Formazione

Non rimane che il camembert…

All'italiana. Così Le Monde titola con arroganza il suo editoriale dedicato all'elezione di Napolitano

di Joshua Massarenti

All’italiana. Davvero Le Monde non aveva altra scelta per introdurre i suoi lettori all’ultima vicenda politica italiana? Il titolo dell’editoriale apparso oggi sul più prestigioso quotidiano francese lascia davvero sbigottiti. Perché all’italiana sarebbero stati i modi con cui le forze politiche del nostro paese hanno votato Giorgio Napolitano nuovo presidente della Repubblica.

Dopo una breve introduzione dedicata alla storica scelta di piazzare al Quirinale un “ex comunista”, Le Monde si dilunga sul progressivo spostamento del partito comunista verso i limbi riformisti. Un’evoluzione che vede in Napolitano una figura simbolica, quasi un portabandiera. E fin qui ci siamo.

Ma ogni qualvolta i cugini d’oltralpe prendono gusto a analizzare (si fa per dire…) le vicende nostrane, c’è da aspettarsi il peggio. E così è stato. “L’Italia” ci spiega Le Monde, “non sarebbe l’Italia se questa elezione non avesse dato luogo a innumerevoli trattative”. Trattative? Ma perché, in Francia cosa intendono per “fare politica”? Darsi coltellate alle spalle in segno di “liberté, égalité, fraternité”? Mah…

In realtà, i francesi non sarebbero tali se non ribadiscono, in un modo o in un altro, la loro superiorità culturale. Noblesse oblige, anche in tempi repubblicani! E che tempi.

Chirac, De Villepin e Sarkozy. Questi i mediocri protagonisti di una pièce teatrale che più esilirante non si può. Una commedia all’italiana? No, è tutto made in France. Basti osservare le ripetute sconfitte politiche di un presidente alla deriva (vedi alle ultime voci Lavoro-Cpe-Clearstream-Suez/Gaz de France), di un premier imbevuto di futili pensieri romantico-imperialisti e alfiere di una Francia che non c’è più (apri libro di storia contemporanea e trova notizie sulla Francia di inizio ‘800); infine, un ministro dell’interno che si spaccia per liberale, ma che spicca per le sue derive stataliste e demagogiche.

Clearstream è solo l’ultimo capitolo di una guerra fratricida che vede Chirac e Sarkozy (suo ex allievo e nemico giurato) scontrarsi fino all’ultima goccia di sangue in vista delle presidenziali del 2007. Uno scontro strisciante che dura ormai da almeno due anni e rispetto al quale le preoccupazioni dei francesi non hanno voce in capitolo.

In un paese sprofondato in una crisi politica, economica e culturale strutturale, non c’è che dire: “La Francia non sarebbe la Francia se le prossime presidenziali non desse luogo a innumerevoli trattative”. Altro che Liberté, Egalité, Fraternité, qua c’è solo puzza di camembert. E noi preferiamo le “trattative” alle pugnalate sulla pelle della società.

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