Sostenibilità

La bioplastica italiana premiata dalla Ue

Coldiretti: può sostituire 100 miliardi di buste della spesa che inquinano per due secoli

di Redazione

Il premio inventore europeo dell’anno e’ stato assegnato per la progettazione e la realizzazione italiana delle prime nuove bioplastiche da fonti rinnovabili di origine agricola, che potrebbero evitare nell’Unione Europea la dispersione nell’ambiente ogni anno di un milione di tonnellate di plastica, ridurre di 1,4 milioni di tonnellate le emissioni di anidride carbonica e risparmiare 700mila tonnellate di petrolio, solo sostituendo i normali sacchetti della spesa in plastica. E’ quanto sottolinea la Coldiretti nel commentare l’assegnazione del premio istituito congiuntamente dalla Commissione Ue e dall’Ufficio Europeo dei Brevetti a Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, con cui l’organizzazione degli imprenditori agricoli sta attivamente collaborando. L’innovazione -spiega la Coldiretti- riguarda la progettazione di una serie di brevetti depositati, sviluppati negli anni 1992-2001 per materiali in grado di utilizzare componenti vegetali come gli amidi, preservandone la struttura chimica generata dalla fotosintesi clorofilliana. E l’Italia, con l’accordo raggiunto tra Coldiretti e Novamont sulla prima bioraffineria made in Italy dispone di una realta’ unica al mondo nel suo genere, che apre a nuove applicazioni nel campo degli intermedi chimici con l’utilizzazione di amido di mais e oli vegetali grazie a un nuovo insediamento produttivo localizzato a Terni. In prospettiva grazie alla nuova tecnologia, con materiali biodegradabili di origine agricola comunitaria coltivati su una superficie di meno di 3 milioni di ettari a granoturco e girasole, appena l’1,5 per cento della superficie coltivata nell’Unione a 27 Paesi, e’ possibile – sottolinea la Coldiretti – sostituire i circa 100 miliardi di sacchetti di plastica che si consumano ogni anno in Europa e che sono in maggioranza importati da paesi asiatici come la Cina, Tailandia e Malesia.

Per decomporre i sacchetti di plastica tradizionali occorrono almeno 200 anni con un effetto inquinante sull’ambiente che – continua la Coldiretti – si aggiunge alla emissione di gas ad effetto serra destinato ad influenzare negativamente il clima e al consumo di combustibile di origine fossile. Mezzo chilo di mais e un chilo di olio di girasole sono sufficienti per produrre circa 100 bustine di bioplastica non inquinante (bio shopper) con un effetto ambientale che giustifica l’attuale differenza di costo di pochi centesimi e che tende progressivamente a ridursi (8 centesimi per il sacchetto biodegradabile rispetto ai 5 di quello in plastica tradizionale). In Italia si consuma oltre un quarto del totale dei sacchetti di plastica dell’Unione Europea e per questo la Coldiretti ha avviato con la Novamont un progetto di filiera con il coinvolgimento dell’industria e della distribuzione commerciale per lo sviluppo delle bioplastiche ottenute dalle coltivazioni nazionali, al fine di sostituire totalmente i sacchetti inquinanti entro il 2010.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA