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Questa cura vale un Oscar

Condividere la sofferenza per riabilitare: questa la ricetta che può sostituire i letti di contenzione e la segregazione

di Cristina Giudici

Dedicato a quelli che sin dai primi giorni del ?99 aspirano alla qualità degli interventi e non solo, o non più, alla mera quantità. Anche nel campo della salute psichica. È successo così che l?Istituto italiano di medicina sociale ha per la prima volta istituito il ?Premio qualità? per il miglior progetto di assistenza psichiatrica. Si chiama ?Dalle contenzioni alle azioni con te: c?era due volte il diagnosi e cura? ed è stato realizzato dagli operatori del reparto psichiatrico dell?Ospedale civile di Mantova (vedi altro articolo nella pagina). Il progetto è iniziato nel 1990 e ha coinvolto 300 pazienti che in questi otto anni hanno imparato a dimenticare i letti di contenzione, la segregazione e l?uso (e l?abuso) dei sedativi per andare incontro alla riabilitazione e alla capacità di convivere con il proprio disagio psichico. Crescono le strutture alternative Come? Recuperando la qualità della vita. Uscendo dall?ospedale in compagnia degli operatori, mettendo in piedi con familiari infermieri e cittadini di Mantova una squadra di calcio, redigendo giornali (dodici in tutto) e un libro da titolo inequivoco: ?Quando spunta il sole??. Insomma scoprendosi improvvisamente protagonisti della propria esistenza. L?idea del bando di concorso ?Premio qualità in pschiatria? per i progetti innovativi è scaturita dall?esigenza dell?Iims (Istituto italiano di medicina sociale), da anni impegnato sul fronte dell?antipsichiatria di stampo basagliano, di valorizzare ciò che è stato fatto dal 1996, da quando cioé il ministero della Sanità ha dettato ?le linee guida per il superamento degli ospedali psichiatrici?. Se è vero che oggi, a distanza di vent?anni dall?approvazione della legge Basaglia, ci sono ancora 7000 ?lungo degenti? e 40 ospedali psichiatrici ancora aperti, è anche vero che le strutture alternative ai manicomi sono diventate una realtà molto estesa. Basta guardare i numeri: i Centri di salute mentale, (strutture diurne dove viene realizzato un programma di rabilitazione e reinserimento familiare degli ex pazienti psichiatrici) sono diventati 740. I Servizi di diagnosi e cura ospedalieri 319, i Day hospital 509, le coperative sociali 500. Ma ancora non basta Massimo Cozza, coordinatore della Consulta nazionale per la Salute Mentale e vicedirettore dell?Iims, spiega: «La vera innovazione storica di questo trend positivo è rappresentata dal capovolgimento della valutazione della malattia mentale e della persona con disturbi psichici che da oggetto rotto e non aggiustabile si è trasformato in soggetto con dei problemi da affrontare». «Prima della legge 180», continua Cozza, «le persone pericolose per sè e per gli altri venivano portate in manicomio dalle forze di pubblica sicurezza, curate e custodite per tutta la vita. I letti di contenzione e l?elettroshock erano gli unici strumenti utilizzati per combattere i loro disturbi e l?unico requisito richiesto agli infermieri era una costituzione sana e robusta. Oggi i trattamenti sono volontari tranne in alcuni casi in cui ci sono alterazioni psichiche tali da richiedere interventi terapeutici non accettati». I progressi realizzati nel campo dell?assistenza psichiatrica sono stati registrati in tutto il Paese, ma si tratta ancora di inter venti a ?macchia di leopardo?. Le strutture alternative al manicomio sono spesso frutto di volontà individuale degli operatori medici e volontari appassionati che hanno capito l?importanza di affrontare con strumenti e tempi adeguati i disturbi psichici che sono sempre più diffusi. Il 15 per cento degli italiani infatti soffre di disturbi psichiatrici di diversa natura e entità. Secondo le statistiche, ogni 10 mila abitanti, circa 20 soffrono di schizofrenia e 500 di depressione grave e sempre su 100 mila abitanti ogni anno compaiono due nuovi casi di schizofrenia e venti di depressione grave. Un disagio con cui si deve poter fare i conti, al di fuori degli ospedali, operarando sia nel campo della prevenzione che nei progetti mirati a migliorare la qualità della vita di chi soffre. Le sfide da vincere nel ?99 Se è proprio vero che è finita l?epoca in cui la follia veniva trattata come un fenomeno avulso dalla società, come qualcosa da impedire e contenere e il servizio ospedaliero era funzionale solo alla cura faramacologica dei disturbi, oggi la filosofia è cambiata; la sofferenza deve essere accompagnata nella vita di tutti i giorni da operatori qualificati che sanno unire alle terapie anche la capacità di valorizzare le risorse e le potenzialità di chi soffre. Perciò c?è ancora molto da fare per l?anno che inizia: chiudere i quaranta ospedali, liberare settemila degenti e affrontare i problemi logistici. Dal 1984, infatti, il personale è aumentato solo di mille unità, passando da 37mila a 38mila unità. Le cifre Ospedali psichiatrici aperti: 40 Degenti psichiatrici: 7000 Strutture alternative: 2059 Centri di salute mentale: 740 Servizi diagnosi e cura: 319 Day hospital: 509 Cooperative sociali: 500 Spesa per l?assistenza psichiatrica all?anno: 3500 miliardi Italiani che soffrono di disturbi pisichici gravi: 600.000


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