Volontariato
Chiamalo amore
Il Forum del sostegno a distanza insorge contro lo show. Livia Pomodoro spara a zero. E le 15 associazioni partner, preoccupate, inviano le loro osservazioni al Segretariato.
Pensava che fosse solo Amore, Raffaella. E invece era un vaso di Pandora. La sua coraggiosa trasmissione del sabato sera si è trasformata in un veicolo capace di sollevare emozioni, adesioni e, nello stesso tempo, critiche e preoccupazioni. Il nocciolo del problema si potrebbe anche riassumere tutto nello scambio a distanza tra due giudici minorili di indiscussa fama: Livia Pomodoro e Simonetta Matone. La magistra del Tribunale di Milano, intervistata su Vanity Fair, ha liquidato il sostegno a distanza, su cui si fonda tutto lo show, con un lapidario «Non credo che serva a molto». Da Roma, intervenuta direttamente alla trasmissione, la collega ha espresso un parere diametralmente opposto: «È un sistema di solidarietà straordinariamente efficace, perché dà l?opportunità a tanti bambini di crescere nella terra in cui sono nati. Ma per favore, chiamiamolo sostegno, e non adozione».
Due lettere parallele
Ecco, forse, su questo aspetto non propriamente lessicale si fonda una parte delle critiche indirizzate finora ad Amore, che ha diviso, proprio come la Pomodoro e la Matone, anche il mondo associativo. «Da anni ci battiamo per evitare la confusione fra questo gesto di solidarietà e l?adozione internazionale», dice Vincenzo Curatola, presidente del coordinamento la Gabbianella, nonché portavoce del Forum nazionale del sostegno a distanza.
Per mettere in chiaro questo e altri passaggi ?critici? dello show, la Gabbianella ha promosso una lettera da inviare al direttore generale della Rai, Alfredo Meocci. Obiettivo: ricalibrare la rotta, «per far sì che la scelta di sostenere una persona a distanza, sia questa un bambino o un adulto, sia un atto consapevole e non solo emotivo», spiega Curatola. «E soprattutto perché l?aiuto non produca altre discriminazioni ma sia un?azione concreta di politica sociale. E invece Amore continua a mettere l?accento sul rapporto personalistico bambino-sponsor, quasi che la realtà socio-economica in cui si interviene non esistesse».
Anche ad ActionAid International Italia, che è tra le 15 associazioni partner del programma ma anche membro fondatore del Forum Sad, è stata sottoposta la lettera per Meocci. «Stiamo ancora valutando se firmarla», dice il responsabile della comunicazione, Daniele Scaglione. «Anche perché, pochi giorni fa, insieme alle altre associazioni coinvolte nello show abbiamo già inviato al Segretariato sociale una nostra comunicazione interna ». Dove, insieme all?apprezzamento per la carica innovativa della trasmissione, si trovano rilievi analoghi a quelli fatti dalle organizzazioni del Forum Sad e della Gabbianella: una richiesta di cautela per evitare equivoci verso l?adozione internazionale, un controllo verso l?eccessiva spettacolarizzazione dell?aspetto emotivo e verso il rischio di ridurre il sostegno a distanza solo al rapporto fra benefattore e bambino ?adottato?.
«Da un lato siamo molto soddisfatti: se vai a parlare di sostegno a distanza in prima serata, al sabato sera, apri un campo nuovo e straordinario per la comunicazione sociale», puntualizza Scaglione. «Dall?altro è chiaro che in una macchina così complessa, che non è documentario né reportage giornalistico, ma un mix di intrattenimento e contenuti impegnati, c?è un problema di completezza dell?informazione. Collaboriamo giornalmente con gli autori del programma per far sì che migliori e non crei equivoci». «È la prima volta che la televisione dedica tanta attenzione, in termini di tempo e di visibilità, a un tema come l?adozione a distanza», aggiunge Anna Bonaldi, responsabile dell?ufficio comunicazione e promozione di Sos Italia – Villaggi dei bambini. E aggiunge: «Certo, il mezzo non favorisce l?approfondimento. Ma è un inizio, e come ogni inizio ci sono cose che vanno bene e altre meno». Fra i ?contro?, la portavoce di Sos Italia mette, appunto, l?eccessivo grado emotivo e l?esclusività del rapporto fra benefattore e beneficiato.
