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Emergency lascia l’Afghanistan

Il personale internazionale è partito questa mattina per Dubai. L'organizzazione di Gino Strada potrebbe lasciare definitivamente il Paese

di Emanuela Citterio

Il personale internazionale di Emergency lascia l’Afghanistan. Questa mattina i 38 cooperanti espatriati dell’organizzazione di Gino Strada (30 italiani e 8 di diverse nazionalità) sono partiti per Dubai, dove resteranno qualche giorno in attesa di prendere una decisione definitiva sulle operazioni nel Paese. Gli ospedali in Afghianistan continuano a lavorare, ma solo con il personale locale.

«Non sospende le attività, l’Ong fondata da Gino Strada, che opera in Afghanistan dal 1999». A chiarirlo è PeaceReporter, la testata online legata a Emergency. «La decisione non è stata improvvisa. Ad Emergency ci pensavano da giorni, stretti nel dilemma se rimanere in condizioni di estrema difficoltà o se far evacuare, almeno temporaneamente, gli operatori internazionali».

Nei giorni scorsi, tutto il personale internazionale era stato convocato a Kabul, per porter discutere della situazione e, anche, per mettere in sicurezza gli operatori dell’ospedale di Lashkargah, il più esposto, in questi giorni, a possibili problemi di sicurezza. Nella serata di ieri la decisione, sofferta, di lasciare anche Kabul e l’Afghanistan. E questa mattina presto, erano circa le dieci locali, un aereo delle Nazioni Unite appositamente approntato, ha portato i trenta operatori italiani di Emergency e gli altri otto di varie nazionalità a Dubai, lontano da ogni possibile ulteriore rischio. Dalla sede di Emergency viene chiarito che la partenza non è definitiva e che il personale che ha lasciato l’Afghanistan si incontrerà, all’estero, con componenti il direttivo dell’organizzazione per decidere insieme, fra oggi e domani, se continuare a operare nel Paese.

Dopo l’arresto da parte dei servizi segreti afghani del dirigente dell’ospedale di Lashkar Gar Hanefi Rahmatullah, Gino Strada aveva ribadito più volte che, la sua Ong avrebbe lasciato l’Afghanistan.

«Rimangono, a prestare le necssarie cure ai pazienti nei tre ospedali e nei ventotto posti di primo soccorso e centri sanitari, tutti i membri dello staff nazionale. Ma dopo le parole del potente capo dei servizi di sicurezza afgani Amrulah Saleh, “Emergency non è in realtà una vera organizzazione umanitaria, bensì un fiancheggiatore dei terroristi e persino degli uomini di Al Qaeda”, aveva detto, le condizioni per poter rimanere non c’erano davvero più» spiega Maso Notarianni su PeaceReporter.

«Anche perché» denuncia PeaceReporter, «a quelle pesantissime parole, nessuno, né in Afghanistan, né soprattutto a Roma, aveva pensato di replicare con quel necessario sdegno che un normale governo avrebbe dopo che una istituzione del suo paese, e una istituzione del calibro di Emergency, era stata messa sotto accusa.
Come niente era stato detto, quantomeno in modo ufficiale, per l’arresto illegale di Rahmatullah Hanefi, il manager dell’ospedale di Emergency a Lashkargah, che per conto del governo italiano aveva aperto un canale con i rapitori di Daniele Mastrogiacomo ed era riuscito a far tornare a casa il giornalista italiano vivo».

«Non una parola per difendere la scelta, giudicata dallo stesso governo quella giusta e l’unica posssibile, di utilizzare Emergency per riportare a casa il giornalista italiano.
“Il Governo italiano – diceva solo ieri Emergency in un comunicato – si sente estraneo a questo insieme di calunnie, minacce e accuse mosse dall’interno di un «governo amico» a una Ong italiana riconosciuta dal Ministero degli affari esteri? Non ci sono proteste da muovere e chiarimenti da richiedere all’ambasciatore afgano in Italia?».

