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La politica ha aiutato la famiglia. Malissimo

Si è conclusa la lunga indagine conoscitiva sulla famiglia italiana della Commissione Affari sociali della Camera, il cui testo è stato presentato il 3 maggio...

di Maurizio Regosa

Si è conclusa la lunga indagine conoscitiva sulla famiglia italiana della Commissione Affari sociali della Camera, il cui testo è stato presentato il 3 maggio. Il professor Pierpaolo Donati, sociologo, direttore dell?Osservatorio nazionale sulla famiglia osserva: «La famiglia in Italia è stata oggetto di numerose iniziative, che però non hanno funzionato. La politica si focalizzi su donne e giovani».

L?Indagine conoscitiva sulle condizioni sociali delle famiglie in Italia, voluta dalla Commissione Affari sociali della Camera e presentata a Roma giovedì 3 maggio, è occasione per qualche considerazione.

La prima. Non è (del tutto) vero che negli ultimi anni siano mancate politiche di sostegno alla famiglia: come dimostra la prima parte dell?Indagine, attraverso un resoconto analitico dei provvedimenti adottati nelle ultime tre legislature, la famiglia è stata oggetto di numerose iniziative. Che però non hanno funzionato, non sono state efficaci. O perché poco coerenti fra loro o troppo frammentate (e magari con risorse troppo risicate) o perché bloccate dalla Corte Costituzionale con sentenze espresse sulla base della convinzione che iniziative del governo centrale su temi di competenza regionale o comunale invadessero gli altrui territori. «È un dato che salta agli occhi», conferma il professor Pierpaolo Donati, intervenuto alla presentazione dell?Indagine: «La riforma del Titolo V della Costituzione ha introdotto il principio di sussidiarietà che però non ha funzionato nei confronti delle famiglie. Ha prevalso nella Corte una interpretazione difensiva della sussidiarietà, la quale però ha anche un aspetto promozionale: lo Stato deve creare le condizioni affinché le famiglie e gli enti locali possano perseguire i loro scopi».

Qual è allora il ruolo della politica (seconda osservazione)? È fare delle scelte, proporre gerarchie e strategie, non soltanto trovare le pur necessarie risorse (solo il 4,4% della spesa sociale è riservato alle famiglie, una delle percentuali più basse in Europa). Bene dunque se si procede individuando i fenomeni e le trasformazioni (come si fa nella seconda parte dell?Indagine). È proprio qui che si fanno scoperte interessanti, e cioè che – dentro la grande ?questione familiare?- si celano almeno due nodi problematici egualmente importanti: la questione femminile (troppo poche le donne al lavoro, anche a causa di un mai risolto deficit di servizi) e quella giovanile (il 43,3% dei giovani tra i 25 e i 34 anni vive nella famiglia d?origine). «Non vi è dubbio che siano questioni rilevanti», commenta Donati, «ma non basta elencare i problemi. Andrebbe creata una gerarchia delle priorità. Al primo posto metterei la famiglia giovane che andrebbe sostenuta in modo nuovo, superando una logica riparatoria e partendo invece dal presupposto che la famiglia è una risorsa da valorizzare».

Individuate le priorità, sarà necessario dare il via a un piano complessivo anche introducendo nuovi strumenti legislativi i quali, secondo Donati, dovrebbero prevedere il monitoraggio: «Anche nell?ambito della famiglia è bene partire dalle buone pratiche e prevedere verifiche per mettere a punto eventuali correttivi».


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