Welfare

Piccoli, decrepiti e isolati, ecco i 17 istituti a solidarietà zero

Le associazioni locali non cercano scuse: «Manca la cultura». E la Caritas punta il dito contro i giovani...

di Daniele Biella

17 su 206. Piccole, decrepite, sperdute in campagna. Sono le carceri italiane senza volontari. Sette di loro, oltre il 40%, si trovano in Sicilia.

Di chi sono le responsabilità? Vita l?ha chiesto ai capofila del volontariato siciliano. In molti fanno mea culpa. «La ragione principale risiede nella mancanza di una cultura della solidarietà», attacca Maurizio Artale, rappresentante regionale della Cnvg – Conferenza nazionale volontariato e giustizia, l?ente che ha firmato la terza rilevazione sul volontariato penitenziario, l?ultima con i dati scorporati istituto per istituto. «La gente ha perfino paura di entrare in carcere», aggiunge Artale. «È lo spirito del volontariato ad essere stravolto», rincara Giovanna Gioia, responsabile di Asvope – Associazione volontariato penitenziario che opera a Palermo. «Ci sono molti che creano associazioni perché vedono nel terzo settore un?occasione di guadagno ma nel carcere non entrano».

Oggi nei 26 istituti siciliani (3.712 detenuti in totale) operano 201 volontari, concentrati quasi esclusivamente nelle carceri più grandi, come l?Ucciardone o il Pagliarelli del capoluogo. L?autocritica è d?obbligo anche per Bruno Di Stefano, presidente della sezione siciliana della Seac. «Quando manca l?offerta da parte della società civile», riflette Di Stefano, «non si può addossare tutta la colpa alla durezza dei direttori, come qualcuno è tentato di fare».

La fama di duro sta stretta a Claudio Mazzeo, direttore dal 2003 della Casa circondariale di Caltagirone , uno dei sette istituti a quota zero volontari. «Sarei ben lieto di ospitarli», rivela Mazzeo, «ma l?unica figura esterna che entra da noi è una suora, altre persone che vogliano impegnarsi con continuità non se ne vedono».

«In quattro anni di reggenza non ho mai rifiutato alcun volontario», gli da eco Orazio Faramo, provveditore capo a Palermo. «Ammetto che molti istituti vanno rifatti e a volte il comportamento restrittivo dell?autorità spaventa gli operatori», continua Faramo, «ma in Sicilia il fattore principale è di stampo culturale». Per monsignor Benedetto Gesualdi, responsabile Caritas Sicilia, questo fattore ha una spiegazione: «I nostri giovani, se non hanno un guadagno, vedi servizio civile, non sono interessati al volontariato».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA