Famiglia
Undici idee per cambiare le patrie galere
Salvatore Rigione lancia lappello Dodici proposte per rilanciare il trattamento penitenziario
Questa settimana pubblichiamo l?appello ?Dodici proposte per rilanciare il trattamento penitenziario? lanciato da Salvatore Rigione, educatore della casa circondariale di Pisa. L?appello, trasmesso via Internet nel sito www. sociol.unimi.it/cayenna/, è stato già firmato da 207 persone fra operatori sociali, penitenziari, psicologi, docenti universitari, obiettori di coscienza, presidenti di associazioni e comunità, amministratori locali. Dopo gli annunci a effetto da parte dei politici dell?era Prodi e quelli più ancora rumorosi del governo D?Alema, governi dai quali ci si aspettava un vero cambiamento (anche) sul fronte delle carceri, ancora una volta è cambiato tutto per non cambiare niente. Detenuti malati di Aids senza diritto alla cura, maltrattamenti, leggi non applicate, permessi negati, magistrati di sorveglianza latitanti sono ancora la realtà carceraria. Iniziamo il nuovo anno con le migliori intenzioni, nella speranza che nel ?99 qualcosa cambi davvero. Per le adesioni potete rivolgervi al sito di Cayenna o telefonare a Rigione allo 0584/384887, fax 050/ 500448.
Se pensi che valga la pena di tentare strade nuove per cambiare il carcere, mandaci la tua adesione perché venga inoltrata alle commissioni Giustizia e ai comitati sulle carceri di Camera e Senato. Chiediamo:
1. Un processo di decarcerizzazione per fronteggiare il sovraffollamento e limitare il ricorso alla pena detentiva solo per i reati più gravi.
2. Che non siano istituiti ruoli direttivi per la polizia penitenziaria all?interno dell?amministrazione penitenziaria perché pregiudicherebbe il lavoro degli educatori e favorirebbe un ritorno al carcere punitivo.
3. Una ridefinizione della pianta organica del personale di amministrazione penitenziaria, che è totalmente inidonea. A fronte di 50 mila detenuti presenti e di oltre 100 mila ingressi annui e 40 mila unità di polizia penitenziaria, ci sono solo 1090 educatori. Occorrerebbe riequilibrare il rapporto e portare il numero degli educatori a 4800. Stesso discorso va fatto per gli assistenti sociali, 732 in tutto, che devono seguire 20 mila detenuti all?esterno del carcere e circa 27mila condannati definitivi.
4. Che venga ridisegnato il profilo professionale dell?educatore penitenziario, prevedendone anche la dipendenza da enti locali e non più dall?amministrazione penitenziaria. Ciò favorirebbe garantismo e democrazia e fornirebbe agli educatori e assistenti un margine di autonomia da pressioni da parte delle forze di polizia penitenziaria.
5. Raddoppiamento del budget per la formazione del personale civile e di polizia per favorire diversi atteggiamenti da quelli indicati negli ultimi tre rapporti al governo italiano del comitato del Consiglio d?Europa per la prevenzione della tortura e istituzione della figura del difensore civico dei detenuti.
6. Far fronte alla carenza di criminologi e psicologi, e come per gli educatori, selezionarli dalle liste degli enti locali per garantire che i loro interventi siano effettivamente un servizio alla persona e alla comunità che, in questo modo, parteciperebbe alle problematiche sociali (e penitenziarie) del territorio.
7. Per tutte queste figure professionali (assistenti, educatori, esperti), così sottoposte a stress, e disagi mentali, e situazioni problematiche, andrebbe previsto uno status giuridico di ?lavoro usurante?.
8. L?impiego di obiettori di coscienza per fornire assistenza agli staff presenti all?interno delle carceri (assistenti, psicologi, educatori). Non inciderebbero sul budget e favorirebbero il cambiamento degli istituti di pena.
9. Chiediamo anche che venga dato maggior rilievo e spazio istituzionale al volontariato, ampliando gli angusti confini operativi a esso riservati con una previsione normativa più coerente con l?articolo 27 della Costituzione.
10. Dare concreta attuazione al principio delle celle aperte, rilanciate dal direttore generale degli istituti di pena, Alessandro Margara, con una recente circolare sul trattamento penitenziario. Il comitato parlamentare potrebbe proporre l?inserimento di una norma precisa nell?ordinamento penitenziario che stabilisca in forma tassativa la quantità delle ore in cui le celle debbano rimanere aperte. Oggi la media attuale oscilla, a dispregio della Costituzione, fra le quattro e le sette ore. Nuovi spazi di socialità potrebbero essere utilizzati con maggior proficuo da volontari, obiettori e operatori di comunità esterne.
11. Infine una nuova gestione dei detenuti per reati associativi, i quali dovrebbero essere affidati a istituti ristretti.
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