Mondo

La provocazione di Sofri. Strada sbagliata?

I lettori di Vita hanno risposto sul sito. La maggioranza sta con il fondatore di Emergency. Ed il parere di Toni Capuozzo e Jovanotti.

di Ettore Colombo

E tu che pacifista sei? La domanda fiondata su Internet dal sito di Vita, ha fatto schizzare centinaia di mouse pronti a dire la loro. Non c?è stata partita, perché nel sondaggio proposto il pacifismo oltranzista di Gino Strada ha sgominato quello riflessivo e critico di Adriano Sofri: 66 a 34%. Ma non c?è dubbio che la questione sollevata da Sofri abbia toccato un nervo molto, molto sensibile. Si può essere pacifisti, cioè restare inermi, quando si stanno consumando dei massacri? Gino Strada, al solo porre la domanda, contrattacca. «è forse alle porte un?invasione armata del nostro Paese?! No che non lo è! Siamo noi che vogliamo aiutare gli Stati Uniti a invaderne un altro! Questa è follia! Una follia da combattere!». Parla in questo modo agli studenti delle scuole medie e superiori di Milano che martedì 22 ottobre si sono presentati in più di 700 alla Camera del lavoro di Milano, dove Emergency e i ragazzi di movimentostudentesco.it hanno organizzato un?assemblea sulla pace. Si sente sotto attacco, Strada. Da parte di Sofri, di Giovanni Sartori (che sul Corriere della sera gli ha dato del «ciecopacifista») e di tanti altri. Lui cerca di non rispondere, ma poi va giù durissimo. «Non voglio fare polemiche con Sofri», dice. «Ma il dato di fatto è che siamo governati da gangster che ci stanno conducendo a una catastrofe. è la big band Bush-Blair-Berlusconi. Dietro a loro suonano in molti, dai tromboni ai primi violini. Vogliono oscurare noi e le ragioni della pace». Vuole farsi sentire da tutti, Strada. E ci riesce. Si lamenta del silenzio dei media, ma i media parlano spesso di lui. Non solo perché è in corso lo scontro tra chi vuole condurre l?Italia in guerra e chi vuole evitarla («Fuori l?Italia dalla guerra» è lo slogan-appello di Emergency), ma forse anche perché è davvero in corso uno scontro su quale area, modello (o moda) di pacifismo è più forte. Elogio dello sminatore Ma cosa aveva detto Adriano Sofri da suscitare un tale polverone? Aveva tessuto «l?elogio dello sminatore», sostenendo la necessità storica di «opporsi al regime dei Talibani», difendendo l?uso della forza «per imporre il diritto, altrimenti a volte indifendibile». E insieme schierandosi contro la ventilata «guerra preventiva» all?Iraq, ma anche chiedendo di ricordare «chi è un dittatore e chi no». Sofri, del resto, ha sempre avuto una posizione coerente, sulla guerra, come ha dimostrato nel caso del conflitto nei Balcani o in Cecenia, quando, ancora libero, correva a difendere Sarajevo e il suo genocidio dimenticato. Sul sito di Vita insieme ai voti fioccano anche le lettere. Alcune dal tono un po? bellicoso. Carlo Gubitosa di Peacelink accusa Sofri «di essere inconsapevole ingranaggio della propaganda bellica». Un lettore, Gianni Zampieri, paragona la «guerra scellerata» di Bush alle «parole scellerate» scritte da Sofri negli anni 70 su Lotta continua riguardo l?omicidio Calabresi. Un altro lettore che si firma Bayiri, e si definisce «pacifista con i piedi per terra», invece difende Sofri, venendo sul suo terreno: «Anch?io come lui non posso dimenticare Sebrenica, e la Bosnia in particolare. La resistenza di un popolo che combatte per la propria salvezza è un atto doloroso che occorre inevitabilmente compiere, pronti a deporre le armi appena si apre una posizione negoziabile«. Stefano Viganò, navigatore compaesano di Berlusconi (scrive da Arcore), simpatizza per Strada ma si schiera con Sofri. Ecco il suo ragionamento: «Io rispetto il pensiero di chi, come Gino Strada (che ammiro per quello che fa con Emergency), si oppone a qualsiasi uso della forza militare, però vorrei che rispondesse esplicitamente alla classica obiezione: contro Hitler non si doveva combattere? I partigiani italiani hanno sbagliato a prendere le armi contro i nazisti?». E poi traccia una linea storica del pacifismo pensante, linea che parte da Langer, passa dal cardinal Martini e trova in Bono oggi la sua bandiera. Franco Cardini, storico, che si è schierato in prima linea sul fronte degli oppositori alla guerra in Iraq, se la prende con «la posizione irrealistica del pacifismo integrale e utopico». Poi però precisa: «Il vero problema è la filosofia imperialista e colonialista che trasuda da tutte le guerre condotte dagli Stati Uniti non da oggi, ma di tutto il Novecento, comprese le due guerre mondiali». Poi per spiegare il suo pacifismo chiama in causa Sant?Agostino: «Io credo che sia legittima la difesa e anche l?arma della guerra, ma lo iustum bellum di Sant?Agostino era tutt?altra cosa e va tradotta con ?guerra legale? condotta da un?autorità legalmente riconosciuta». Insomma, ci sono anche quelli che si dichiarano contrari all?intervento armato in Iraq senza essere per forza pacifisti. Pratica ardua di sicuro quella della nonviolenza, racconta padre Renato Kizito, missionario in Africa, che di guerre, stupri, eccidi e odi ne ha visti fin troppi e che non se la sente di condannare il ?diritto alla difesa?: «Io sono un nonviolento», dice, «ma capisco chi si difende da un?aggressione». è contro l?intervento Usa in Iraq: «Non se ne vedono ragioni, sarà una catastrofe». Il lenzuolo di Milly Fiorello Cortiana, senatore verde, è