Formazione

Mamma coraggio

Vive in equilibrio mirabile tra teatro, famiglia e impegno sociale. è simpatica, ironica, piena di sentimento. Intervista a Lella Costa

di Ettore Colombo

Lella Costa è la persona più facile e insieme la più difficile, da raggiungere. Perché fa l?attrice? Perché è una donna famosa? Perché è una persona, professionalmente e civilmente, impegnata? No, soltanto e semplicemente perché fa la mamma. Mestiere arduo, il suo. Quello della madre, s?intende. Ché quello dell?attrice le riesce benissimo, da molti anni, addirittura facendo ridere. Mica facile, riuscire a far ridere la gente, a questo mondo. Mica facile fare la mamma, al giorno d?oggi. Lella, che per l?anagrafe è Gabriella, ha tre figlie, Arianna, Viola e Nina, e un marito, Andrea. Sul compagno di una vita – «così diverso da me, meglio così, che fa l?architetto, pensa te?» – preferisce non raccontare troppo, tenersi la loro storia per sé. Invece delle figlie parla volentieri. ?Alla Lella Costa?, si dice. Cioè, far ridere e riflettere assieme. Persino sul perché fare figli oggi? Vedi, ricordo una roba che ho scritto per un mio spettacolo, qualche anno fa. Era uno spettacolo che parlava di guerra (Stanca di guerra, edito da Feltrinelli come tutti i libri di Lella Costa: tra questi ricordiamo almeno La daga nel loden e Precise parole, ndr), in tutte le sue accezioni, compresa quella del conflitto madre-figlia. E a proposito della difficoltà, quasi paralizzante, del mettere al mondo i figli oggi dicevo: «forse la cosa migliore sarebbe affrontare il neonato direttamente, con franchezza, all?americana. Dirgli: Salve, io sono tua madre. Mi pare corretto e doveroso informarti che secondo una scuola di pensiero contemporanea, molto diffusa e attendibile, il mio ruolo nella tua vita è destinato a essere centrale e devastante. Puoi tranquillamente attribuire a me la colpa del 90 per cento circa di tutti i tuoi guai, problemi, frustrazioni, sfighe e catastrofi. Per il restante 10 per cento prenditela con Maastricht». E con la globalizzazione, si può aggiungere oggi? Beh, sai cosa penso e voglio ribadire? Che non c?è niente di più bello al mondo che far figli e farne tanti! Sì, Lella Costa ci riesce davvero benissimo, a farti ridere e a farti pensare insieme. L?unica cosa sulla quale Lella Costa non si sente davvero di far ridere, ma solo di far pensare, sono le ingiustizie. E quando la sua voce lancia l?appello video pro Emergency è una voce che fa accapponare la pelle: «Sono oltre 110 milioni le mine disseminate in circa 70 Paesi, e ogni 20 minuti fanno una nuova vittima», racconta. Per lei Gino Strada, il medico chirurgo oggi di nuovo in Afghanistan, è prima di tutto un?amica fedele e solida, spesso preoccupata per la sua salute, perché «si strapazza troppo». Lella Costa quest?inverno porterà in tournee nelle sale un testo tratto dalla ?Signora delle camelie? di Dumas: si chiamerà ?La Traviata?, la commedia, proprio come l?opera lirica di Verdi, avrà la regia di Gabriele Vacis e racconterà storie di vita, soprusi e dolori ?visti dalla parte delle donne?. Insomma, Lella, tu sei un?attrice ?impegnata?, non si scappa. Ma perché? E che cos?è l?impegno? A dire la verità, il mio mestiere è quello della soubrette? Al di là degli scherzi, quello cui punto è mettere in relazione due entità ugualmente viventi, il palcoscenico e il pubblico. Walter Benjamin, un filosofo, diceva che «viviamo in un?epoca in cui tutto è tecnicamente riproducibile». Beh, secondo me si sbagliava. Quello che accade sul palcoscenico, in quel momento, davanti al pubblico, è un evento unico, magico, irripetibile. E io credo che il pubblico vada ?divertito? nel senso etimologico della parola, che viene dal latino, ?divertere?, portare altrove. E soprattutto incantato. Ecco, io ci credo molto in questa storia che ho studiato ai tempi dell?università, questa storia dell?incantamento. Incantare, divertire, affabulare, è il mio compito. Ma non posso volerlo e farlo senza tradire l?etica e la poetica che questa scelta comporta. Per me la politica non è militanza, o non solo. O non necessariamente. Per me tutto è politica, anche parlare di Otello e di Jago, come faccio nell?ultimo spettacolo che