Cultura

Putman: cosa diciamo quando diciamo “noi”?

Lo scienziato a Roma per i Colloqui Euro-Americani. "Il problema più importante per i prossimi decenni sarà quello di creare un nuovo concetto di "noi" nel nuovo contesto dell'immigrazione".

di Redazione

“Il problema più importante per i prossimi decenni sarà quello di creare un nuovo concetto di “noi” nel nuovo contesto dell’immigrazione”. E’ questa, secondo Robert Putnam docente ad Harvard, già consulente di Bill Clinton e Tony Blair, la maggiore sfida a cui, soprattutto l’Europa, è chiamata a rispondere: “L’Unione Europea dovrà acquisire questa abilità”. Putnam, considerato uno dei maggiori scienziati politici del mondo, a Roma per partecipare all’edizione 2006 dei Colloqui Euro-Americani, ha studiato a lungo l’importanza del “capitale sociale” nella crescita di un Paese. Attualmente è impegnato in attività di ricerca sul tema del rapporto tra religione e sviluppo della democrazia e su quello tra immigrazione e cittadinanza. Secondo lo studioso americano, stiamo assistendo a una significativa erosione del nostro capitale sociale. Dagli anni sessanta e settanta sono diminuti i nostri contatti con la famiglia, i vicini, gli amici, i circoli e le associazioni. “La diminuzione del 60 per cento dei picnic e del 50% degli incontri a cena testimonia la mancanza di fiducia, la minore voglia di scambiare tempo insieme agli altri”. La società tende a diventare sempre più individualista, “eppure – continua il ragionamento di Putnam – le connessioni sociali sono essenziali per una società che intenda riprodursi”. Anche sul piano politico va invertita la rotta: “La democrazia va praticata, se ci limitiamo a osservarla, finisce. Dobbiamo tutti ridiventare politici all’interno delle nostre comunità. Siamo pericolosamente passati dal noi all’io”. Per rimetterci sulla strada giusta, suggerisce Putnam, occorre recuperare il capitale sociale “bonding” (la coesione tra individui simili) e quello “bridging” (la coesione tra individui di diversa estrazione socio-culturale). Un aiuto potrà quindi arrivare dalla religione. Soprattutto negli Stati Uniti, spiega lo studioso, il fervore spirituale può rappresentare un ingrediente importante per il rafforzamento del civismo.

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