Non profit

Terzietà fa rima con terzo settore. Otto anni di VITA

L'editoriale di Bonacina e Frangi in occasione del nostro compleanno (nella foto il n. 0 di Vita). Cosa significa essere terzi? Una storia di indipendenza, la nostra e quella del Terzo settore

di Riccardo Bonacina

Il rischio, oggi mortale, è che la dicotomia destra-sinistra tracimi dalla società politica, dove essa ha pure un senso e una funzione propria, alla società civile. Se così dovesse accadere, sarebbe la fine per la società civile e, alla lunga, per la stessa società politica. Infatti, per sua natura, la società civile è estranea a quel tipo di dicotomia, non esiste una società civile di destra o di sinistra, essa è plurale per definizione, è in qualche modo imprendibile, attaccata alla realtà, irriducibile alle ideologie. Uno dei disastri del nostro bipolarismo imperfetto, e spesso in balia dei rispettivi estremismi, è che non si accontenta di disprezzarsi reciprocamente, ma vorrebbe ingaggiare tutti in questa dissennata battaglia sulla pelle del Paese. Lo si è potuto constatare anche recentemente quando la Conferenza del volontariato di Arezzo ha dato luogo ad assai poco edificanti pressioni e conseguenti polemiche che miravano a schierare persino il volontariato e il mondo della solidarietà organizzata dentro i recinti della politica-partitica. Perciò, lo scorso numero, abbiamo pubblicato con vera gioia ciò che Livia Turco ha scritto nella sua rubrica settimanale Camera con vista: «Ci sono aspetti, questioni, temi della vita pubblica che appartengono in prima istanza al ?bene comune? e che, in quanto tali, devono essere promossi e sostenuti da tutti in una logica di dialogo e di collaborazione. Tra questi vi è sicuramente il volontariato. Quante critiche rivolse alla sottoscritta e al governo, quante proteste, ma anche quante preziose proposte. Il volontariato italiano non ha bisogno di sottoporsi a esami di autonomia perché questa è scritta nel suo dna». Così come in questo numero pubblichiamo con piacere l?intervista con il ministro del Welfare, Roberto Maroni, che rilancia il dialogo con il Terzo settore e i suoi organismi. Del resto, riaprire ogni settimana possibilità di dialogo, schiudere prospettive capaci di spiazzare schemi e schieramenti precostituiti, raccontare percorsi che mirino a salvaguardare un terreno comune di costruzione, salvaguardare e promuovere un patrimonio di responsabilità e di solidarietà che non possono essere rivendicati da una parte perché di tutti, è un compito che Vita si è assunta otto anni fa quando nacque (ebbene sì, il 27 ottobre cade il nostro ottavo compleanno) e che da 400 settimane cerca di portare avanti in maniera sempre più matura e consapevole. E’ un compito che ci appassiona ma che richiede l?indipendenza come primo comandamento, come unica possibilità per una terzietà reale, concreta. Per otto anni Vita si è caratterizzata per questa sua libertà, una libertà costosa (costa non avere né padrini né padroni) ma non fine a se stessa. Finalizzata a realizzare la nostra missione: raccontare la società italiana nella sua parte più nuova, misconosciuta (almeno i primi anni) ed emergente, rappresentarla, darle voce, accompagnarne la crescita. Per questa mission e per come l?abbiamo svolta siamo stati riconosciuti e partecipati (dal Comitato editoriale alla sottoscrizione di quote di azioni) da più di 40 tra associazioni e coordinamenti di associazioni. Un compito e una missione, quella di creare campi di comprensione, quella di schierarsi sempre dalla parte della realtà, quella di provare ad avere sempre uno sguardo terzo sulle cose, che oggi appaiono ancor più necessarie e urgenti di otto anni fa. Come ha suggerito in questi giorni un grande collega, Giampaolo Pansa, nell?occasione dell?uscita del suo ultimo libro I figli dell?Aquila. In un?intervista Pansa ha detto: «Contro il dovere di schierarsi e armarsi, io rivendico la mia terzietà senza elmetti. Quando qualcuno invoca barricate ed elmetto, io non ci sto. Sono tra quelli che non ritengono sia un bene farsi accecare dalla faziosità. Preferisco abitare in una zona bianca, una zona non belligerante, dove è ancora possibile ragionare». Terzietà è una parola mutuata dai codici per sottolineare imparzialità e indipendenza dei giudici, che sta per sfondare anche nel dibattito politico (anche Paolo Mieli l?ha invocata come antidoto alla «guerra civile di parole»). Ebbene, al di là dell?ovvio gioco di parole, la terzietà è un valore proprio del Terzo settore che oggi deve diventare, di più, un compito, una responsabilità.


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