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Legge quadro sul volontariato al restyling

Tema caldo della IV Conferenza Nazionale del volontariato, Vita ne ha parlato con Emanuele Alecci, presidente del Movi

di Benedetta Verrini

E’ stato uno dei ?temi caldi? della IV Conferenza Nazionale del Volontariato: l?aggiornamento della legge quadro 266 del 1991. Proprio durante la tre giorni di Arezzo si è discusso sulla bozza preparatoria, elaborata da una commissione di studio mista, dell?Osservatorio nazionale per il volontariato e del ministero del Welfare. Su questo documento un nutrito gruppo di lavoro ha segnalato i problemi e le proposte più urgenti. Vita ne ha parlato con uno dei coordinatori: Emanuele Alecci, presidente del Movi-Movimento volontari italiani.

Non si parli di ?riforma? della legge 266: i volontari italiani preferiscono parlare di ?restauro? o ?adeguamento?. «Il motivo è semplice» spiega Emanuele Alecci. «Nessuno vuole mettere in discussione i valori ispiratori della legge quadro sul volontariato. A 11 anni dalla sua entrata in vigore, restano ancora punti fermi indiscutibili, come la gratuità e il dono, che rappresentano il dna stesso del volontariato».
D?altra parte, alcuni cambiamenti si rivelano sempre più urgenti: la rapida trasformazione dell?orizzonte legislativo del Terzo Settore (dalla cooperazione sociale, all?associazionismo di promozione sociale, fino alla nascente normativa sull?impresa sociale) fanno sì che questo sia «il momento in cui il volontariato può dire qual è il suo ruolo» continua Alecci, «E il suo specifico apporto nella costruzione del Welfare». La bozza discussa ad Arezzo si compone di 17 articoli, con variazioni e articoli aggiuntivi rispetto al testo in vigore. Si parte dall?art. 3, che fa rientrare nella definizione di ?organizzazione di volontariato? anche ?ogni ente di coordinamento o federazione di organismi di volontariato? (presente in almeno 5 regioni e 20 province).
Viene istituito il registro delle organizzazioni di volontariato a carattere nazionale (art. 5 bis), ma uno dei passaggi cruciali riguarda l?Osservatorio nazionale, che «resterà organo consultivo del ministero del Welfare» spiega Alecci, «ma con una struttura ?allargata? per far partecipare in esso anche le piccole associazioni che rappresentano il grande valore del volontariato italiano». Il nuovo testo (art.12) prevede che l?Osservatorio passi da 10 a 20 membri (più due esperti), in carica per 3 anni rinnovabili. Si sta valutando la proposta di garantire all?interno dell?Osservatorio una rappresentanza dei Centri di servizio e dei Comitati di gestione, nonché dell?Agenzia delle Onlus in qualità di uditrice.
L?adeguamento della normativa fiscale, con l?equiparazione ai settori attualmente più avvantaggiati, è un altro passaggio urgente. Si chiede la riduzione dell?Iva («perché non accordare alle organizzazioni di volontariato un?Iva sociale, visto che rappresentano anche la faccia meno imprenditoriale del Terzo settore?») e l?esclusione dall?Irap. Inoltre, si discute sulla posizione dei dirigenti delle organizzazioni nazionali , «perché la gestione di una struttura di quel tipo impone tempi quasi pieni e mette in discussione la gratuità» dice Alecci.
Nella ?nuova? legge 266 entrano anche i Centri di servizio per il volontariato (art.15 bis), di cui si sottolinea la funzione di ?sostenere e qualificare l?attività delle organizzazioni di volontariato? e le prestazioni: ?servizi di promozione e rafforzamento dell?attività di volontariato, anche attraverso il finanziamento dei progetti?. Ad Arezzo si è discusso a lungo di Comitati di gestione e Centri di servizio, anche con riferimento alla loro nomina e durata, e sull?opportunità di trovare criteri di trasparenza e controllo sulla gestione delle somme, con particolare riguardo proprio al finanziamento dei progetti. Il nuovo testo di 266 ha insomma una fisionomia già ben definita. «Con un?avvertenza» conclude Alecci. «Il futuro del volontariato si giocherà, ancora di più che sulla normativa nazionale, su quella regionale. è sul territorio di ogni Regione che il volontariato esprime la sua quotidianità. Lì si svolge la vera sfida con le istituzioni e si sperimenta la loro reale volontà di collaborare con il volontariato».

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