Famiglia

Adozioni/ L’amore “uguale”? è un mito da telefilm

«Sarei disposta a morire per mio figlio naturale, ma non per quello adottivo». La sua dichiarazione choc ha scatenato un vespaio, in tutto il mondo. Ma Rebecca Walker non cambia idea...

di Sara De Carli

«Che cavolo stai dicendo, Rebecca?» Direbbe così Arnold, con quel suo fare imbronciato, se si trovasse davanti Rebecca Walker. Se la sentisse dire che lei per il figlio naturale sarebbe disposta persino a morire, ma per il figlio adottivo no. E spiegare che se questo ci sembra strano è solo colpa di Arnold. Ve lo ricordate, no? Quello delle guanciotte e del «Che cavolo stai dicendo, Willis?». Se i bambini alla domanda «A chi vuoi più bene?» sono obbligati a rispondere «lo stesso» è colpa dei telefilm anni 70, che hanno presentato l?adozione come un idillio in cui i genitori vogliono bene ?lo stesso? a tutti i figli. Rebecca Walker è una scrittrice americana. Ha due figli, Tenzin e Solomon, uno naturale e uno adottato. Solomon è il figlio biologico della sua ex compagna, la cantante Me?shell Ndegéocello, che lei ha adottato quando facevano coppia fissa. Nel suo ultimo libro, Baby Love, ora la Walker ammette che per Tenzin potrebbe morire, per Solomon no. «Non ne sono orgogliosa», spiega, «ma è la verità». Apriti cielo. Negli Stati Uniti, durante il tour di presentazione del libro, i genitori adottivi si sono ribellati. Altri invece l?hanno difesa dicendo: «Ha infranto un tabù». Dopo che il Corriere della Sera ha presentato la polemica, abbiamo girato le idee della Walker ad alcuni genitori con figli naturali e figli adottati. A lei invece abbiamo chiesto di spiegarci le sue ragioni.

Vita: Lei scrive: «Non è uguale. L?amore che provi per un figlio adottivo non sarà mai intenso come quello che senti per il sangue del tuo sangue»: ce lo spiega?
Rebecca Walker: Durante la gravidanza ho avuto la percezione fortissima che le due esperienze – essere una matrigna o essere una madre – sono diverse. Non me lo aspettavo. Non avrei mai pensato che l?amore per un figlio biologico sarebbe stato così primario e irrazionale.

Vita: Questo può essere generalizzato?
Walker: No. So che esistono madri adottive che morirebbero per loro figlio. Però è generalizzabile il fatto che c?è una differenza tra i legami biologici e non biologici, tra i diversi tipi di amore. Uno non è necessariamente meglio dell?altro, o più forte, ma credo sia tempo di essere più a nostro agio nell?ammettere che non è possibile amare due persone nello stesso modo. Ogni relazione ha caratteristiche uniche. Dire che le relazioni biologiche e quelle non biologiche sono la stessa cosa significa misconoscere le peculiarità di ciascuna. Ma c?è un?altra cosa…

Vita: Quale?
Walker: Dire sempre che una mamma ?vuole lo stesso bene? a tutti i figli significa fare pressioni sui bambini, che invece potrebbero provare sentimenti diversi rispetto ai loro genitori naturali e a quelli adottivi o ai nuovi compagni dei genitori. Non è giusto pretendere che i bambini cambino i loro sentimenti e dicano di amare ?lo stesso? gli adulti che hanno vicino: è un modo per sentirci confortati nelle scelte che abbiamo fatto.

Vita: Che reazioni ha visto durante il tour? Mi riferisco ai genitori adottivi?
Walker: Molti genitori adottivi erano contrariati, ma i figli adottivi e i figli che vivono in famiglie ricostruite mi hanno ringraziato per aver infranto questo tabù e aver detto che esistono amori diversi.

Vita: Cosa risponde a questi genitori?
Walker: Che la famiglia sta cambiando: divorzi, adozioni, coppie omosessuali? abbiamo bisogno di affrontare il fatto che in una famiglia esiste un?incredibile varietà di relazioni affettive. Aprire il confronto sulla varietà delle esperienze emozionali è il solo modo per vivere bene la complessità crescente delle configurazioni famigliari. La tv degli anni 70, con La famiglia Brady e Il mio amico Arnold, ha idealizzato la famiglia adottiva e ha portato allo standard obbligato del ?voler bene uguale? a tutti i figli. Ma quelle famiglie non erano vere e cancellavano il dato biologico. All?epoca però non eravamo in grado di capire l?impatto negativo di questo modello sui bambini.


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