interdisciplinare. A questo riguardo si richiedono investimenti per incorporare la tecnologia satellitare e telemetrica nello studio delle modalità che seguono le migrazioni degli uccelli selvatici (Vedi l’articolo ?Liberi come uccelli ? o sotto sorveglianza??).   Notizie dalla FAO online: www.fao.org/newsroom/it/index.html

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