Cultura

I cooperanti nei pvs: pirati o filantropi?

Viaggi. La morte e la tomba di 59 italiani celebri

di Sara De Carli

Perché nonostante i vertici internazionali, gli interventi di emergenza e la cooperazione, nulla o poco sembra cambiare nei paesi che si trovano agli ultimi posti nell?indice dello sviluppo umano stilato dalle Nazioni Unite? I tre volumi tentano una risposta a partire da prospettive diverse per impianto teorico e ideologico. Ciò che li accomuna è il riconoscimento che la teoria economica dello sviluppo deve essere riformulata. A chi sostiene che i paesi africani non si sviluppano a causa della corruzione, Jeffrey Sachs risponde che i piani di aggiustamento strutturale applicati nei decenni scorsi avevano, semplicemente, «scarso valore scientifico e hanno prodotto scarsissimi risultati». Ha ancora senso parlare sviluppo? Se sì, in che modo deve essere riformulato? La fine della povertà di Jeffrey D. Sachs, Mondadori, pp. 419, 20 euro La povertà può essere vinta entro il 2025. È l?affermazione in cui l?autore, economista e direttore dell?Earth Institute della Columbia University, condensa 20 anni di sue analisi sullo sviluppo. Che si sia d?accordo o no con le sue teorie, il volume resta una pietra miliare, un?antologia sulle questioni cardine che segnano l?economia e la vita delle persone nel mondo globalizzato. Nell?ultimo secolo c?è stata una sostanziale ?diffusione della prosperità? in tutto il pianeta, è l?affermazione di partenza. Quel che resta da fare è eliminare le ultime sacche di estrema povertà, un compito che i paesi più avanzati tecnologicamente possono accollarsi grazie all?enorme ricchezza accumulata. L?analisi resta all?interno di una visione ottimistica dell?attuale modello di sviluppo, pur riconoscendo «l?enorme distanza che separa oggi i ricchi dai poveri», un problema recente – precisa Sachs – che si è aperto nell?età moderna, dal 1820 in poi. Perle e pirati di Luciano Carrino, Erickson, pp. 298, 14,80 euro Perché la cooperazione internazionale non riesce a mettere in pratica il suo mandato? Secondo l?autore, psichiatra e rappresentante dell?Unesco, la cooperazione allo sviluppo attraversa una crisi profonda. La scarsità di finanziamenti è solo uno dei problemi. C?è l?intreccio fra aiuto umanitario e interessi militari e strategici dei singoli paesi. A dover essere ripensato è l?approccio, che deve diventare multilaterale, coinvolgendo più governi, attori sociali del settore pubblico, del non profit e del privato. La cooperazione bilaterale, quella messa in campo da un singolo paese, secondo l?autore è screditata dalla tendenza a fare dell?aiuto un mezzo di penetrazione economica e culturale. Ma ci sono anche le ?perle?, le esperienze di chi cerca di superare la visione rapace dei moderni ?pirati dello sviluppo?. Oltre lo sviluppo: le prospettive dell?antropologia di Roberto Malighetti (a cura di), Meltemi, p. 237, 19,50 euro In questa antologia di saggi è la nozione stessa di sviluppo a essere criticata, dopo essere finita sotto la lente dell?antropologo. Il filo rosso degli interventi è una vera e propria decostruzione del carattere ideologico dello sviluppo. La mitologia sviluppista – è la tesi che è emerge da contributi di analisti e antropologi – ha standardizzato gli interventi nei paesi considerati, appunto, ?in via di sviluppo?, sottraendoli alla sostenibilità e alla partecipazione. La categoria di emergenza è funzionale a questo meccanismo, sostiene Mariella Pandolfi, docente di antropologia all?università di Montreal: le strategie di intervento nelle emergenze che non cercano le soluzioni permanenti a queste crisi e la retorica dell?umanitario occultano l?origine e la matrice politica delle situazioni più drammatiche.


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