Una cooperativa sociale del Milanese sta facendo parlare di sé per alcune iniziative innovative. Ce le racconta la presidente Laura Gallo, orgogliosa del lavoro svolto sinora da una start up a vocazione sociale che guarda al mercato internazionale
Dai fondi di caffè si possono ottenere cose inaspettate. Non ci riferiamo al diffuso impiego nel giardinaggio per arricchire il compost, bensì a progetti più ambiziosi. Come quello che sta sviluppando una cooperativa sociale di tipo B alle porte di Milano, attraverso un’iniziativa di economia circolare che sta suscitando un crescente interesse da parte del mercato non solo nazionale.
Nata nel 1996, la cooperativa Il Giardinone ha 60 lavoratori dipendenti e un fatturato di tutto rispetto quantificato in due milioni e mezzo di euro, per il 60 per cento proveniente dal settore pubblico. Si occupa principalmente di servizi di manutenzione del verde, di pulizie e cimiteriali. Laura Gallo, da sette anni è la presidente di questa realtà che ha sede a Locate di Triulzi (Milano). Ha 43 anni e una laurea in Economia, ma soprattutto le idee chiare e una naturale propensione per l’internazionalizzazione. Ha girato il mondo (India, Palestina, Camerun) lavorando con organizzazioni non governative, e ora continua a farlo per sostenere le proposte innovative del Giardinone e contaminarle in contesti in cui è possibile confrontarsi con altre realtà di rilievo.
«L’anno scorso abbiamo portato a termine lo spin off di una start up innovativa a vocazione sociale avviata dalla nostra cooperativa, che si chiama “Coffeefrom”», spiega Gallo. «In collaborazione con i nostri partner di ricerca e compounding, sviluppiamo materiali termoplastici in cui il fondo di caffè esausto diventa una nuova materia prima-seconda. Per esempio, abbiamo ottenuto il CoffeefromBio miscelando il materiale organico con un biopolimero, il Pla, che è resistente sino a una temperatura di 59°C. Questo materiale nasce dalla collaborazione con il dipartimento di Chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano e la Fondazione Politecnico di Milano, con cui sviluppiamo un progetto di ricerca e sviluppo. Grazie alla sua natura rinnovabile e organica, CoffeefromBio è biodegradabile al 100% e risulta, adatto per lo stampaggio a iniezione e la stampa 3D in molteplici campi applicativi, tra cui packaging, automotive, tableware e prodotti di servizio».
Il Giardinone, associata a Confcooperative, fa parte del consorzio Cgm. «Da un paio di mesi ci avvaliamo della consulenza dell’incubatore e acceleratore Entopan Innovation, realtà che accompagna imprese, start up, comunità e territori nella transizione digitale, ambientale e socio-economica», racconta Gallo. «Entopan Innovation ci affianca nello sviluppo della filiera come start up innovativa di economia circolare. Dal 2015 abbiamo iniziato a lavorare con gli scarti del caffè: prima quelli dei bar e poi delle industrie alimentari, che ci consentono di trattare grossi quantitativi di fondi. In otto anni abbiamo investito 600mila euro. Dal 2019 abbiamo varato una serie di progetti che ci hanno consentito di dare un input di produzione per nuove filiere. Dal 2016, grazie alla collaborazione con Lavazza e Novamont, è nato Fungo Box, che consente di coltivare in casa funghi freschi fai-da-te. Abbiamo inoltre depositato la domanda di brevetto per l’estrazione della nanocellulosa dai fondi di caffè e la sua funzionalizzazione per la creazione di materia da utilizzare nei compounding termoplastici. Un passo fondamentale per arrivare al nostro obiettivo: creare nuove materie prime che contengano almeno il 50% di caffè esausto».
È stato determinante il piacere che provo per la contaminazione tra i mondi profit e non profit
— Laura Gallo
Le tazzine da caffè prodotte con il CoffeefromBio stanno iniziando ad avere un buon successo di vendite. Ma c’è di più. I fondi di caffè sono tra i rifiuti organici più voluminosi: si stima che ogni anno vengano prodotti 9 milioni di tonnellate di fondi del caffè, che causano elevati costi ambientali dovuti all’emissione di CO2 in discarica. «Noi di Coffeefrom invertiamo la rotta, recuperando fino a 200 tonnellate all’anno di fondi di caffè dall’industria alimentare come sottoprodotto per dar vita a nuovi input di produzione», spiega la presidente Gallo. «In questo si sta rivelando preziosa la nostra partecipazione al programma Human Tech, un percorso di open innovation pensato da Cgm ed Entopan Innovation, in collaborazione con Cgm Finance e Sefea Impact. Recentemente, grazie a Human Tech, abbiamo colto l’opportunità di candidare Coffeefrom alla Call4Innovit. Siamo stati selezionati tra le migliori startup italiane in fase bootstrap, pre-seed e seed per partecipare nel mese di giugno allo Startup Bootcamp, programma di accelerazione gestito da Innovit a San Francisco».
Innovit, il Centro d’innovazione italiano a San Francisco, è promosso dalla direzione generale Sistema Paese del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, in collaborazione con l’ambasciata d’Italia a Washington e con il Consolato generale a San Francisco, e gestito con il sostegno di Ice e dell’Istituto italiano di cultura di San Francisco. La partecipazione al batch di accelerazione ha rappresentato per il team di Coffeefrom un’esperienza altamente formativa, intensiva, in grado di catapultare, probabilmente per la prima volta in assoluto, il mondo dell’impresa sociale italiana nel più importante centro innovativo e tecnologico globale.
Le ambizioni e le aspirazioni di Coffeefrom non si limitano solo alla tecnologia e ai biomateriali, infatti si dialoga anche con il mondo del design e dell’estetica. Il progetto delle tazzine da caffè ha permesso a Coffeefrom di essere selezionata tra le 140 aziende individuate nel marzo 2022 dall’Adi, l’Associazione del design italiano. Nel 2024 concorrerà per l’assegnazione del Compasso d’Oro. «Per noi è una grande soddisfazione. È abbastanza anomalo che una cooperativa sociale si trovi a competere con le grandi imprese del settore specifico che si occupano a tempo pieno di design dei prodotti», dice Gallo. La quale giura di non essere una grande consumatrice di caffè, pur apprezzando la bevanda. «Ma è stato determinante il piacere che provo per la contaminazione tra i mondi profit e non profit», sottolinea. «E sogno di cambiare un po’ il mondo, soprattutto nella parte di modello economico che riguarda le imprese sociali. Guardo con interesse alla simbiosi industriale, lo scarto deve rivelarsi una risorsa di filiera. E questo deve incastrarsi con un altro aspetto che ci sta a cuore, vale a dire l’inserimento sociale di persone svantaggiate. È il concetto dell’economia della felicità caro a Leonardo Becchetti. Non a caso, alla cooperativa Il Giardinone abbiamo un 37% di persone con titolo di svantaggio (soprattutto psichico, ma anche del mondo delle dipendenze) iscritte alle liste protette».
Ora Coffeefrom è a bordo dell’acceleratore Terra Next varato dalla Cassa depositi e prestiti – Cdp. «Siamo una delle sette start up innovative prescelte. Cdp ha deciso di investire in equity, aiutandoci a valorizzare il nostro brevetto, mettendoci a disposizione numerosi esperti e attraendo un gruppo di investitori. Le idee non mancano e neppure la concorrenza, ma questo per noi è ancor più stimolante».
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