Sul sito di Peacereporter la lettera con cui Emergency spiega al popolo afgano le ragioni della propria scelta.

«Se in futuro le strutture di Emergency non saranno più in grado di fornire gli stessi servizi» scrive l’organizzazione fondata da Gino Strada, «sappiano i cittadini afgani che la responsabilità è interamente del loro Governo che ha gettato accuse infamanti sulla nostra organizzazione, mettendo a rischio la sicurezza dei nostri pazienti, del nostro staff afgano e internazionale. Emergency continuerà ad essere vicina alle sofferenze del popolo afgano, a quei milioni di civili innocenti che da decenni subiscono la atrocità della guerra».

Le ong in Afghanistan
Sono meno di una decina le organizzazioni non governative italiane (ong) che continuano ad operare, tra molte difficoltà, in Aghanistan. Oltre a EMERGENCY, fondata da Gino Strada, che gestisce quattro ospedali, fra i quali il centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul, e che ha attivita’ nel Sud del paese, zona dove e’ avvenuto il rapimento di Daniele Mastrogiacomo, nel paese sono presenti anche CROCE ROSSA INTERNAZIONALE, CARITAS, CESVI, INTERSOS, AISPO, GVC, ALISEI, FONDAZIONE PANGEA.

Alcuni progetti: CARITAS ITALIANA e’ attiva gia’ da molto tempo prima degli avvenimenti del settembre 2001. Dopo il programma di assistenza ai profughi afgani che avevano trovato rifugio in Pakistan negli anni ’80 e ’90, Caritas Italiana, durante il regime dei talebani, si e’ occupata della riabilitazione di due scuole secondarie per 5/600 studenti ciascuna. Dal maggio 2006, Caritas Italiana e l’associazione intercongregazionale Pro Bambini di Kabul, hanno aperto un Centro educativo per bambini con disagio mentale a Kabul. DA a marzo 2003 FONDAZIONE PANGEA Onlus opera a Kabul, dove ha attivato un circuito di microfinanza in collaborazione con alcune ong locali femminili. A fine 2005 le donne coinvolte erano oltre 251 donne, tutte con abilita’ lavorative o idee di microimpresa e con l’intenzione di ricostruire la vita loro e quella del loro nucleo familiare. – INTERSOS e’ presente in Afghanistan dall’ottobre 2001, con un sede principale a Kabul e sedi periferiche a Jalalabad, Maimana, Kandahar e Lashkar Gah e con presenza a Kabul e Maimana. Ha un ruolo attivo negli interventi legati all’acqua nelle province dove ha operato. Attivita’ di respiro nazionale nel supporto ai piu’ vulnerabili, si legge nel sito di Intersos, hanno portato l’organizzazione a sostenere e monitorare la crescita delle capacita’ del governo nell’assistenza alle categorie piu’ vulnerabili della popolazione. Grazie all’expertise nello sminamento, Intersos ha assistito, fornito consulenza e contribuito al miglioramento dell’attivita’ di uno dei principali attori di sminamento del paese.

In Afganistan dal 1999, EMERGENCY ha costruito un centro chirurgico ad Anabah, un villaggio della valle del Panshir sotto il controllo del comandante Massud, capo dell’Alleanza del Nord. Due anni dopo ha aperto un secondo Centro chirurgico nella Kabul governata dai taliban. Nel 2003 ha costruito un ospedale a Lashkar-gah, nella provincia pashtun di Helmand, un’area priva di strutture per l’assistenza chirurgica specializzata. In tutto il paese Emergency ha attivato una rete di 28 Posti di primo soccorso e Centri sanitari per garantire cure tempestive ai pazienti e il loro eventuale trasferimento in ospedale.All’attività sanitaria si è affiancato l’impegno sociale: dal 2001 Emergency è impegnata in un programma di assistenza sanitaria ai detenuti delle maggiori carceri del paese e in un programma di integrazione lavorativa rivolto alle donne della valle del Panshir. Dal 1999, in Afganistan Emergency ha curato oltre 1.551.000 persone


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