Non profit

Il tam tam del 5 per mille

Al bar, in tram, sul treno, in casa gli italiani in queste settimane hanno aggiunto un argomento nuovo di conversazione: il 5 per mille.

di Giuseppe Frangi

Al bar, in tram, sul treno, in casa gli italiani in queste settimane hanno aggiunto un argomento nuovo di conversazione. Non c?è solo Moggi, la corsa al Quirinale, il futuro di De Megni. Oggi c?è anche il 5 per mille. Basta leggere le lettere ai quotidiani, ascoltare le trasmissioni radio e le telefonate degli ascoltatori, per avere conferma di come il tema abbia fatto breccia nella sensibilità comune. Si discute se darlo o non darlo; o il criterio con cui darlo. Ci si accalora, anche, pensando agli amici del bridge che sono riusciti a entrare nella grande platea dei beneficiari. Anche dalla postazione privilegiata di Vita abbiamo potuto registrare quanta attenzione desti il 5 per mille: il database delle associazioni, varato per permettere anche alle piccole organizzazioni di mettere in vetrina il proprio codice fiscale (oltre, ovviamente alla propria mission) è stato preso d?assalto. In un mese in più di mille si sono registrate e il ritmo non accenna a calare. Indubbiamente l?opportunità 5 per mille si sta rivelando un successo oltre le aspettative: e su questo bisognerà certamente riflettere in sede di bilancio, tra qualche mese. Perché tanto successo? Perché il meccanismo, certamente da mettere a punto, nella sua dinamica viene incontro a una duplice aspettativa che si è rivelata molto più matura e strutturata del previsto. La prima è ovviamente quella delle associazioni, che hanno trovato un nuovo, inedito canale per fare fund raising e per incrementare le risorse e quindi, di riflesso, la possibilità di operare. Anche se su questo punto è presto per fare bilanci ed è facile preventivare una divisione tra entusiasti e delusi a seconda dei risultati ottenuti. Quello su cui invece tutti faranno bilanci positivi è la notorietà accresciuta, sono i nuovi rapporti instaurati, la chiarezza con cui, volenti o nolenti, si è dovuto imparare a comunicare. L?operazione 5 per mille ha indotto tutte le realtà del non profit a mettere fuori la testa; a spiegare che cosa ci stavano a fare; a essere brave ed efficaci nel convincere i potenziali sostenitori. Ed è un patrimonio di maturazione che resterà, comunque andranno alla fine i conti economici. Ma il 5 per mille ha riservato sorprese anche dall?altra parte, quella dei contribuenti. E qui si è potuto scoprire un altro fenomeno interessante: la sussidiarietà, così timidamente centellinata dallo Stato, una volta messa in opera, sviluppa immediatamente dinamismi positivi. Naturalmente ci riferiamo alla sussidiarietà fiscale, cioè a quel principio in base al quale è il cittadino a decidere la destinazione di una quota delle proprie tasse. È un principio che aveva trovato una sua prima importantissima attuazione con la legge sulla deducibilità e che con il 5 per mille viene rafforzato. E dove sta la sorpresa di cui parlavamo? Appunto nell?attenzione che il meccanismo ha suscitato, nelle dinamiche positive che ha innescato, quando il contribuente si è trovato direttamente a dover decidere di una pur piccolissima quota del proprio gettito fiscale. Tutti vogliono sapere, tutti si informano, tutti ne discutono. È un segno di maturità civile che va in controtendenza rispetto a tutti processi di ?imbarbarimento? cui sembra di assistere se si guarda alla realtà con gli occhi un po? snob dell?informazione e di tanti intellettuali. E ci auguriamo che chi si appresta governare l?Italia sappia tenerne conto.


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