Welfare

Moratti. «Ma quella è una struttura invivibile»

le politiche sociali sono al centro del mio piano di governo

di Redazione

N el programma di Letizia Moratti, candidato sindaco a Milano per il centrodestra, la parola carcere non compare. Eppure il suo impegno per le madri di San Vittore è noto. Vita: Dimenticanza o scelta politica ? Letizia Moratti: Il mio programma non può né intende elencare tutte le fragilità che affliggono la società milanese. Ma le politiche sociali sono al centro del mio piano di governo. L?impegno che ho preso con le madri detenute io lo riassumerei così: dare ai bambini in carcere e alle loro madri un ambiente quanto più possibile simile a una vera e propria casa, permettendo loro di condividere un ?tempo? familiare per costruire un rapporto ?normale?. Per loro è stata già individuata una struttura idonea in viale Piceno a Milano, che contiamo di inaugurare a breve. Ma il mio pensiero non è rivolto solo alle donne. Conosco bene la realtà del carcere di San Vittore. Lavorerò per assicurare ai detenuti formazione e un?occupazione onesta che permetta loro di reintegrasi nella società. Lavorerò per migliorare la qualità della vita in un istituto che conosce grandi problemi, a partire dal sovraffollamento. Lavorerò per la Polizia penitenziaria, per assicurare loro nuovi alloggi convenzionati e il ?riconoscimento ufficiale? del valore professionale e dell?importanza dell?attività quotidianamente svolta. Lavorerò per superare il luogo comune del carcere come luogo del dolore, dell?isolamento, dell?emarginazione, perché l?istituto diventi simbolo del riscatto sociale e della riabilitazione. Vita: Favorevole o contraria al trasferimento di San Vittore fuori Milano? Moratti: La questione non è quale sede, ma in quali condizioni un detenuto può vivere in una struttura come quella di San Vittore, inizialmente concepita come un luogo di detenzione temporanea. Il vero punto, dunque, è: come realizzare il mio progetto ?sociale?, come migliorare la qualità della vita all?interno dell?istituto se gli spazi sono inadeguati. Vita: Quali impegni si sente di prendere per favorire il lavoro in carcere? Moratti: La migliore risposta alla domanda di sicurezza e di stabilità è il lavoro. Per questo il Comune di Milano proseguirà con energia attraverso l?assessorato ai Servizi sociali – Ufficio per il carcere, con la partecipazione diretta del volontariato e del terzo settore cittadino, l?impegno avviato nelle ultime settimane con i tre direttori delle carceri del comprensorio di Milano e il direttore dell?ufficio di Esecuzione penale esterna. Pensiamo a una convenzione con alcune agenzie private di collocamento cui possono rivolgersi detenuti e familiari. Saranno inoltre attivate borse di lavoro, in collaborazione con l?amministrazione penitenziaria, per tossicodipendenti e malati di Aids. Vita: In alcuni comuni italiani è stato istituito il garante dei detenuti. Può essere una buona soluzione anche per Milano? Moratti: Non sono contraria. Attenzione però a non moltiplicare queste figure di controllo. L?eccesso porta, infatti, alla burocratizzazione.


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