Non profit

Esame di coscienza per i volontari

Riflessioni sulla Conferenza nazionale del Volontariato

di Riccardo Bonacina

Permettetemi un momento di riflessione generale sulla Conferenza nazionale del volontariato di Foligno. Partiamo dall?inizio, anzi no, partiamo dalla fine, dall?intervento di D?Alema: lucido, lungo ma non noioso, un discorso che tra l?altro ci ha detto: siate esigenti, siate garanti della salute morale pubblica, ci chiedeva, «noi non vogliamo amici del Governo, ma faremo di tutto perché voi ci amiate». Il discorso di D?Alema è stato brillante, anche se a tratti a riascoltarlo, un poco inquietante. La frase «noi non vogliamo amici del Governo, ma faremo di tutto perché voi ci amiate» può suonare come un «allora ci siamo intesi: io do questo a voi, cioè i soldi (delle Fondazioni), i vostri bei centri di potere (i Centri di Servizio per il Volontariato), e voi fate in modo di non rompermi troppo le scatole e controllate il Movimento, affinché ci aiuti a colmare le lacune del pubblico e ci aiuti a riformare il welfare come lo abbiamo di già in testa, io vi do le vostre belle tavole di consultazione o concertazione, ma dove, tanto per intenderci, è già stato tutto deciso: allora sì che ci vorremmo tutti veramente bene». Inquietante anche perché davanti a lui i giovani che si sono succeduti nell?esporre le sintesi dei diversi gruppi di lavoro della Conferenza e anche del giovane oratore, presidente del Movi, che ha letto la sintesi finale dell?incontro, o dei giovani che hanno coordinato i gruppi di lavoro durante il secondo giorno della Conferenza erano finti giovani. Del giovane avevano solo l?apparenza, degli adulti possedevano e declinavano la retorica del potere. Gli altri che hanno condotto giovani non lo erano neppure e della gestione del potere avevano fin troppa esperienza. Ma perché vedere tutto così negativamente? Come se non si potesse più credere a quello che abbiamo sentito? Perché insistere con queste dietrologie? Spiace, spiace veramente, ma non si può. Non si può perché in realtà chi deve assumersi le responsabilità di tali piani non è D?Alema, ma la classe dirigente del Volontariato. Negli ultimi anni si è parlato spesso al proposito del ruolo politico del Volontariato, ma dove sono rimaste le proposte politiche del Volontariato? Le proposte di una sana opinione pubblica che il Volontariato e il Terzo Settore in generale avrebbero ancora la possibilità di organizzare? E di cui l?Italia avrebbe così tanto bisogno, un bisogno che sanguina? Invece nella sintesi ci si è limitati a chiedere soldi, tavoli di consultazione per far parte della concertazione, e infine, paradosso fra i paradossi, si è chiesto alla classe politica di rivedere la 266, Legge Quadro sul Volontariato, perché non si nascondano dietro il Volontariato attività di tipo commerciale. Un vero paradosso: abbiamo chiesto a una classe politica che ancora deve scontare il purgatorio di Mani pulite una garanzia di incorruttibilità interna. Ma si può? Al proposito, ancora, è stata Livia Turco nel suo intervento iniziale a mettere la cose in chiaro dicendo che il rapporto fra le Istituzioni e il Volontariato non può ridursi alla stipula di convenzioni per la gestione dei servizi, ma deve essere rivolto al riconoscimento della sua peculiare soggettività politica, e e ci ha ammonito (su ?Vita? e su ?L?Unità?) sul fatto che le richieste non possono ridursi al lato economico e che la salvaguardia morale del Movimento se la deve conquistare Il Volontariato al suo interno. Nessuna legge, speriamo, legifererà direttamente sull?etica del Volontariato: sarebbe come dichiarare bancarotta morale. Siamo noi a dover controllare le Istituzioni, se abbiamo qualcosa da dire lo dobbiamo dire a pieni polmoni, non solo fra i numeri di una statistica o dei bilanci a sottovoce. E invece, tutte le proposte erano di ordine economico (le Fondazioni, il Fondo sociale) e di riassetto di potere (un?agenzia per l?informazione, i momenti di consultazione). No. Dovevamo investirci del nostro ruolo politico e dialogare con le Istituzioni per dire cosa ne pensavamo noi Volontari dell?attualità. Cosa ha detto il Volontariato sul caso Ocalan? Sul finanziamento pubblico ai partiti? Sull?immigrazione clandestina? Sul welfare? Sulle riforme? Perché non abbiamo parlato di scuola pubblica o privata? Ci ritroviamo d?accordo fra noi solo quando dobbiamo chiedere dei soldi? Se è così, la Conferenza ha sancito la fine del ruolo politico del Volontariato come ne abbiamo discusso in tutti questi ultimi anni, a favore di un ruolo politico tout-court: niente di male, solo deludente. Perché non abbiamo parlato di scuola pubblica o privata, vi chiedo? Il Volontariato ha due assi portanti di attività: la sanità e la cultura. Per quanto la sanità le tante associazioni di Volontariato (Anpas, Misericordie, Associazione per i diritti del malato, Lila, ecc..) vivono già in un mondo dove le cliniche private esistono; con esse ci si lavora, lo Stato accredita loro le possibilità di lavorare. Perché accettiamo che il privato entri nel dialogo sociale quando questo significa concedere al privato di gestire la vita e la morte, la salute fisica di tutti noi, e invece non concediamo con il medesimo spirito che il privato entri nel mondo dell?educazione? Perché privato vuol dire cattolico? E allora? Non ci siamo sciacquati la bocca mille volte durante la conferenza dicendo che non c?erano più steccati ideologici? Tutti più buoni, tutti più coglioni? Certo, a pizzichi e bocconi qualcosa è stato detto durante i gruppi di lavoro, ma se non tutto, molto era già stato deciso sin dall?inizio, e le proposte finali sono alla resa dei conti deboli, politicamente deboli, nascoste dietro un facile buonismo retorico verso il nostro prossimo. Riccardo Bagnato, Anpas (Modena) Risponde R. Bonacina: Caro Riccardo, grazie, davvero grazie, per la sua riflessione che credo davvero utile ai tanti che ci leggono, anche tra i responsabili del volontariato. Tante domande cui sarà necessario dare una risposta smettendo di coprire con la retorica la fame di soldi e di potere. La sua lettera vale dieci reportage. A proposito, ci scusi dei tagli che siamo stati costretti a fare. Ma la sintesi delle sue riflessioni che qui proponiamo ci sembra già molto pregnante.


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