Mondo

Somalia: parla suora italiana da Mogadiscio

Si combatte ancora a Mogadiscio

di Emanuela Citterio

?Noi siamo a qualche chilometro dalla zona degli scontri, ma si sentono chiaramente esplosioni e colpi di armi pesanti. Ci hanno detto che anche stanotte centinaia di persone sono fuggite dai quartieri dove si combatte?. E’ la drammatica testimonianza raccolta dall’agenzia Misna di suor Maria Bernarda Roncacci da Mogadiscio, dove oggi per il quinto giorno consecutivo sono in corso violenti combattimenti tra fazioni rivali. ?Due giorni fa sono caduti tre colpi di mortaio non lontano da noi, che hanno ucciso alcuni civili? dice la religiosa, una delle cinque missionarie della Consolata attive nell’ospedale pediatrico e nell’orfanotrofio Sos Kinderdorf. La struttura si trova nei pressi dell?ex-pastificio, non lontano dal tristemente noto ?check-point pasta? in cui nel luglio 1993 morirono tre soldati del contingente italiano in Somalia. ?La gente è confusa e non sa più cosa pensare, perché non capisce il motivo di questi nuovi scontri? aggiunge la suora, che dal 1986 lavora nell?ospedale missionario dove ci sono una trentina di letti nel reparto di ginecologia e un centinaio in quello di pediatria. ?Gli scontri di questi giorni non sono i primi: a marzo sono state uccise decine di persone nei combattimenti che sono avvenuti a poca distanza dalla nostra struttura? dice ancora suor Maria. Secondo bilanci in circolazione in queste ore ? difficili da verificare ? vi sarebbero in totlae oltre 120 morti e centinaia di feriti, soprattutto civili. La gente fugge soprattutto dai quartieri settentrionali di Yaqshid e Karan, dove si trovano le basi dei due gruppi armati protagonisti domenica scorsa di un incidente, che si è poi trasformato in aperta battaglia. I combattimenti hanno coinvolto i miliziani armati di diversi ?signori della guerra? – riuniti nella cosiddetta ?Alleanza per la restaurazione della pace e contro il terrorismo’ (Arpct) e le bande legate alle Corti islamiche, tra cui vi sarebbero frange radicali. ?Noi non usciamo dalla nostra struttura ? aggiunge la missionaria ? ma ci dicono che gli ospedali di Mogadiscio sono stracolmi di feriti e che si sono gravi problemi di mancanza di materiale sanitario?.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA