Non profit

L’europa, antitesi al pensiero unico. Per questo la Turchia è già con noi

Nel Continente sta per scattare la trappola dell’identità, quel stramaledetto crampo che ti prende al ventre e neutralizza il cervello. Che fare?...

di Fabio Pipinato

Malatya. Turchia. Massacrati perché stampavano Bibbie. Cosa c?entra con l?Europa? Tutto!

Nel Continente sta per scattare la trappola dell?identità, quel stramaledetto crampo che ti prende al ventre e neutralizza il cervello. Che fare? Preservare la diversità, tutelare l?identità, studiare la Bibbia, scoprire chi siamo. Stimolare la curiosità.

Umberto Eco ci ricorda il ruolo che ha avuto l?Antico Testamento nello sviluppo della civiltà europea ed invita i giovani a conoscere non solo Catullo ma anche Geremia, non fermarsi a Priamo ma conoscere Salomone.

Siamo tutti cristiani! Anche coloro che ricercano, talvolta con altrettante sofisticate elucubrazioni, la ragione d?esser ateo, agnostico, con i distinguo sulla Chiesa e su Dio, sono nati all?ombra di un campanile, sacramentati, imbevuti d?arte rinascimentale e d?umanesimo che le nostre chiese e piazze rappresentano. Ma non siamo solo cristiani. Abitiamo uno dei moltissimi crocevia della storia. Il nostro Mezzogiorno è costellato da rovine greche e romane, cattedrali cristiane, sinagoghe e reperti pre-europei. Persino minareti. Siamo animali pluriculturali. A Civitas saremo tutto ciò. Saremo Europa.

Ciò che ci rende realmente europei non è quindi solo la poliedrica diversità culturale, le capitali che vomitano arte (in Italia persino i borghi), ma il puzzle di minoranze che abitano la frastagliata penisola occidentale di Eurasia. In un giorno di viaggio in auto mostri il passaporto dieci volte. Anche dopo Schenghen. Nelle nostre coste attraccano navi da tutto il pianeta. Una terra fertile perché biodiversa. Sa resistere al pensiero unico perché ne offre un?infinità d?altri.

Vogliamo sì o no parlare di Turchia? Paura? In realtà stavamo già parlando di Turchia. La politica arriva in ritardo quando l?economia ha già deciso. Ankara è già nell?Europa dei popoli. La classe di mia figlia è gemellata con una classe di Herrsching – Germania. Durante gli scambi annuali mi sarei aspettato di ospitare a casa due bambine della Mitteleuropa e ho due bellissime bimbe turche che, naturalmente, parlano tre lingue. Guardano Mtv. Della loro nazionalità me ne sono accorto dopo tre giorni d?insistenza a volerci aiutare nei lavori domestici.

Diritti umani? Certo. Dovremmo chiederne il rispetto, aiutarli ad aprire lo scrigno della propria storia, fare i conti con il proprio passato. Genocidio degli armeni incluso. È un po? antipatico, lo confesso, ma è nostro dovere. Altri popoli ci hanno aiutato ad aprire lo scrigno dei nostri errori ed orrori e se li escludiamo dall?unico parlamento regionale al mondo eletto direttamente dal popolo, non facilitiamo il processo.

Una giovane Europa deve rispondere ad ogni naturale tentativo di chiusura e di ostilità, tipico del branco ferito, con nuove aperture che sappiano includere e andare oltre gli Urali. Ha l?occasione storica d?esser cerniera, terza parte nel conflitto globale.

Un?Europa che ha bisogno della sua ?civitas? perché la cooperazione popolare, quella vera, è fatta di partenariati territoriali, joint ventures d?imprenditori responsabili, finanza solidale e commercio equo, promozione dell?arte, tv digitali e internet solidale. Insomma, dialogo continuo con i territori di confine. Dalla Transnistria alla Cecenia, dalla Serbia alla Turchia, da Israele a Cipro. Un?Europa che sappia mettere fine al riarmo.

Con l?Est possiamo iniziare a condividere tutto e in prospettiva anche le istituzioni. Con chi abbiamo fondato il sogno, Francia ed Olanda, dobbiamo ristabilire un patto per ridisegnare assieme la Magna Carta superando l?antipolitica, la paura del futuro complesso. Esiste una società civile che vuole guardare avanti, e chiede un orizzonte.

Quale Europa? Tra Euforia e Eufobia
E' la conferenza internazionale organizzata da World Social Agenda e Unimondo a Civitas venerdì 4 maggio, 20.30
www.worldsocialagenda.org


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA