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Bucarest divide Bruxelles

Adozioni. Caso Romania irrisolto / Il Parlamento europeo spaccato in due. In mezzo oltre 80mila minori senza famiglia

di Matteo Manzonetto

Opinioni divergenti in seno al Parlamento europeo sulla Romania e l?emergenza dei bambini abbandonati. Da un lato c?è chi chiede a Bucarest di riaprire i canali per le adozioni internazionali, o almeno di portare a termine le procedure per i bambini cui era già stata assegnata una famiglia. Dall?altro chi sostiene che la Romania ha le carte in regola per garantire buone condizioni di vita nei propri orfanotrofi, senza necessità d?adozione.
Secondo i dati dell?Unicef al 30 giugno 2005 i minori ?fuori dalla famiglia? sarebbero ancora 80.287, quelli in istituto 31.107, mentre sarebbero 49.180 i ragazzini affidati alle assistenti maternali, operatori pagati per fornire assistenza ma non l?amore necessario perché un bambino si senta figlio.
«Un orfanotrofio, per quanto possa essere idoneo ad ospitare dei minori, rimarrà sempre un luogo di transito e non potrà mai essere rimpiazzato da una famiglia», sostiene Claire Gibault, eurodeputata liberale francese, che assieme ai colleghi Cavada, Ries, Tannock e Baron-Crespo è tra i proponenti di una dichiarazione scritta in cui si chiede alla Romania di dare seguito alle procedure di adozione internazionale già avviate con Bucarest.
Contro questa dichiarazione si sono però schierati alcuni europarlamentari, tra cui la discussa baronessa britannica Nicholson (che nel 2004 si è battuta affinché Bucarest chiudesse le adozioni internazionali) e la portoghese Ana Maria Gomes. Quest?ultima – rientrata da un viaggio in Romania – sostiene che il paese può garantire condizioni di vita decenti per i minori abbandonati. «In realtà» replica la Gibault, «la situazione dei bambini abbandonati è lontano dall?essere risolta». «Ci chiediamo», continua la francese, «quali interessi si nascondono dietro alla crociata che Gomes e Nicholson hanno lanciato contro la nostra dichiarazione scritta. Fortunatamente gli articoli apparsi sulla stampa internazionale ci confortano nella nostra battaglia».
Sullo sfondo della questione l?ingresso di Romania (e Bulgaria) nell?Unione europea. Ci sarà un ritardo di cinque mesi nel pronunciamento definitivo della Commissione sul grado di preparazione dei paesi per entrare nel club continentale poiché rimangono da risolvere punti critici sulla giustizia e la criminalità organizzata. Questo ritardo darà modo a Gibault e colleghi di continuare la loro battaglia affinché la maggioranza del Parlamento europeo si schieri a favore del ripristino delle adozioni internazionali, con l?auspicio di convincere le altre istituzioni comunitarie e Bucarest ad abrogare il divieto a suo tempo richiesto («sbagliando», secondo i firmatari della dichiarazione scritta) proprio da Bruxelles.

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