Welfare

La pacifica trincea delle cinque suore di mogadiscio

Alla caduta di Siad Barre, nel 91, era diventato il rifugio di tutti i disperati della città. Pochi mesi dopo fu bombardato. Oggi l’ospedale Sos Kinderdorf continua a essere un punto di riferimento.

di Emanuela Citterio

Voci da Mogadiscio. A portarle con sé, mentre nell?ex colonia italiana si combatte, è Luisa Vittone, coordinatrice di Sos Villaggi dei bambini nel Corno d?Africa. Loro, le protagoniste di questa vicenda, non parlano mai con i giornalisti. Ha fatto eccezione, qualche giorno fa, suor Maria Bernarda Roncacci: «Siamo a qualche chilometro dalla zona degli scontri, ma si sentono chiaramente esplosioni e colpi di armi pesanti» ha detto l?11 maggio all?agenzia Misna, durante il momento più intenso di una settimana di conflitti a fuoco nella capitale della Somalia. A nord-est di Mogadiscio, il centro di Sos Villaggi dei bambini è una delle poche strutture sopravvissute all?anarchia e alle lotte di potere fra i signori della guerra in cui è piombata la Somalia. Nei mesi successivi la caduta di Siad Barre, nel 91, fu preso d?assalto da tutti i feriti e gli affamati della città. Alla ripresa degli scontri fu colpito da una cinquantina di granate. Allora come oggi continuano a lavorarci cinque suore italiane, missionarie della Consolata, uniche religiose cristiane presenti in tutto il paese. Hanno continuato a gestire l?ospedale, un orfanotrofio e una scuola: una struttura che fornisce educazione a quasi 600 bambini e ne sfama ogni giorno un migliaio. «Sos è l?unica associazione rimasta durante la guerra civile, per questo è ben vista dalla popolazione. L?ospedale esiste da 18 anni ed è un punto di riferimento per i somali», raccconta la Vittone, italo-kenyota, in Italia per la campagna 6 villaggi per il 2006 il cui scopo è costruire sei nuovi centri di accoglienza per orfani in altrettanti paesi, due dei quali africani. «Grazie a due delle suore, infermiere professionali, l?ospedale ha l?unica pediatria che funziona in tutta Mogadiscio», afferma la Vittone. «Nei periodi di relativa tranquillità si alternano medici volontari che provengono da diversi paesi europei, poi ci sono i medici somali dipendenti di Sos». Una delle suore segue le ?mamme? volontarie e le ?zie? che si occupano dei bambini orfani. La struttura dei villaggi Sos è uguale in tutto il mondo. Il primo è nato in Austria nel 49. Era finita la guerra e c?erano molti orfani e vedove. Un medico pensò di metterli insieme e di creare un villaggio in cui i bambini fossero seguiti 24 ore su 24 da ?mamme volontarie?. Oggi l?associazione Sos Kinderdorf International (in Italia, Sos Villaggi dei bambini) gestisce villaggi per l?accoglienza di bambini orfani in 132 paesi. Laura Vittone fa parte dello staff di Nairobi, che coordina le attività di 16 villaggi nel Corno d?Africa. «Esiste una scuola Sos anche nel Somaliland», racconta, «lì la situazione ora è più stabile. A Mogadiscio invece ci si sposta solo con una scorta armata di sei persone». L?ospedale Sos si è trovato in mezzo alla nuova ondata di scontri cominciata il 7 maggio. Il bilancio di una settimana di combattimenti è di 150 vittime e più di 300 feriti. Ma la ?guerra di Mogadiscio?, come è stata ribattezzata, è cominciata tre mesi fa, a febbraio, quando alcuni signori della guerra riuniti nella cosiddetta Alleanza per la restaurazione della pace e contro il terrorismo (Arpct), che sarebbe sostenuta in modo non ufficiale dagli Stati Uniti, ha annunciato una campagna per sbarazzarsi delle milizie legate ai Tribunali islamici, che controllano l?80% della città. Lo scorso 14 maggio le armi hanno taciuto lasciando il posto a una tregua che appare tanto fragile quanto provvisoria. Intanto a Baidoa, nel Sud del Paese, è riunito il nuovo governo della Somalia, nato a Nairobi il primo dicembre 2004. A spezzare una lancia per il nuovo corso somalo è l?onorevole Mario Raffaelli, rappresentante speciale del governo italiano, che ha seguito da vicino la ricomposizione delle istituzioni, nei colloqui di pace in Kenya e ora in Somalia. «Ciò che sta accadendo a Mogadiscio conferma la bontà della scelta di insediare, almeno in una prima fase, le nuove istituzioni a Baidoa», afferma. «Non condivido lo scetticismo di certe posizioni. Mogadiscio non è tutta la Somalia. Il parlamento e il governo stanno lavorando bene». Raffaelli esclude categoricamente un sostegno da parte dell?Italia all?Alleanza per la restaurazione della pace e contro il terrorismo, una delle parti in lotta a Mogadiscio, come ha ipotizzato qualche giorno fa Il Giornale. «è una sciocchezza. Altro è il discorso per gli Stati Uniti, che si sono affidati all?intelligence più che alla politica». «Dopo aver condiviso momenti difficili, adesso è giunto il momento di gioire con i somali», aveva dichiarato una delle suore di Mogadiscio al momento della nascita del nuovo governo. Luisa Vittone ci fa sapere che loro ci credono ancora. Le ong presenti nel corno d?africa Sos kinderdorf Gestisce 16 villaggi per bambini orfani in Kenya, Uganda, Tanzania e Somalia. Ogni villaggio è formato da 16 case di accoglienza con dieci bambini ciascuna accuditi da una ?mamma Sos?. www.sositalia.it Unicef Ha lanciato l?allarme per la carestia in corso nel Corno d?Africa. Si coordina con le ong partner per fornire aiuti di emergenza ai paesi colpiti. www.unicef.it Una è un consorzio di ong italiane per il coordinamento delle attività nel Corno d’Africa. Ne fanno parte Cesvi, Acra, Africa 70, Cespi, Cast e GRT. www.una.org


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