Formazione

State pronti, in iraq adesso tocca a voi

Cooperazione internazionale. Il neo viceministro degli Esteri risponde alle ong

di Paolo Manzo

La sua nomina a viceministro degli Esteri con delega alla Cooperazione internazionale è stata accolta come un successo da chi opera nel settore. Da responsabile Ambiente della segreteria nazionale ed ex capogruppo di Rifondazione comunista al Comune di Roma, oggi Patrizia Sentinelli porta sulle spalle un ruolo che, oggettivamente, suscita molte speranze per chi – da anni – chiedeva una figura forte e più rappresentativa del ?solito? sottosegretario alla Cooperazione internazionale, settore in crisi ormai da un decennio. Per questo abbiamo chiesto alle ong di porle alcune domande, attraverso le pagine di Vita, e lei, a poche ore dalla nomina, non ha lesinato le risposte. Nino Sergi (presidente Intersos): Quali le priorità dei suoi primi cento giorni? Patrizia Sentinelli: La prima è quella del metodo democratico, tramite incontri con tutte le organizzazioni che si impegnano nella cooperazione internazionale. Intendo farlo pubblicamente e deve essere il tratto distintivo della mia azione. L?altra priorità riguarda il merito ed è quella di cominciare a reperire le risorse necessarie. Questo sarà un punto delicatissimo perché l?ultima Finanziaria ha ridotto il contributo al settore ad appena lo 0,1% sul Pil, tagliando tutte le possibilità di realizzare progetti di cooperazione. Una cosa sia chiara: lo 0,7% nel rapporto tra Aiuto pubblico allo sviluppo e Pil è un obiettivo. La terza priorità riguarda il rilancio delle buone politiche di cooperazione e, quindi, il rafforzamento dell?assetto multilaterale dentro un quadro di riferimento di rapporto equo e solidale e la ridefinizione di un nuovo linguaggio rispetto a quello praticato spesso verso i paesi del Sud del mondo. Puntando sulla difesa e la valorizzazione dei beni comuni. Penso all?acqua, al cibo, a tutti gli interventi sulla sovranità alimentare, penso all?Amazzonia di Brasile, Bolivia e Venezuela. Infine c?è il Medio Oriente: dobbiamo sbloccare gli aiuti in quell?area. Marco De Ponte (presidente ActionAid International Italia): Non ritiene opportuno introdurre un desk dedicato alle ong sui contenuti, piuttosto che su progetti e finanziamenti? Sentinelli: L?obiettivo è trovare una modalità condivisa di confronto e di co-decisione rispettando i ruoli istituzionali e quelli delle diverse organizzazioni. Però sì, credo si debba introdurre un desk dedicato alle ong sui contenuti per creare anche in Italia un?agenda della cooperazione come all?estero. Giangi Milesi (presidente Cesvi): Qual è la sua opinione in merito alla creazione di un?agenzia con una contabilità al di fuori di quella dello Stato, ovvero autonoma rispetto alla Farnesina? Sentinelli: C?è qualcosa di questo tipo nel programma dell?Unione, ma è appena accennato e, di certo, non possiamo costruire in modo né affrettato né superficiale nuove agenzie. Penso che la priorità sia la trasparenza e l?intervento della cooperazione finalizzato a iniziative di pace e di rafforzamento nel campo dei diritti umani e ambientali. Poi ragioniamo sugli strumenti. Insomma, non derubrico la sua domanda ma non la vorrei neanche mettere tra le priorità. Carlo Costalli (presidente Mcl): La cultura della cooperazione è spesso frammentaria, assistenziale, a volte anche opportunistica. È d?accordo e, se sì, che fare per cambiarla? Sentinelli: Credo di essere in sintonia con la preoccupazione che lei esprime. Le ong, che debbono essere valorizzate nella loro vocazione, non possono essere prigioniere di un?idea di cooperazione che non rafforzi quella dell?autorganizzazione della società civile. Ho nelle orecchie l?eco delle denunce fatte recentemente da Aminata Traorè: «Alcune volte per il nostro Mali, per la nostra Africa, ci siamo trovati di fronte a ong che hanno badato più all?autoreferenzialità che a promuovere forme di partenariato e responsabilizzazione civile». Perciò ritengo che la preoccupazione vada raccolta: dobbiamo superare quest?impasse con strumenti certi, risorse finanziarie, metodo partecipativo e trasparente e rigore nella valutazione dei progetti che vengono messi in campo. Sergi: In questi primi cento giorni si parlerà di Iraq e presumibilmente si prenderanno delle decisioni. Come intende porsi lei di fronte all?idea lanciata alla stampa da Prodi di mutare la nostra presenza a Nassiriya in una missione umanitaria di cooperazione civile, con la tutela di 600 militari? Come giudica il connubio umanitario-tecnici della cooperazione-militari? Sentinelli: C?è una presenza militare che io mi auguro non venga utilizzata quando si parla di cooperazione: gli interventi di guerra devono essere banditi dalla nostra agenda politica perché sono fuori dalla Costituzione. L?Italia può aiutare Bagdad assieme all?Onu, ritirandosi dall?occupazione militare, perché le nostre truppe rappresentano un?occupazione militare. Si è detta una parola che io condivido sino in fondo anche da parte del presidente Prodi, e cioè che la guerra in Iraq è un?operazione sbagliata, una guerra sbagliata, e che l?occupazione militare deve cessare. Quindi ritiro delle truppe e tornare, anche in quel caso, ad aiutare con la cooperazione. Aiutare e, badi, la parola aiuto non vuol dire assistenza. La collaborazione con quel paese non deve essere cancellata, anzi deve essere rilanciata, ma smettendo l?occupazione militare e, quindi, mutando l?intervento. De Ponte : Sono alle porte la riunione Onu sull?Aids-Hiv, il G8 di San Pietroburgo e il vertice Fao di Roma: come pensa di ?attrezzarsi? per questi appuntamenti assai importanti per la cooperazione internazionale e che potrebbero far recuperare la credibilità al nostro paese, dopo una serie d?impegni non rispettati sul tema? Sentinelli: Faccio una premessa per chiarire i tempi. Sono già stata nominata, ma ricevo la delega venerdì 26 maggio con la qualifica di viceministro. Quindi ho bisogno di qualche giorno, ma appena preparerò la mia agenda di lavoro mi attiverò per ricostruire delle condizioni accettabili per la nostra cooperazione, perché il quadro generale è davvero drammatico. Sia a livello quantitativo che in termini di contenuto l?Italia è il fanalino di coda, nonostante gli impegni assunti internazionalmente. Gli appuntamenti che lei cita saranno i primissimi in cui dovremo svolgere la nostra politica: all?Onu, al G8 e alla Fao diremo ciò che intendiamo realizzare, ovvero l?autoresponsabilizzazione e l?autorganizzazione delle popolazioni con cui avere rapporti di partenariato e che dobbiamo riprendere su basi serie. C?è una crisi del multilateralismo e noi lo dobbiamo rilanciare – e questo è un altro punto del programma che intendo rafforzare – per uscire dalla logica di guerra e affermare che la pace si costruisce prevenendo i conflitti e le situazioni di disagio. Marco Benassi (direttore generale Cefa): Come si può arrivare a un maggiore coordinamento tra i vari attori della cooperazione, sia pubblici che privati? Sentinelli: È un tema che sento urgente perché si rischia di mandare in tanti rivoli frammentati l?intervento. Perciò dobbiamo ricondurre a una gestione unitaria i fondi a disposizione, introducendo strumenti di controllo e anche di intervento parlamentare. Per definire una coerenza nelle politiche di cooperazione che oggi ancora manca.


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