anche uno dei pochi politici dell?Ulivo che sta sia con Sofri che contro l?invio di soldati italiani a supporto di operazioni belliche. E dice: «Bisogna porsi il problema dell?uso della forza. Sarajevo moriva e a salvarla fu la Nato, non l?Onu!». Milly Moratti, invece, verde anche lei e consigliere comunale di Milano, sta con Gino Strada, a spada tratta: «Sono mesi che un lenzuolo bianco sventola dal balcone di casa mia. Il vero realismo è quello di chi vuole bandire le guerre, guerre che oggi si combattono con tutti i mezzi e ovunque. Non ci si può più difendere dalla guerra, ecco perché non bisogna farla», spiega la moglie del presidente dell?Inter. Non vuole schierarsi Michele Serra. E affida il suo pensiero alle due bellissime paginette appena licenziate per introdurre la nuova edizione dell?Abc della guerra di Brecht. Scrive Serra: «Serve lo sforzo del pensiero di fronte al disordine della storia, disordine di cui la guerra è la massima espressione». E che il pensiero sia alleato della pace lo dimostra il caso di Lucia Annunziata, favorevole dieci anni a Desert storm, e oggi pentita, come spiega in un libro appena pubblicato da Donzelli, No, che ha seminato panico nelle fila dei bellicisti. Ma che è destinato a far riflettere anche quelle dei pacifisti. Fratelli (separati) sulla pace. Capuozzo e Jovanotti Toni Capuozzo, inviato del Tg5: «Il pacifismo astratto mi fa paura» Jovanotti, cantante: «Bisogna lavorare con le armi della politica. L?unica che fa democrazia» Toni Capuozzo, inviato del Tg5 e conduttore della trasmissione Terra!, buon amico di Sofri, ha percorso in lungo e largo Balcani e Medio Oriente. Professione reporter. Cosa pensi di Adriano Sofri e di chi accusa Emergency di ?ciecopacifismo?? Essere concreti e pragmatici non vuol dire non avere dei principi. Il pacifismo astratto è pericoloso. Quando a Srebrenica e a Sarajevo si moriva, non ho visto cortei. Adriano Sofri lì c?era. Cosa vuol dire, per te, essere pacifisti oggi? Difendere la libertà e la democrazia. E anche gli stili di vita occidentali. Petrolio compreso. Una guerra combattuta in nome del petrolio non mi scandalizza affatto. Saddam non è peggiore né migliore di tanti dittatori del mondo contemporaneo. Gli Stati Uniti hanno tollerato di peggio, ma la discussione su Guerra e Pace con le maiuscole non m?interessa. Sei favorevole o contrario a un intervento armato contro l?Iraq? E’ cieco non porsi il problema degli arsenali di Saddam Hussein, che accetta le ispezioni solo quando Bush fa la voce grossa. Gli schieramenti in Italia derivano da logiche tutte interne, politiche. Preferirei che Saddam disarmasse grazie al controllo degli ispettori. Altrimenti non c?è che la guerra. I pacifisti alla Gino Strada fanno solo rumore o danno fastidio? Il problema dei militanti della pace assoluta, stante la loro buona fede e il loro disinteresse, è l?egocentrismo di chi si ritiene l?unico depositario della verità e lo strabismo di chi vede violenze solo nella politica estera degli Usa e mai in quella interna di Paesi come Cina, Cuba, la Palestina. I mass media che oggi parlano di guerra sono obiettivi? Non vedo un?informazione irreggimentata dal pensiero unico, ma che risponde solo alle logiche delle tirature e dell?appetibilità. L?informazione segue i fatti, se non è militante. Purtroppo, un palestinese e un ebreo che si sposano o che sono amici non fa notizia, un massacro o un?autobomba, sì. Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, grande amico di Gino Strada, di professione cantante, è uno dei sostenitori della campagna di Emergency Fuori l?Italia dalla guerra. Ed è uno che ci crede. Cosa pensi di Adriano Sofri e di chi accusa Emergency di ?ciecopacifismo?? Non voglio parlarne. Voglio concentrarmi sul mio impegno: chiedo solo a tutti di firmare e far firmare l?appello Italia fuori dalla guerra. Un appello che condivido pienamente. Cosa vuol dire, per te, essere pacifisti oggi? Per me vuol dire rifiutare la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie interne e internazionali. Non chiedo di diventare tutti tanti frati francescani. Ma di convincersi che la guerra è un modo primitivo e sbagliato di ragionare. Bisogna invece lavorare con le armi della politica. E la politica ha a che fare con la democrazia. La maggioranza dei cittadini del nostro Paese è contrario a questa guerra. Il governo dovrebbe saperlo. Sei favorevole o contrario a un intervento armato contro l?Iraq? Naturalmente sono contrario. Bisogna cercare di far capire a quanta più gente possibile che è una guerra assurda e sbagliata quella che gli Stati Uniti vogliono condurre in Iraq. Almeno l?Italia deve restare fuori dalla guerra. I pacifisti alla Gino Strada fanno solo rumore o danno fastidio? I nomi che appoggiano la campagna sono tanti e conosciuti perché si riesca a sfondare il muro di silenzio dell?informazione. Ci bombardano con il sensazionalismo da guerra: questo è un modo concreto di reagire. I mass media che oggi parlano di guerra sono obiettivi? Nient?affatto. L?informazione odierna e quotidiana dà un solo messaggio perché è monopolizzata dalla propaganda di guerra. C?è un problema enorme di libertà dell?informazione, nel mondo occidentale e nel nostro Paese. E andrebbe risolto. Non deve essere un privilegio di pochi poter accedere a un?informazione alternativa.


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