ho portato in tournee, Precise parole, regia di Gabriele Vacis. Poi certo, ho rinunciato a seguire percorsi facili, scontati, che avrebbero garantito il mio successo, quello raggiunto con la televisione, grazie alla Tv delle ragazze e a molti altri programmi. Alcune mie colleghe hanno fatto questa scelta, conservativa, diciamo così. Le rispetto, ma io ho preferito battere altre strade, sperimentare nuove forme, linguaggi, modalità di espressione. Non sempre è stato facile e non dappertutto: per molti dovevo restare ?quella della comicità femminile?. Beh, mi sono ribellata. Ed è andata bene. Oggi giro i teatri di tutt?Italia, i giovani vengono a vedere i miei spettacoli, io ho scelto testi e spettacoli meno comici e più ostici, ma ce l?ho fatta comunque. E’ vero, sei una che ?ce l?ha fatta?. Ma da qualche parte devi essere pure partita? Da dove, Lella? Guarda, è una cosa davvero curiosa, questa. Frequentavo l?università ai tempi della contestazione, del 68 e dintorni, per capirci, e andavano molto forte, allora, i corsi di psicoterapia alternativa. Ci andavamo da studenti, ma tutti, a turno, ci dovevamo fingere pazienti: una volta mi fanno fare, per puro caso, la parte di una ragazza schizofrenica che degli improvvisati dottori interrogavano. A me la parte piacque subito moltissimo. E anche agli altri. Da allora, facevo sempre e solo quella. Dopo un po? ho capito che magari era il caso di mettersi a studiare seriamente la materia ?teatro?. E così, subito dopo gli studi, vale a dire l?università (facoltà di Lettere, che ho voluto finire a tutti i costi), ho fatto e mi sono diplomata all?Accademia dei Filodrammatici con tanto di medaglia d?oro. Ma non credo di aver mai fatto o di essere un?attrice in senso stretto: quello che mi affascina, nel teatro, è la drammaturgia teatrale e la scrittura, strumento fondamentale, per me. Esco ed entro, dal palcoscenico e, più che ?interpretare? un testo, mi ci immedesimo, come farebbe il mio maestro, Dario Fo. Gioco con le situazioni, con i personaggi e persino con gli spettatori, tutte cose impossibili da compiersi nel teatro tradizionale. Ecco, per me il teatro è tutte queste cose assieme, è, come ti dicevo, relazione simbiotica tra pubblico vivente e spettacolo vivente, una cosa unica. E tutte quelle distinzioni ipocrite che si fanno tra teatro tragico e teatro comico, a cosa servono poi? Comico e tragico sono fusi assieme, sul palcoscenico come nella vita, dove si piange e si ride, no? Chiariamo una cosa: le domande le faccio io! Vorrebbe parlarmi della Costa privata, signora Lella? Con piacere, dottor Colombo. Allora, cosa posso dirti? Dunque, considera come prima cosa che detesto gli avari, gli avari di sé e delle proprie emozioni. Preferisco di gran lunga gli spreconi? Amo la vita normale e tutte le sue banalità: viaggiare, andare al cinema, mangiare al ristorante? Non sopporto i privilegi, di nessun tipo, e le ingiustizie, come avrai capito, ma spesso non sopporto nemmeno i miei colleghi? Sai quelli che nel ?dopo teatro? vanno a cena in un posto chicchissimo e si dicono: «Ah, come sei bravo! Che tempismo, su quella battuta! Che voce, che interpretazione!?» Poi, sono di sinistra, certo, ma detesto sopra ogni altra cosa ?la vipperia di sinistra?, come ho letto che la chiamava Tom Benetollo dell?Arci in una bella intervista pubblicata proprio su Vita, e detesto le raccomandazioni e i favoritismi di chi basta vada al potere una volta ed è già corrotto? Tanto per farti un esempio, ai tempi dell?Ulivo, su RaiDue diretta dal mio amico Carlo Freccero, non è andato mai in onda, nemmeno una volta sola, un mio recital. Cose che capitano, per carità? E poi, ecco, la cosa più importante per me sono il mio compagno e le mie figlie: per loro faccio chilometri e chilometri: anche quando sono a fare spettacoli lontani cerco di tornare sempre a casa. Nessun sacrificio è un vero sacrificio nei loro confronti, per quanto mi riguarda. Per me sono tutto. Ragazzeee, venite a vedere che c?è un tramonto bellissimo! Dai, correte, un tramonto non si perde! Andrea, ma che fai esci senza di me?! Aspetta un secondo, dai! No, è un?intervista ma è finita…


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