Eppure, anche questo è un aspetto superabile. Perché se «l?emotività resta la grande molla che attiva un sostegno a distanza, insieme al rapporto uno a uno», rimarca Donatella Ceralli, del Ciai, «è solo un primo passo. Poi sta alle associazioni riportare questa spinta emotiva all?interno di un quadro di informazione sulla situazione-paese e di comprensione del progetto d?intervento».
Record di conferme
Ma c?è anche l?altra campana, che mette in luce il rischio, o il timore, di una discriminazione. «È capitato che alcune organizzazioni si siano viste chiudere dei sostegni, da parte dei loro sponsor, a vantaggio di una delle 15 promosse dalla trasmissione », racconta Corrado Oppedisano, l?altro portavoce del Forum Sad.
«Più che creare disparità, direi che Amore ha incrementato il successo delle associazioni non coinvolte direttamente nel programma», ribatte Benedetta De Mattei, del Segretariato sociale Rai. «Siamo complessivamente arrivati a 89mila promesse di adozione a distanza, con una media, almeno nelle prime quattro puntate, di 20mila per serata. Questa trasmissione è nata come una sfida, e direi che è già stata vinta». In effetti, l?indice di ?redemption? di queste promesse, cioè la conferma di voler effettivamente diventare sostenitore, risulta molto più alto della media: dal 60 fino a circa l?80%.
Che sia per effetto dell?emotività o del carisma della conduttrice, dunque, gli spettatori di Amore partono molto più motivati di altri. E se qualche ?carramba? resta, con la sorpresa dell?incontro in studio tra sponsor e beneficiato, questo si mantiene nel rispetto dei minori. «Nessun bambino beneficiato con un sostegno è stato portato in trasmissione», dice Francesca Mineo, di AiBi. «Era una condizione ?sine qua non? messa tra le Linee guida della partnership tra il Segretariato sociale e i 15 enti. In studio c?è andato solo chi era già maggiorenne, oppure i figli di sostenitori italiani, che comunque hanno dato una liberatoria». Strapotere della Fattoria Amore «non è una coproduzione», puntualizza la Mineo. «Non possiamo incidere sulle scelte artistiche degli autori. Tra l?altro, non abbiamo nemmeno tutta questa visibilità: nessun presidente è mai andato a parlare in trasmissione, e veniamo citati quasi sempre in modo globale ». Sulla stessa lunghezza d?onda anche Villaggi Sos, che ha visto incrementare del 30% i suoi contatti a prescindere dalle promesse di adozione inviate dalla Rai, e Save the Children, che riconferma come sia «alta la percentuale di persone che, ricontattate, si impegnano a sottoscrivere il sostegno a distanza».
«Per noi la vittoria è questa: aver aperto un filone che era completamente chiuso, e di cui ora si sta parlando tantissimo, su giornali, tv e radio», commenta una delle autrici del programma, Alessandra Bisegna. «Le critiche non ci spaventano: è chiaro che Amore non potrà mai essere una trasmissione di approfondimento, perché è un varietà del sabato sera. In ogni puntata Raffaella ripete che c?è una partnership con 15 associazioni scelte dal Segretariato sociale, che fanno parte di un panorama più vasto, perciò mi sembra che ci sia una ricaduta positiva verso tutto il settore. Sapevamo di fare una cosa coraggiosa, e per noi ogni nuova promessa d?adozione è una vittoria, visto che arriva per aiutare un bambino. E se gli ascolti diminuiscono perché alcuni spettatori preferiscono un reality come la Fattoria, beh, ce ne faremo una ragione».
(ha collaborato Emanuela Citterio)
Info e approfondimenti:
www.segretariatosociale.rai.it
www.amore.rai.it
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